Il perché delle Meteominchiate
Nel sistema dell’informazione in questo Paese pare sia più importante un titolo che una spiegazione. Nella migliore delle ipotesi. Quella di esercitarsi in un gran parlare senza dire nulla è una scienza che i siciliani conoscono benissimo avendola imparata dalla burocrazia spagnola, dimenticando l’elegante sintesi degli arabi.
Come sapete mi diletto di meteorologia col mio Meteobilli ed esco da una collana di giorni piuttosto faticosi. Ma utili. Io faccio il giornalista. Non sono meteorologo né divinatore. Al problema delle previsioni mi accosto come un sacco vuoto che deve cercare il distributore più adeguato per riempirsi. La mia professione non è sapere ma saper trovare chi mi spiega le cose perché se le capisco io, le capiscono tutti, o quasi. Certo, mi compiaccio quando, a posteriori, risulta che “era come dicevo io”. Vorrei vedere. Non è la prosopopea che mi manca.
Ma proprio il fatto che non sono un tecnico e nemmeno un esperto porta a una disarmante considerazione. Quello che vedo io lo possono vedere tutti e molti anche meglio di me. Che succede invece? Vince il clamore, vince il titolo sulla spiegazione, vince l’ipertrofia del problema che garantisce quella della rassicurazione. Può succedere per tanti motivi. Vediamone qualcuno.
C’è il sito (generico) che gonfia il problema per fare contatti. Non è prosopopea. Io il leteo lo faccio a gratis e non cerco pubblicità. Ma un sito “specialista” la cerca eccome e la ottiene se dimostra di avere un gran numero di contatti. Poi magari vende “a pacchetto” il meteo alle emittenti nazionali o locali. Sono bei soldoni, amici miei. Così arriva Gonzalo dalle Bermude ma non l’inondazione di Genova, arriva Annibale dall’Africa, ma non il crollo di un argine a Carrara rifatto solo qualche anno fa. Se questa è’ informazione… Continua »
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