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  • Fare la spesa a Palermo, maschi e femmine

    Com’ è che noi maschi siamo diversi dalle femmine anche per fare la spesa? Proprio non lo capisco. La mia zita, senza fare conti in mano, senza fare liste, spende si e no dieci euro e ha mangiare per una settimana e io, con diciotto euro, accatto minchiate. Ammettiamolo, a fare la spesa siamo proprio due mondi a parte.

    Una volta ci abbiamo provato, a Palermo si intende, a fare la spesa separati e a mangiare ognuno le proprie cose senza prendere quelle dell’altro. Fatto sta che io sono rimasto a ddiuno e lei aveva ancora la dispensa piena. Mah, sarà perché la spesa l’hanno sempre fatta le donne e noi picciotti moderni e soli in una grande città ci dobbiamo ancora adattare a non avere più la mamma che fa tutto…sta di fatto che io la spesa non la so fare. Anche perché, come ormai saprete, sono troppo manciatario, e compro qualsiasi fissarìa mi passi per la testa senza guardare né scadenza, né prezzo. Ad esempio, a differenza sua, ho un vero e proprio debole per il banco frigo. Mi fermo mentre lei, fingendosi distratta, tira dritto perché sa già che mi fermerò. E io so che lei sa che mi fermerò. Ma lo faccio stesso. Appena provo a prendere qualcosa in mano scrutandone l’involucro e la brillantezza dei colori me la ritrovo dietro la spalla con faccia ferma e severa di chi se la voleva vedere tutta prima di parlare, e se ne esce con un secco «sono fruttoli». Volendo intendere con questo «li mangiavi quando eri piccolo, non avrai mica intenzione di comprarli vero? Per saziartene ne devi mangiare dieci».

    E a quanto pare è una cosa diffusa anche tra altre donne della mia famiglia quella di essere insensibili alle manciunarie. Io, quando vado al supermercato, penso per me. Giustamente, credo. Penso a comprare le cose che mi piacciono. Mia madre invece compra solo cose buone esclusivamente pensando a “se viene qualcuno”. Se viene qualcuno! Ma non è una tortura sapere di avere in casa tante liccumarie e non poterle mangiare aspettando quel fantomatico “qualcuno”? Tanto alla fine sempre il caffè gli fai! E poi magari scadono pure. Ho passato l’infanzia, complici in questo le mie sorelle (quindi a sto punto o sono anomale loro o lo sono io) a cercare per tutta la casa i nascondigli più fantasiosi dei vari cioccolatti. Niente di più facile. O erano nell’armadio della sua camera o erano impirtusati in qualche angolo, (per lei) remoto, del salotto. La stessa cosa a casa di mia nonna. Lei però li metteva dentro al mobiletto della macchina da cucire, «per i bambini». Ma quali bambini frequentassero casa sua, visto che tra noi e i miei cugini non c’è nessuno al di sotto dei vent’anni, non è dato sapere.

    Ma ora mi sto attrezzando. Quando vado a Palermo per un esame o per qualsiasi altro motivo, vado a fare la spesa e mi limito. E soprattutto cerco di comprare cose sane. E utili. Magari troppo esagerato, la verità. Mentre sempre la suddetta zita era all’università per richiedere non so più quale certificato, una volta mi sono messo in testa di fare la spesa giusta. Sono stato capace di comprarle, al posto della frutta vera, una sorta di frullato confezionato. È una cosa necessaria e sana, ho pensato. Babbeo! Tutto io me lo sono dovuto mangiare. Secondo me è vera quella cosa che fanno le confezioni con dei colori accattivanti per attirare i bambini. I bambini appunto, non chi ha passati venticinque anni (quasi trent’anni non lo voglio dire). Sto cercando, come lei, di chiedere gli affettati misurati, senza eccessi. Solo che mi pare malo. Una volta, per giustificare le sei fettine di bresaola (porzione da single, e senza picciuli), mi sono inventato una calunia. «Sa, sto partendo, e non vorrei lasciare avanzi di cibo…». Il salumiere mi guardò con un misto tra compassione e pigghiata p’u culo, della serie «se se…tirchiazzo».

    Diciamo però che mi capitava, quando abitavo stabilmente a Palermo, e mi capita tuttora che ci torno sporadicamente, di andare al supermercato anche per passarmi il tempo. Mi firrìo tutti gli scaffali in cerca di qualcosa di buono, ma butto occhi e orecchi anche a dipendenti e clienti. Perché a Palermo queste due categorie messe insieme sono capaci di elargire perle fantastiche. Nel posto in cui vado di solito, i dipendenti hanno tutti un ottimo rapporto con i clienti. E infatti non si preoccupano se mentre tu metti la roba sul nastro per pagare senti tutte cose. Fanno conversazione. Con quelli che già hanno pagato. Parlano con l’incarcata palermitana mentre passano, un per dire, un pacco di pasta. Ma non di cose normali, tipo il tempo.Proprio dei fatti loro, con gente che sta lì davanti piantonata anche per tutto il giorno. Per interi pomeriggi. Una signora in particolare, bionda ossigenata e in perenne tuta da ginnastica rosa antico, la ritrovavo sempre che raccontava con dovizia di particolari e con tono quasi distaccato e cronachistico, quasi non si trattasse di una sua parente, dei problemi di salute di sua sorella, scendendo nei particolari più intimi. Per farvi capire il livello di confidenza instaurato tra la signora e una delle cassiere basti pensare che una volta la cassiera stessa, impegnata in un’operazione difficile col pos, ha chiesto alla tipa di chiamare al microfono la collega. Lei, con fare disinvolto della serie “cà sugnu a me’ casa”, si avvicina al microfono, schiaccia il pulsante e sicura di sé esclama: «Loredana NELLA cassa!», bello forte e sentendosi pure un pochino sperta. E certo! Dove doveva mettersi Loredana, sopra la cassa? Meglio dentro…

    Ospiti
  • 13 commenti a “Fare la spesa a Palermo, maschi e femmine”

    1. Come darti torto, carissimo Vito… quale anima tanto audace saprebbe resistere ad un’accattivante “confezione” dai colori sgargianti, decorata con ambigui asterischi che richiamano frasette meno accattivanti del tipo “questo prodotto contiene conservanti artificali e coloranti per usi NON alimentari, e pertanto non dovrebbe essere mangiato…da nessuno”!

    2. Ricordo quando hai comprato l’insalata di riso pronta nelle “scatolette” perché ECONOMICA!!!!!….Hai ancora molto da imparare da noi donne!!! 🙂

    3. Caro Vito,moltissime delle chicche da te scritte penso siano familiari a tutti noi,vedi la ricerca di mangiunarie nei posti più improbabili!
      Per quanto riguarda la spesa maschi vs femmine,credo il nostro segreto sia nel concentrarci su quello di cui abbiamo realmente bisogno,questo non vuol dire che non compreremmo anche noi mangiunarie e cose varie 😀

    4. ehm…l’ insalata in scatola non la ricordavo.giuro che non la compro più 🙂

    5. Che dire… tutto, o quasi, è così paurosamente realistico e reale. Solo che… io la vivo a ruoli invertiti! E già! Da (ex, ormai da tempo) single incallito nonché presidente del comitato di autogestione di me stesso, fare la spesa non è da decenni una necessità, bensì un divertimento. Ruoli invertiti perché? Presto detto: qualcuno prima o poi dovrà spiegarmi perché quando vado a fare la spesa io (cioé sempre) il carrello contiene il necessario (la lista la compila la metà, per opportunità). Quando invece a fare la spesa – rarissimamente – è presente anche “colei”, il carrello magicamente si satura di inutilità gastronomiche. E la tasca piange! Misteri della spesa e della tecnica. Tecnica di spesa: lista prestampata alla mano sulla quale riportare i prezzi da confrontare poi alla cassa (quante volte sul cartellino è presente un importo diverso da quanto compare sul display della cassa!) rigorosamente self. Controllo delle scadenze, dei prezzi unitari (al chilo/litro) e raffronto tra prodotti simili ma di brand diversi. Beh? Che c’è di strano? Sono di Genova, o no?
      E poi, last but not least, sempre meglio fare la spesa da “protagonista” che vedere le coppie al supermercato con “lei” a districarsi tra corsie e scaffali e “lui” relegato a spingere il pesante carrello. Spesa consapevole ma spesa divertente! Massì! Una “schifezza porcheriosa” ogni tanto male non fa, quantomeno al morale.

    6. Alfonso praticamente tu e la mia ragazza siete separati alla nascita.Anche lei si accorge se il prezzo battuto alla cassa è diverso da quello dello scaffale, ma se lo ricorda a memoria!come fa??Io quando sono alla cassa o penso alla montagna di cose da studiare , alla caducità della vita, o più semplicemente alle cose buone che ho comprato e che sto andandomi a mangiare.Non mi passa manco per la testa di guardare il display!ahahah.
      ps: la lista prestampata! bedda matri

    7. …io più passa il tempo più divento un disastro!
      Non riesco piu’ a rispettare il rapporto qualità/prezzo!
      Mi compro tutto ciò che serve per fare dieta, esagero con tutti i prodotti light, tra l’altro, appunto, stracostosi e il giorno dopo scappo a comprare “ogni sorta di “schifezze” vinci ansia, schiaccia(in tutti i sensi) bilancia,anch’essi ,appunto,stracostosi essendo fissata con le novità!
      Non e’ questione di uomo o donna,e’ questione di carattere e di “periodo di vita”!
      Io penso che noi donne siamo più brave ad inventare pietanze e a creare piatti anche quando in frigo ci sono pochissime cose, a causa del “non esco manco ammazzata, ho esami, già e’ assai che mi lavo”, ma la “nutella” quella, unisce ogni distinzione di sesso, e carattere!
      Nessuno la ignora!
      Tu sei…
      Sei goloso!
      Predisposizione naturale 😉
      …stop!
      La spesa non sarà il tuo compito;
      Forse perché sei un ottimo osservatore e…il tuo cervello desidera merende cioccolatoseee!
      Bellissimo articolo!
      Mi hai fatto venire voglia di vivere a Palermo senza controlli familiari! 😊

    8. È così in tutto il mondo.

    9. @erika: stamattina mia madre ha comprato la nutella da 630 gr…che anche lei si stia convertendo? 🙂
      @vincenzo: sicuramente è così in altre parti del mondo, ma per me questa situazione, ad oggi, si concretizza solo a Palermo perchè quando sono a Trapani logicamente non sono io a fare la spesa, ma i miei.Poi, considerando che ad esempio a Milano nei grandi supermercati sempre più spesso trovi le casse fai da te(come anche all’ Ikea di Catania) dubito che qualcuno possa intrattenersi NELLA cassa con qualche dipendente 😉

    10. Caro vito questo tuo articolo interessante e divertente, la dice lunga sulla gestione della spesa condotta da noi donne, che siamo sempre più parsimoniose e concrete di voi uomini; però devi ammettere che anche noi abbiamo qualche vizietto; vogliamo parlare delle famose PATATINE o delle KINDER di Tany….ahhahahah che bei ricordi, che bei momenti !!!complimenti ancora e un abbraccio!!!!!Antonella.

    11. ciao Vito ho avuto la possibilità di leggere quasi tutti i tuoi post in questi ultimi anni e devo dire che mi divertono tanto, i tuoi dettagli sulla vita palermitana, le tue osservazioni sulla gente comune sono divertenti. E’ piacevole tornare a casa la sera (dopo una pesante giornata) e riecheggiare grazie alle tue descrizioni, avvenimenti comici vissuti a Palermo anni fa. Tutto questo solo a Palermo accade?!! Spero di poter rileggere qualcos’altro.

    12. Anna sinceramente? Si parla sempre dei Siciliani come” un blocco antropologico” unico, ma io certe velleità e coloriture le ho rilevate maggiormente a Palermo…di sicuro un modo di agire e di pensare comune tra tutti i Siciliani è innegabile, ma qui ho scoperto uno spaccato umano molto più originale 😉

    13. Vito grazie, mi hai fatto scompisciare dalle risate!!!

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