Sei Unione Sportiva Città di Palermo per chi pensa tu sia solo un cannolo
Che ti finiu laria cara Palermo. Città di cannoli e cupole rosse. Gnuri e basolato. Città di mare e brina. Di frutta martorana, fontane e porte. Cara Palermo, culla di cultura e degrado in egual sorta, maestra dell’ars furbitia, padrona del “promontorio più bello del mondo”. Tu Palermo, che profumi di limone e frittura, hai una luce gialla e le quattro ruote del carretto. Tu che sei l’unica nello stivale a festeggiare il patrono per due volte in un anno, prima con babbaluci e polpo bollito, poi con l’acchianata, fondendo il sacro al profano perché in fondo la Santuzza “su mierita!”. Stavolta devo dirtelo: li hai fatti propri incazzare.
E quindi una mattina ti sei svegliata e non eri più tu. Cioè, spieghiamoci. Non che tu possa cambiare, sei “irredimibile” come disse Sciascia in una condanna calligrafica senza possibilità d’appello. Ma chi ti ha fatto questo scherzetto era stanco di te. Della tua castigata bellezza che tutto ha, ma tutto toglie in cui complice è l’estremo egoismo di chi non si prende cura di te e ti dà per scontata. Immobile ai flussi del tempo, ferita da un fendente caduco e inefficace.
Così, non potendoti trasfigurare il volto ormai impresso nella storia, ti hanno trasfigurato il nome e ti sei trasformata in Unione Sportiva Città di Palermo. Che sia stato un attacco hacker o semplicemente la mossa di qualcuno che crede ancora nei sogni non è dato saperlo. Ma che non si provi a dire sia casuale. Cara Palermo, l’immondizia che ti farcisce non susciterà mai lo stesso sdegno di una mossa sbagliata di patron Zamparini. Il calcio è emozione, voce, colori e fede, è vita o morte. Non è un semplice sport. È appunto Unione.
Il tifo è una cosa sola. Non a caso viene declinato al singolare e contiene in sé migliaia di uomini capaci di restare uniti con la semplice forza di due colori: il rosa e il nero. Perché la potenza del pallone è più intensa di un urlo che fa tremare la traversa e inspiegabilmente centra la porta. Ed Gol. Un monosillabo che non significa nulla, ma è tutto, nel perpetrarsi melodico di quelle “o-o-o-o-o” che stentano a lasciare la gola. E quindi se per un po’ cara Palermo ti hanno messo da parte, tu non prendertela, ma comprendili.
Se vivessimo per i tuoi vicoli come in quei 90 minuti che ti strozzano il fiato tu mia cara saresti tirata sempre a lucido. Perché per quella maglia c’è rispetto come per quegli undici uomini. E loro quel rispetto se lo son guadagnato, che ti credi?! Ci han portato in serie A per ben due volte. Ci hanno permesso di colorare di rosa Piazza di Spagna. Ci hanno fatto piangere sì, ma tutto passa presto nell’istante in cui continuiamo a crederci e con aria spocchiosa comunichiamo al mondo intero “siAmo tornAti”.
Qui, cara Palermo, il problema è che hanno smesso di credere in te. Hanno smesso di credere che tu sia bella e dannata, capace ancora di tanti gesti d’amore. Perché se al posto del Sindaco Orlando ci fosse Dybala, qualcosina in più te la perdonerebbero. Invece sei la solita “irredimibile” del monito sciasciano. E quindi sei destinata a soccombere ingoiata nelle fauci di chi pensa tu sia solo un cannolo. Un giorno però ti prometto che ti ospiteremo in curva e ti faremo cantare con noi “Solo il Palermo, esiste solo il Palermo”. E lì proverai il brivido di chi, unito, urla al cielo che sei importante per davvero.
Minchia quanto è vero.
Adesso che siamo tornati ad essere siti e nati a Palermo posso confermare che quanto detto è reale. Un’oculata analisi di Palermo e dei palermitani, come già mi era capitato di leggere ad opera di questa penna. I miei complimenti più sinceri! Unico appunto: non mercificare mai il tuo pensiero e cerca di mantenerlo libero. G.