Orenove – Se tagliano gli LSU
Uno spettro si aggira per l’Italia: la legge di stabilità. Ma stamattina commento un’indiscrezione. Pare infatti che tra gli emendamenti che dovrebbero impedire il cosiddetto “assalto alla diligenza” attraverso il quale in Parlamento le lobbies tentano di guadagnare qualcosa, ci sia un comma che taglia la bella cifra di 100 milioni di euro destinati ai Lavoratori Socialmente Utili di Napoli e di Palermo. Ancora non c’è niente ma se così sarà mi preparo a un lungo periodo di arresti domiciliari. Vivo nella zona dei Quattro Canti, a Palermo, all’interno della transiberiana dei percorsi dei cortei che puntano al Municipio in piazza Pretoria che tutti qui chiamiamo, con lucida allegoria, Piazza della Vergogna, per via delle statue della grande fontana coi genitali in vista.
C’è da esser certi che, qualora l’emendamento “tagliente” dovesse passare, i precari storici di Palermo non se ne starebbero con le mani in mano (come fanno, nell’opinione di molti, quando vanno a lavorare).
Il Lavoratore Socialmente Utile è un paradigma vivente ma contraddittorio. Su di lui è stato costruito un copioso repertorio di luoghi comuni, di asprezze concettuali, di trancianti giudizi sommari ma anche di retoriche difese, di colpevoli silenzi, di significative omissioni. Tutto, insomma, e il contrario di tutto.
Tra le boutade che argute menti del largo bacino del cinismo palermitano hanno elaborato, c’è questa: vuoi trovare un lavoro? Per prima cosa devi rubare una macchina, meglio se vecchia e malandata. Ma non con l’obiettivo di trovare chi la compri sottobanco. Il trucco è che ti devi fare arrestare, non paghi l’avvocato perché scegli il gratuito patrocinio, ti fai, al massimo, due settimane di galera ed è come se avessi fatto un master perché consegui il titolo di “ex carcerato” che non è più un’infamia ma un requisito: entri in una cooperativa che poi “passa” alla pubblica amministrazione un pacchetto di braccia e di teste sulla via della redenzione. E’ una cattiveria perché le numerose migliaia di precari palermitani non sono certo tutti ex carcerati. Ma la storiella alimenta il ventre vorace dei qualunquisti viscerali, quelli che pensano che lavorano solo loro evitando, magari, di rispondere alla domanda: ma lei com’è stato assunto?
Il Lavoratore Socialmente Utile non può certo cominciare a campare quando lo diventa. E’ chiaro che prima ha “stimpuniato” che è la traduzione palermitana dal dialetto italiano “ha praticato l’arte di arrangiarsi”. Conoscevo uno che noleggiava auto di lusso per i matrimoni, un altro dispensava quarume e carcagnoli, un altro ancora mezzo braccio in nero in un’impresa edile. Insomma, una vasta tipologia. Volete che, una volta conquistato l’agognato posto a circa 800 euro al mese l’LSU abbandoni le sue vere (e faticossissime per davvero) attività? Ma quando mai. Le rende, al contrario, compatibili con lo scarso lavoro cui vengono assegnati. Perché non sono loro a scegliere. E se mandano sette persone a potare un’aiuola alla Favorita, è quasi automatico che scatti la turnazione: in una settimana, ogni giorno, lavora uno soltanto e gli altri sei guardano. Alla fine della settimana hanno lavorato tutti un giorno. Né potrebbe essere diversamente perché altrimenti si rischierebbe un colpo di “zappuni” nella confusione.
Adesso non voglio cavarmela con l’ennesimo luogo comune (“La colpa è della Società”) ma non c’è dubbio che il “mercato” degli LSU ha dato da mangiare a molti e non solo a loro. C’è chi ci ha costruito fortune politiche, c’è che ha realizzato posizioni di vantaggio guidando proteste ribelliste. Ma tutti hanno lucrato sul rafforzamento di un principio che qui da noi è quasi evangelico: precari? Per ora mettiamo un piede dentro, poi facciamo casino per restare non appena si avvicina la data della scadenza del contratto. Il mio calendario annuale, infatti, comprende un “memo” sulle date di scadenza così, un mese prima, cerco alternative ai domiciliari. Magari mi affidano ai servizi sociali. Ci sarebbe da fottersi dalle risate.
Detto ciò, abbiamo scherzato. Perché ridere non fa mai male. Ma la realtà è quella di tanta gente che, ex carcerata o no, fannullona per forza o per indole o no, in ogni caso cerca di sopravvivere. Perché, santiddio, se no come si fa a cambiare lo scuterone due volte all’anno? E se la figlia vuole lo smart nuovo che ci dici no? Amici miei, in certe situazioni bisognerebbe trovarcisi prima di riderci su. Ora vi saluto e torno a lavorare al tunnel che sto scavando da piazza Bologni al Foro Italico. E mi sento Pietro Micca. Forse tra cent’anni sarò considerato un eroe: qui può succedere la qualsiasi.
Che dire FAVOLOSO, e basta e avanza…..
Post encomiabile.Solo un appunto.Se e’ per i genitali piazza delle Vergogne potrebbe cambiare nome,ai tempi d’oggi.Se alludiamo a ben altre vergogne,va bene così.