“Marea Meeting”, il digital italiano con Mosaicoon a Mondello
Si è svolto lo scorso weekend a Mondello il Marea Meeting, due giorni di seminari, tavole rotonde e incontri di approfondimento organizzati da Mosaicoon per una platea di direttori marketing e responsabili di comunicazione, social media e web di aziende italiane e internazionali.
Tra gli ospiti dell’Antico stabilimento balneare di Mondello c’erano Carlo Noseda (presidente di IAB Italia), Adama Sanneh (global shaper e program director per la Fondazione Lettera27) e David Carratt (managing director di Kennet). È intervenuto in videoconferenza Pif.
Lo spirito dell’incontro, che ha visto anche un momento informale con un bagno di mezzanotte nella baia di Mondello, era quello di creare un momento di reale condivisione tra i partecipanti per riportare nel mondo analogico contatti e relazioni che siamo abituati a coltivare soltanto online.
Se posso fornire un suggerimento non richiesto ritengo opportuno, in una ripetizione dell’evento o in un momento ad hoc, aprire o organizzare alcune sessioni aperte alla città in cui Mosaicoon opera. Sarebbe bello potere interagire anche a Palermo con persone che in genere mi capita di incontrare in altri contesti.
Sono d’accordo con Siino. Da subito ho avuto l’impressione che questa azienda si serve di un cliché – Mondello, e la particolarità di un’azienda inusuale, unica, nel posto – quando in realtà non ha niente a che vedere col posto, non è rappresentativa del territorio, non ha nessun legame professionale con aziende/clientela del posto (Sicilia). Tra l’altro Viale Venere c’entra poco con Mondello, è in campagna zona Olimpo. Tra l’altro Mondello non evoca nell’immaginario le stesse caratteristiche della Costa Smeralda, o della Costa Azzurra, ma degrado, passeggiate-trazzere polverose, aiuole spelacchiate e sudicie, incuria, spiaggia sporca, puzza, allagamenti, munnizza.
Peraltro, d quel che mi è stato riferito Mosaicon è un’azienda cresciuta grazie a un’incubatrice che ha finanziato con 600.000 euro e poi è cresciuta ulteriormente grazie all’investimento di due fondi, che attualmente sarebbero soci di maggioranza (74% tutti e due)… insomma poco Mondello, poco locale, co.co.co. , bravi a cercare soci e ottenere 3 milioni di euro di finanziamenti (in tutto), bravi davvero, ma qualsiasi giovane siciliano con un buon progetto se entra in banca a chiedere 50.000 euro di finanziamento lo buttano fuori a calci nel sedere, se non ha contati “particolari”. Quindi si tratta di un’eccezione in Sicilia, che peraltro ha poco o niente di Palermitano. Mi sembra di intuire un atteggiamento di chiusura verso la città, una RICERCA di contatti SOLO esterni e tassativamente utili alla carriera, non vedo nessun valore aggiunto per la città, tranne salari di co.co.co e sindaci e gruppo dirigente, 30 persone in tutto. Insomma se invece di essere nei pressi di via Olimpo fosse a Rotterdam non cambierebbe nulla. E forse un certo snobismo (ammatula) … in questo senso non si capisce la “predica” di Giusino, qui qualche settimana fa, quando in un suo post esortava i giovani palermitani a intraprendere, a racimolare un po’ di risparmi per farlo, facile predicare quando si hanno alle spalle fondi che mettono tre milioni, forse senza debiti, tranne le quote che hanno preso in cambio (74%).
Sul ritorno dei cervelli, se è per fare i co.co.co. a meno di 1000 euro al mese in via Olimpo…
N.B. io faccio il libero professionista tra Parigi e Costa Azzurra, in altri settori, non considero nemmeno di potere essere in conflitto con Mosaicon, le mie considerazioni sono neutrali, coerenti.
correggo refuso: se non ha CONTATTI “particolari”…
… e si sa che un giovane siciliano che vuole creare un’azienda, con un buon progetto a supporto, dalle banche lo buttano fuori se non ha contatti “particolari”, tranne eccezioni, e se l’eccezione è il contatto “particolare” è meglio.
Tranne che qualcuno non venga a provarci il contrario… ma che il contrario non sia Mosaicon che trova i partners (due fondi soci di maggioranza, a 74%) che mettono 2,4 milioni nell’azienda (oltre ai 600.000 dell’incubatrice), perché quello è il caso unico, caso più che particolare