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venerdì 22 nov
  • Il mio nome è Munnizza De Trash e anche io sono street art

    Ciao, mi chiamo Munniss De Trash, per gli amici di quartiere semplicemente Munnizza e ho un paio di settimane. Mi trovo dentro uno scatolone che scherma il sole e a volte la pioggia, così da non mortificarmi per il cattivo odore che emano al passaggio di padroni e fidi al guinzaglio.
    Sono nata a seguito di un pranzo della domenica, uno di quei banchetti luculliani che fanno gola e saziano. Devo dire che non si sono risparmiati: pasta con broccoli in tegame, salsiccia e spezzatino, parmigiana di melanzane. E poi cannoli e cassatelle ma, in tutta sincerità, di quelli è rimasto solo il vassoio di cartone. Non appena si sono ritrovati tutti a pancia piena, dopo l’ultima sigaretta e un goccino di limoncello, hanno sciolto le righe e sono tornati alle loro case.

    Munnizza De Trash

    Il mio padrone, tale Candido Dabbene, ha indossato le scarpe e mi ha accompagnano in quella che sarebbe stata la mia nuova dimora. Adesso mi trovo in un marciapiede della Palermo dabbene o perbene, trascorro le giornate all’aria aperta e devo dire che non ci si annoia mai. Ogni tanto la famiglia si allarga, il signor Dabbene lascia accanto a me nuovi amici, in cartone o plastica non v’è differenza (e neppure differenziata).
    Il mio passatempo preferito è ‘u passìu. Signorotte ben vestite, nei cui volti si intravede la ruga profonda di una borghesia decaduta e avulsa a qualsiasi forma d’aristocrazia, guardano le vetrine dei negozi intorno aspettando Cupido: il colpo di fulmine in brillanti e in pelle. Scruto curiosa, il più delle volte strisciano la carta di credito prima ancora della mano nei volti dei mariti con carezze a 18 carati.
    Aristocratiche solo nei polsi, sfilano con l’aria di chi ha la puzza sotto il naso. E stavolta la “puzza” non sono io. Alcune le incontro spesso, altre son lì di passaggio e appunto a passìu. Tra tutte, a colpirmi è una donna, scopro sia la moglie del signor Dabbene. Porta il suo cane ad orinarmi addosso – solo pipì quando mi va di fortuna -. L’amico a quattro zampe, piccolo quanto un sorcio un po’ cresciuto, fasciato dentro un maglioncino di lana molto chic, fa certi bisogni che se non lo avessi visto con i miei occhi avrei detto che erano quelli di un alano.
    Vedo che ha il kit, ma non lo usa per raccogliere la “pupu” del suo cane. Così giorno dopo giorno ci siamo trovati tutti in una montagna di merda e stavolta la colpa non è di B. Tuttavia un giorno, nonostante il fetido olezzo, la signora con il suo iPhone (manco a dirlo) resta incantata dalla mia coinquilina. Lei è Muralia, ed è davvero bella. Ha dei colori che attirano, ma onestamente mai nessuno si era soffermato prima d’ora a farle una foto. Eccetto madame. Dicono sia “arte”. Arte da strada, ma pur sempre degna del nome. Anche io però credo di esser arte.
    Ho un cugino, Pattum Nauseabond, che si trova in un parco pieno di sacchi di spazzatura come noi, e dice che lì è una cosa normale star insieme e convivere. Alcuni, hanno peregrinato e guardato la città. Altri hanno incontrato la Rap (ma non chiedetemi che sia, io non l’ho mai vista). Altri ancora, invece, hanno conosciuto Mondo Differenziata, una sorta di inferno dantesco organizzato a gironi, dove durante il traghettamento pare si finisca tutti indistintamente verso il medesimo canale di smaltimento.
    Mio cugino mi diceva che quelli come noi stanno ovunque. Siamo vere e proprie installazioni en plain air. Ad esempio, quello lì, Rifiù Lerch, arte ci si sente proprio, nonostante continuino a ignorarlo. E mi sono un po’ risentita, a esser sincera. Ma se io, come loro, sono un’installazione a cielo aperto perché non merito foto ma solo l’urina di quei cani patinati? Vorrei che qualcuno mi rispondesse, anche se non credo che la famiglia Dabbene sia in grado. Fortuna che qualcuno ha fatto la foto a Muralia, così, anche se in modo incidentale, sono parte di uno di quegli scatti artistici che i più curiosi potranno ritrovare sotto l’hashtag #streetart. Se non possono essere “nomen omen” in civiltà, stavolta lo sono stati almeno nel garbo di un click.

    N.b: i nomi utilizzati nell’articolo sono di fantasia.

    Palermo
  • 7 commenti a “Il mio nome è Munnizza De Trash e anche io sono street art”

    1. aò a sorè, te scrivo pè mano di sto nick pecchè nun sò dotata de mezzi tecno. gniente gniente fossimo parenti??? ma chiamo monnezza ma nun sò famosa coma tomas milian detto er monnezza. io abbito in quella che se chiameno cittò eterna e pur’io sò eterna come sta città. forse sò brutta e puzzo proprio come te e manco li cani me se filano. ma che dici ‘ò famo er gruppo su facebook???

    2. Da portale interessante ormai trasformato in un http://www.romafaschifo.com/ qualsiasi! VIVA PEPPE!!!!11!!! ABBASSO LA Ka$tA

    3. Articolo tutt’altro che trash. Oculato spaccato cittadini, anche ironico che non guasta mai. Io però foto a madamoiselle Munniss non ne ho fatte mai, preferisco farle al mio capo 😀 ah: qualcuno mi spiega in commento del grillino su esposto?

    4. caro dario, quoto il suo commento e sono lieta di leggere che anche lei è rimasto perplesso sul commento dal signor jonas…la mia era una solo una piccola storia per “scippare un sorriso” e far capire che anche qui a roma siamo nella stessa situazione, con l’aggravante che ad ogni municipio della capitale corrisponde una piccola cittadina e che la raccolta differenziata non viene applicata in tutta la città. il sito citato dal signor jonas è tutt’altro che inutile perchè ha invece contribuito ad evidenziare situazioni che, altrimenti, non sarebbero emerse.grazie sempre per l’ospitalità

    5. Aspettiamo delucidazioni dal grillino signor jonas

    6. Sta ragazza scrive in un modo troppo ironico! La leggo sempre con piacere, arguta e mai banale! Spero di leggerla magari su qualche testata di rilievo (senza nulla togliere a Rosalio di cui son lettore da quando ancora non avevo la barba)

    7. caro dario, dubito che il signor jonas, grillino, ci svelerà la luce nascosta nel suo commento. non lo farà nè con me nè con lei ma neanche con coloro che leggono e non commentano. grazie rosalio perchè lei da voce a chi lo desidera , ma anche a chi si esprime in modo lapalissiano.

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