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lunedì 23 dic
  • In Sicilia si può (fare)

    Ho letto con molta attenzione l’articolo di Ugo Parodi Giusino apparso su Rosalio.it all’inizio di settembre e con molto stupore apprendo dai commenti dei lettori che l’atteggiamento dei siciliani nei confronti del successo è sempre molto discutibile. Chi vi scrive in passato ha già postato su questo blog e posso comunque definirmi un “collega” di Ugo anche se la sua impresa Made in Sicily è di un altro ordine di grandezza rispetto alla mia. Per questo motivo vorrei correre in soccorso del messaggio lanciato dal collega per ribadire dei concetti che andrebbero assimilati dai giovani siciliani per dare alla Sicilia un destino diverso da quello prospettato dai soliti pessimisti.

    • In Sicilia si può fare impresa innovativa
      Non occorre essere privilegiati per fare impresa sul Web: bastano idee e tanto lavoro. Invece di comprare un’automobile o una moto ho investito nel dominio Annunci.net perché avevo un’idea ben precisa: volevo creare un sito di annunci gratuiti semplice da usare in concorrenza con i big del settore. Ugo ha creduto nei video online quando ancora se ne parlava pochissimo ed è stato un pioniere. Queste idee sarebbero potute nascere in qualsiasi parte del mondo, ma questa volta è stato il turno della Sicilia e sarà sempre più spesso così.
    • Innovazione non riguarda solo il Web e l’alta tecnologia
      15 anni fa un signore di Balestrate (PA) decise di testare la coltivazione del mango sul nostro territorio. All’epoca molte persone lo presero per pazzo, ma dopo poco tempo la gente si accorse che il microclima del territorio era adatto a questo tipo di piante. Oggi il territorio di Balestrate è tra i primi nel Sud Europa per coltivazioni di frutta esotica, in particolare mango. L’agricoltura è un enorme bacino occupazionale che può essere sviluppato con strategie di innovazione, ma dubito che il palermitano medio sogni di andare a zappare in campagna.
    • Serve lavorare!
      Diciamoci la verità: per avere successo occorre lavorare sodo e con profitto. Noi siciliani siamo campioni nell’evitare il lavoro e le regole. Siamo specialisti in chiacchiere e passeggio. Quindi occorre scrollarsi di dosso questa condizione dimostrando all’Italia e al mondo intero che possiamo essere molto produttivi quando ci mettiamo il cuore e la mente. Edison diceva «Genius is 1% inspiration and 99% perspiration».
    • Serve un po’ di sana competizione
      In molte parti del mondo (in particolare nei paesi anglosassoni) la competizione è molto importante: si tratta del motore che muove la società. Se conosco un tizio che ha avuto successo allora cerco di capire qual’è il fattore X che lo ha portato ad assumere quella posizione nella società cercando poi di emularlo e fare meglio. Esattamente il contrario dell’atteggiamento assunto dalla maggior parte dei commentatori del post di Ugo. Invidia, diffidenza, sospetto devono cedere il passo ad ammirazione ed emulazione.

    Pensate che siano solo parole al vento? Affacciatevi alla finestra e guardate fuori. Se vedete solo spazzatura, corrotti e mafiosi allora è il momento di cambiare atteggiamento nei confronti del futuro e vedrete che tutto questo sparirà presto.

    Ospiti
  • 4 commenti a “In Sicilia si può (fare)”

    1. Giusto. Ogni giorno mi affaccio sperando che prima o poi passino a ritirare la monnezza. Ogni tanto succede, e io mi sento felice.
      Così come mi sento felice quando, speranzoso, pago 500 euro ad un tizio e come per magia, ritrovo la moto che mi avevano rubato.
      O come quando vado al cinema sperando di ritrovare la macchina all’uscita… e la ritrovo davvero!
      C’è sempre una speranza. Non è ancora troppo tardi…

    2. Vincenzo hai pienamente ragione. L’unico mio dubbio è che non riesco a capire come spendono i soldi i giovani imprenditori siciliani.. Ieri ho conosciuto un ragazzo di 28 anni che 2 anni fa ha avviato un’attività nel campo dei prodotti per animali. Un ragazzo bergamasco semplicissimo, pieno di soldi (guadagnati in soli due anni) ma semplicissimo. A Palermo conosco 2 commercianti dello stesso settore, con negozi molto grandi e fatturati uguali o addirittura superiori a quelli del bergamasco. L’unica domanda che mi son fatto è stata “Perchè entrambi non sorridono allo stesso modo? “. Caro Vincenzo e paladini vari della Sicilia che un giorno risorgerà…apritevi 200mq di attività su strada e poi ne riparliamo. 🙂

      E non citate sempre Giusino…..troppa monotonia!

    3. Innanzitutto complimenti per la sua “impresa”.
      Noto comunque, nel suo post, alcuni ragionamenti dettati da atavismo, provinciale.
      L’invidia… questi meccanismi sono in uso solo nelle società sottosviluppate, sia per chi li mette in atto (provare invidia in questi casi) sia per chi è convinto di suscitarne (come se stesse facendo chissà cosa di straordinario).
      Io guardo solo i numeri, non le chiacchiere. E da quando scrivete questo tipo di post -a Palermo si può fare – non leggo i numeri essenziali. altrimenti per me l’attività di un salumiere o di un putiàro di frutta e verdura vale quanto la vostra ed ha pari dignità, senza bisogno di fare tutto questo sbrodolamento.
      Numeri, e prospettive.
      Le attività da lei citate sono uniche o potrebbero essere moltiplicate? penso di no, per la loro particolarità, e per carenza di clientela locale e potere d’acquisto. Mi trovo a Palermo dopo 5 mesi di assenza, piuttosto che i tre mesi abituali, e trovo la città, se possibile, ancora più degradata, fallita, tante attività che chiudono, altre che aprono con la formula dei bassissimi prezzi, discount, ed è un segnale inequivocabili… vedo in ogni negozio (persino bar e panifici) formule promozionali sintomatiche della mancanza o scarsezza di clientela e liquidità. La città è devastata (cito per tutti l’angolo viale strasburgo- via de gasperi, dove sembra di essere in una scena da post-bombardamento, e abbandono)… unico consumo sfrenato, da malati di mente, automobili e benzina, soldi che espatriano… e lei ci viene a citare tre negozi, il suo, quello di un agricoltore (che ce ne sono tanti in Sicilia, non c’è solo il suo amico, e tanti hanno gravi difficoltà economiche, causa strozzamenti vari, e perché subiscono regole perverse, oltre alla carenza di potere d’acquisto tra molti siciliani), e quello di Giusino (che ci state stancando, per non essere volgari, a citarlo in tutti i discorsi), a fronte di una situazione generale catastrofica che consente scarse prospettive, dovute a scarsa clientela, scarso potere d’acquisto. Perché per intraprendere, come dite, occorrono innanzitutto i clienti.
      Tranne, forse, per le attività “particolari” come la sua, che non subiscono la congiuntura locale, e sicuramente quella di Giusino che non ha nessun cliente siciliano, ma nazionali ed esteri.
      Pero’ non conosciamo le cifre, solo il vostro sbrodolamento. Perché interessano le cifre, il valore aggiunto per la città, e poiché parlate di ritorno dei cervelli, molto importante è sapere come sono impiegati (se sono co.co.co; o precari di ogni tipo), insomma se valete come valore aggiunto più di un panificio o un negozio di frutta e verdura che non si sbrodolano come voi fate.
      Per esempio, lei che lo cita ogni volta, evidentemente non conosce l’organigramma dell’azienda di Giusino (e soprattutto degli azionisti “di maggioranza”, Giusino ha appena il 26%), non sa come sono impiegati i collaboratori, né quanto paga l’azienda quelli che sono chiamati “cervelli di ritorno”; non sa nemmeno che probabilmente Giusino ha beneficiato di apporti finanziari “UNICI” (bravo lui a trovarseli) che nessuno degli altri giovani siciliani che vorrebbero fare gli imprenditori mai avranno, anzi, si farebbero buttare fuori a pedate dalle banche, pur avendo, probabilmente, progetti interessanti almeno quanto quello di Giusino, magari anche migliori per gli stipendi dei collaboratori.

    4. P.S. se ci sarà replica da parte sua la prendo in considerazione solo in PRESENZA DI CIFRE, fatturati, stipendi, prospettive, valore aggiunto per la città; in mancanza… è aria fritta.
      N.B. a me non potrebbe accusarmi di invidia, io faccio il libero professionista tra Parigi e la Costa azzurra, certe volte anche in altri paesi esteri; per me è come mangiare o camminare, o eccitante come quando giocavo al calcio; tutto questo sbrodolamento, imprenditori di qua imprenditori di là (soprattutto senza cifre a supporto) lo trovo puerile.

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