“La propaganda omosessualista nelle scuole”
Da circa tre mesi una formazione di estrema destra ha avviato in alcune città italiane una campagna che invita a “denunciare la propaganda omosessualista nelle scuole”.
Lanciata a novembre a Milano, la campagna è stata rilanciata a dicembre a Siracusa, e a gennaio è arrivata anche a Palermo: pochi giorni fa, di notte, alcuni militanti di questo movimento hanno affisso abusivamente sui cancelli di tre scuole medie dei manifesti in cui invitavano i genitori a segnalare le iniziative contro il bullismo omofobico e le discriminazioni eventualmente realizzate nella scuola.
Nei manifesti viene indicato un numero verde, che risulta però non operativo, oltre a un numero urbano per i cellulari, a cui risponde una segreteria telefonica. Non si sa bene cosa succede alle scuole “segnalate”, ovvero quali siano le contromisure adottate da questi improvvisati censori.
Appare sempre più evidente come in Italia vi sia un fronte coordinato che unisce estremisti di destra a fanatici religiosi, teso a additare la differenza come un pericolo: i gay, secondo un ragionamento che è indubbiamente difficile da seguire, sono un pericolo per le famiglie; i musulmani sono un pericolo per i cristiani; i migranti sono un pericolo per gli autoctoni, e così via, secondo un teorema perverso per cui “l’altro” è sempre una minaccia.
Si tratta di un fronte estremamente minoritario, che riesce però ad avere appoggi da forze politiche disposte a sposare qualsiasi causa pur di raccattare voti. È ad esempio il caso del presidente della Regione Lombardia, Maroni, che presenzierà tra pochi giorni a un convegno a Milano insieme al “gotha” dell’omofobia italiana.
Il meccanismo è semplice e ben collaudato: attribuisci ad una minoranza un complotto inesistente per il controllo del mondo, e poi chiami a raccolta gli sprovveduti per lottare contro questo pericolosissimo complotto. Fino alla metà del XX secolo in pochi avrebbero messo in dubbio i Protocolli dei Savi di Sion, un apocrifo redatto da antisemiti russi alla fine del XIX in cui “i capi” degli Ebrei tracciano un piano diabolico per il dominio del mondo. Il tentativo è quello di colpevolizzare le persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, trans), accusandole di voler “omosessualizzare il mondo”, ovvero di costringere tutti, magari attraverso vaccini, scie chimiche o propaganda a diventare gay.
I falsi complotti tentano goffamente di mascherare una realtà che invece esiste e miete vittime: quella del bullismo.
Gli studi effettuati in Italia mostrano una percentuale di vittime di bullismo che oscilla tra il 30 e il 50%, a seconda dei campioni analizzati, degli adolescenti italiani. Il bullismo porta a disagi anche gravi: la letteratura scientifica riporta un’ampia varietà di effetti a breve, medio e lungo termine, che comprendono sia disturbi fisici e psicosomatici (cefalea, dolori, disturbi del sonno, etc.) che psicologici (ansia, depressione, etc.), oltre a comportamenti autolesivi, abuso di sostanze, alcolismo, e tentativi di suicidio.
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), in tutto il mondo, ogni 40 secondi, una persona si suicida (Preventing suicide: a global imperative): la prevenzione dei suicidi dovrebbe di conseguenza essere considerata una priorità in tutti i paesi, nessuno escluso. Nella maggior parte dei paesi la fascia d’età 15-29 anni è la più colpita, con il suicidio come seconda causa di morte (la prima sono gli incidenti stradali). Il rapporto dell’OMS individua tra i fattori più critici che possono determinare il suicidio anche discriminazione e senso di isolamento.
Secondo molti studiosi, infatti, è riscontrabile una correlazione diretta tra i suicidi degli adolescenti e il bullismo.
Va sottolineato che tra le “diversità” che vengono prese di mira dei bulli, oltre a etnia, condizione sociale, handicap, etc., vi sono anche i comportamenti che vengono etichettati come non conformi al ruolo di genere. In altre parole, se un ragazzino manifesta idee, aspirazioni, interessi, comportamenti diversi da quelli percepiti come “normali”, se ad esempio, come in un film di pochi anni fa, fa danza classica o se magari è disinteressato al calcio, può diventare vittima di bullismo. Allo stesso modo se è interessato ai ragazzi anziché alle ragazze: il rischio è quello di diventare vittima di pettegolezzi, maltrattamenti fisici, cyberbullismo.
Secondo una ricerca effettuata dalla rivista Focus pochi anni fa, “frocio” è l’insulto più usato in assoluto, e in particolare proprio da giovani e adolescenti.
Compito della scuola è quello di prevenire il bullismo o, almeno, di ridurne gli effetti. Ed è questo quello che fanno molte associazioni nelle scuole: grazie ad operatori qualificati cercano di insegnare, con laboratori ed attività didattiche, che la differenza è un valore e non una minaccia. Che è possibile innamorarsi di un compagno di scuola anziché di una compagna senza doversi per forza sentire “sbagliato”. Che i ragazzi possono danzare e le ragazze giocare a calcio; che se sei su una sedia a rotelle puoi arrivare lontano tanto quanto chi può correre con le sue gambe; che se la tua pelle è nera puoi diventare presidente degli Stati Uniti o della Repubblica Italiana; che se sei donna non devi per forza accontentarti di un compagno violento e di un lavoro precario, ma puoi diventare la prima astronauta italiana.
In conclusione, l’invito ai genitori è quello di segnalare realmente le scuole in cui si attuano laboratori ed iniziative contro la discriminazione…di segnalarle ad altri genitori, perché potranno essere sicuri che i loro figli lì cresceranno sereni.
A favore di questa campagna, evitiamo di traumatizzare bambini.
Nessuno può permettersi di fare propaganda omosessuale nelle scuole senza l avallo del ministero della pubblica istruzione. E soprattutto non provate a fare lavaggi del cervello ai bambini.
Quelli che lei chiama estremisti di destra, sono l’ultimo baluardo di Identità italiana e cristiana. Persone serie ed oneste che a differenza di certa indottrinatori, gay-friendly e terzomondosti con le Hogan, si ribella a lasciare, a voi illuminati sulla via dell’amore libero, le menti dei giovani ragazzi. A scuola non si fa politica e non si diventa uomini pensando che ogni cosa sia normale e accettabile. Volete le scuole gay-friendly, pro diversità, pro ragazzini con il tutù che sculettano felici? Fatevele, ma private perchè non è questo il modello di scuola alla quale manderei mio figlio. Come non lo manderei in una scuola dove il bullissimo e la violenza mascolina siano di casa.
Quindi ognuno al suo posto e che la normalità e l’ordine trionfino una buona volta.
E invece il lavaggio del cervello che fa credere che un bimbo o un ragazzo omosessuale sia da picchiare o da correggere è meglio vero? Beh..complimenti..gran bel punto di vista difendete.
Quindi mi sembra di capire Signor Groove..che il problema è che i bambini sculettino felici in tutù a scuola..invece le sta meglio che piangano e si suicidino perchè scoprono di essere omosessuali?..magari andando in analisi potrebbe anche superare il problema sà..pazzi come lei dovrebbero essere rinchiusi.
I bimbi sono gli esseri più liberi del mondo. Se fosse per i bimbi non ci sarebbe neanche bisogno di insegnare loro ad accettare le diverse culture, orientamenti sessuali o diverse disabilità, ma il problema siete voi genitori, i bimbi rispecchiano ciò che siete. A scuola DEVONO insegnare loro che esistono le diversità, proprio perché purtroppo a casa trovano gente chiusa e bigotta come voi!
Compito primario della scuola è quello di formare cittadini, secondo il dettato costituzionale: la valorizzazione delle differenze è esplicita nei principi generali della costituzione (articolo 3), ergo l’educazione alle differenze è compito precipuo della scuola in tutti i livelli previsti dall’istruzione pubblica.
Chi non condivide questi principi può iscrivere i propri figli nelle scuole private di stampo cattolico.
L’iniziativa di Forza Nuova assomiglia tanto alla reazione di chi, consapevole del cambiamento irreversibile che sta attraversando la nostra società, le tenta tutte (a costo di rendersi ridicolo), ispirandosi ad un’idea di cittadinanza del secolo scorso.
Per fortuna la società è molto più avanti e sta imparando a conoscere, apprezzare e valorizzazione le differenze che compongono l’irriducibile identità di ogni persona.
Chi non capisce questo è un violento che vuole imporre un’identità “normale” a tutte e tutti.
Per fortuna invece occorre l’autorizzazione del ministero della pubblica istruzione per insegnare certe cose ai bambini, e questa non arriverà mai. Come dice l’utente Goroove, createvi le scuole gay-friendly e iscrivete i vostri figli là.
L’unica cosa che può salvarvi dalla vostra ignoranza e crudeltà sarà la fortuna, non meritata, di poter avere un figlio gay in casa.
Gentil.mi Daniele e Marika,
vi informo che l’autorizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione, a cui tanto fate riferimento, esiste già. E da parecchi anni, anche, grazie a vari protocolli d’intesa firmati da governi sia di centrodestra, che di centrosinistra.
Nel caso in cui abbiate paura che i vostri figli possano crescere con valori differenti dai vostri, che brillano in modo eccellente per qualunquismo e perbenismo “da bar”, ci sono pur sempre le scuole di confessione cattolica, dove, si sa, da lì escono solo ed esclusivamente ragazzi eterosessuali e beneducati.
Se hanno idea di farla franca con questi mezzucci subdoli, non hanno idea di che forza può avere una massa oppressa e frustrata dall’ignoranza e dalla credulonità!
Sono una volontaria di Arcigay Milano, partecipo agli incontri nelle scuole organizzati dal Gruppo Scuola, quindi a differenza di molti che commentano CONOSCO l’argomento di cui si parla.
Non esiste alcuna “propaganda omosessualista”. Andiamo nelle scuole a educare i ragazzi al rispetto delle differenze, per prevenire fenomeni di bullismo. Esattamente come non esiste alcune “propaganda africana” quando si fanno laboratori multiculturali nelle scuole. Le minoranze vanno rispettate tutte. Smettetela di distorcere e violentare il concetto di libertà di espressione: vi sta a cuore solo la vostra, quando si tratta di insultare gay e lesbiche. Abbiamo gli stessi doveri, paghiamo le stesse tasse, vogliamo quindi gli stessi diritti e le stesse tutele che hanno gli eterosessuali. PUNTO E BASTA.
Per maggiori info vi rimando qui: https://www.facebook.com/GruppoScuola?ref=bookmarks
E qui: http://reflussidicoscienza.com/2015/01/14/le-trite-menzogne-dei-nuovi-paladini-della-liberta/
Non esiste alcuna “propaganda omosessualista” e non è ripetendo all’infinito queste due parole che diventeranno più reali. Non esiste l’ideologia gender, invenzione squallida proprio di quegli omofobi cattoestremisti che additano associazioni omosessuali.
Non può esistere per il semplice motivo che NON PUOI CONVINCERE NESSUNO A DIVENTARE OMOSESSUALE. O lo sei o non lo sei. Dunque è un concetto che non ha senso di esistere.
Come è scritto ottimamente nell’articolo, gli atti di Forza Nuova (pericolosamente a braccetto con Sentinelle in piedi e altre realtà estremiste cattoliche) mirano a instillare in genitori sprovveduti ingiustificate paure, al fine di fomentare l’ostilità verso la diversità.
Le scuole italiane dovrebbero essere laiche ed educare i ragazzi secondo i nostri principi costituzionali. Purtroppo, solo per il fatto che a tutti gli studenti è offerta l’ora di religione senza alternative capiamo che tanto laica non è.
Educare e formare alle differenze (tutte, mica solo quelle relative all’orientamento sessuale) portano i giovani ad accettare l’altro, a essere tolleranti, meno arrabbiati e violenti e ad essere, dunque, cittadini di domani consapevoli, impegnati e sereni.
L’istruzione e la cultura sono l’unica arma contro l’imbarbarimento cui la crisi ci sta portando e azioni come quelle di Forza Nuova sono l’emblema di questa povertà culturale nella quale siamo caduti per colpa di una classe politica connivente e asservita al Vaticano.
Non esiste alcuna propaganda omosessualista, quindi, e finitela di boicottare tutto ciò che può rendere i vostri figli delle persone migliori di voi.
Giulia linkaci la nota del ministero dell’istruzione allora, grazie.
Ti basta cercare su Google “protocollo intesa UNAR ministero pubblica istruzione”.
Ci sarebbe da dire “quanta omofobia”! Mi limiterò invece a disprezzare la vostra ignoranza.
Vedi cara Daniela, fino a quando leggo dei “Grooveaddicted” disprezzare i ragazzi “con il tutù che sculettano felici”, io penserò: menomale che ci sono persone come voi che si prodigano nelle scuole e nella comunità per insegnare ad accettare la diversità.
Un genitore non deve “garantire” che il figlio sarà felice, ma almeno deve assicurarsi che sia alla sua portata, che possa almeno permettersi di provarci. Negandogli la sua identità, forzandolo in ruoli sociali che non sente suoi, giudicando dall’alto la “conformità” dei suoi desideri, come si può permettergli di essere davvero sè stesso?
Ma questo accade in tutti i campi: dallo sport al tipo di studi, dagli hobby alle letture, con gli amici che frequenti e così via.
Un figlio non è quello che tu desideri che sia. Ogni persona non è come tu vuoi che sia. Rispettare tuo figlio, insegnargli a rispettare sè stesso equivale anche ad insegnargli il rispetto per gli altri. Se io genitore ti amo per quello che sei, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, tu devi fare altrettanto con gli altri, che hanno pregi e difetti.
I genitori che davvero hanno a cuore la felicità del figlio, non vedono pericoli nella cd “propaganda omosessualista” (assurdità in termini, perchè nessuno si sognerebbe mai di insegnare ad diventare o essere omosessuali) e nemmeno in nessun tipo di iniziativa che parli di bullismo o affettività.
I genitori che vogliono per i loro figli l’omologazione in ruoli sociali chiusi e definiti, allora tutto ciò che parla di felicità, civiltà e libertà, spaventa e viene rifiutato e combattuto.
E’ ignoranza. Ignoranza che persone come te, Daniela, aiutate a superare. Da parte mia, solo un grazie. 🙂
Luci69, chapeau.
Brava Luci69, sottoscrivo ogni tua parola.
Giulia il protocollo d’intesa UNAR che hai citato l’ho appena letto, non dice da nessuna parte che debba essere insegnato nelle scuole che gay è bello/normale/giusto, parla di prevenzione e contrasto delle discriminazioni in genere (omofobica inclusa).
Infatti, Daniele, nessuno è mai entrato in una scuola a dire che essere gay è bello o giusto e/o con l’obiettivo di convertire gli studenti, qualora questo fosse possibile.
Come Arcigay Palermo siamo andati nelle scuole, invitati SEMPRE da rappresentanti degli studenti e insegnanti, e MAI imponendoci ai dirigenti scolastici, come questi insulsi volantini vogliono far credere. Parliamo di discriminazioni di ogni genere, non solo quelle legate all’orientamento sessuale; parliamo di bullismo, di RISPETTO per le differenze da interpretare esclusivamente come arricchimento personale e sociale e mai in senso dispregiativo. Rispondiamo alle domande degli studenti, che sono tantissime e riguardano svariati temi: voi neanche immaginate delle gravissime carenze che hanno gli adolescenti sull’educazione sessuale ed affettiva e sulla conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili! E mai, ripeto MAI, nessuno di noi si è permesso di fare “propaganda omosessualista”, come la chiamano questi signori.
Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di colmare un gap di ignoranza e intolleranza che le famiglie come le vostre tramandano ai loro figli. Voi, appoggiando queste campagne basate sul “sentito dire” cosa fate di buono per i vostri figli? Se vi sentiste tutti un po’ meno onnipotenti, dovreste essere solo contenti che essi crescano con valori migliori dei vostri.
Le attività definite da alcuni/e di propaganda «omosessualità» solitamente sono dei momenti informativi – ai quali ho spesso partecipato in qualità di relatore e in ogni scuola di ordine e grado – sull’educazione sessuale e affettiva. Soffermiamoci su alcuni aspetti . Considerate, per esempio, Il contributo di Christine Winkelmann (BzGa – Federal Centre for health Education, Colonia, Germania) e di Evert Ketting (Nijmegen Department of Public Health, Radbound University, Olanda) sintetizza i contenuti di un documento programmatico a carattere operativo pubblicato nell’autunno del 2010 dal Federal Centre for health Education (BzGa) di Colonia e dall’Ufficio regionale per l’Europa del WHO. «Standards for Sexuality Education in Europe – a framework for policy makers, educational and health authorities and specialists» che vede la luce a seguito del coinvolgimento di 19 esperti da nove nazioni europee, dalla formazione culturale più variegata (sono rappresentate la medicina, la psicologia e le scienze sociali) con esperienze nel settore dell’educazione alla sessualità (sia in termini teorici che di politiche e servizi di intervento), da processi che hanno visto partecipare organizzazioni governative e non governative, organizzazioni internazionali e il mondo accademico (se vi va dategli un’occhiata: http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0019/142570/en72.pdf).Nella sua parte prima, il documento intende mirare a colmare il gap esistente, in diverse nazioni europee (e tra queste ha un primato increscioso proprio l’Italia), in tema di educazione alla sessualità, considerata e percepita, in vari contesti europei, come conoscenza che è insieme da tutelare in termini di acquisizione dei diritti umani e, dunque, necessaria a fare valere i propri diritti (sessuali) all’interno di una più generale (e spessolacunosa) giustizia sociale e sessuale.
Il testo prodotto ed ideato sotto forma di linee guida per policy makers, istituzioni educative e sanitarie e per professionisti e specialisti ha il merito di introdurre il concetto di educazione alla sessualità secondo un approccio olistico che non si basa esclusivamente sulla conoscenza e la trasmissione di informazioni relative ai diritti e al benessere sessuale e riproduttivo ma che estende e sottolinea il concetto di sessualità includendo la dimensione emotiva, corporea, identitaria, relazionale e, aspetto che qui ci interessa maggiormente, sociale.
Ciò porta subito all’occhio la necessità di considerare l’educazione alla sessualità come processo di formazione continua (dalla nascita fino all’adultità), finalizzato a fornire ai soggetti (specialmente la fascia più giovane della popolazione) informazioni che gli stessi potranno utilizzare, nella piena potenzialità della loro sexual agency, per migliorare i loro stili di vita, la propria salute e il proprio benessere all’interno di società che dovrebbero tentare di realizzare condizioni di equità e opportunità complessive.
La seconda parte del documento è dedicata alla costruzione di quanto viene definito “matrice dell’educazione alla sessualità” (“Sexuality education matrix”) che identifica, nello specifico, tappe e percorsi dello sviluppo psico-socio-sessuale di sei gruppi individuati per classi di età (dai 0 ai 4 anni, dai 4 ai 6 anni, dai 6 ai 9, dai 9 ai 12, dai 12 ai 15, dai 15 in su) ed otto categorie tematiche (“Il corpo umano e lo sviluppo umano”, “Fertilità e riproduzione”, “Sessualità”, “Emozioni”, “Relazioni e stili di vita”, “Sessualità, salute e benessere”, “Sessualità e diritti” e, infine, “Fattori sociali e culturali determinanti la sessualità”).
La matrice offre le informazioni (“information”), distinte per età e tematica, da trasmettere ai/lle bambini/e e ai/lle giovani ragazzi/e, le competenze (“skills”) su cui bisogna puntare e le attitudini (“attitudes”) che bisognerebbe far loro sviluppare.Il documento ha il pregio di caratterizzare l’educazione alla sessualità come pratica multidisciplinare, di tentare di sviluppare indicazioni unitarie rispetto ad un campo di intervento che vede alcune nazioni già impegnate da quarantanni in programmi di in/formazione sulla sessualità (Germania, Austria, Olanda e Svizzera) ed altre in cui l’educazione alla sessualità non è ancora stata introdotta nei curricula scolastici istituzionali (quasi tutta l’Europa meridionale). Di fatto esso si propone di superare programmi ed interventi di educazione alla sessualità limitati alla risoluzione dei problemi e di prevenzione (“how to say no”: la riduzione delle gravidanzeindesiderate, attenzione alla contraccezione e al safe sex) o all’astinenza complessiva da pratiche sessuali (come “abstinence only policies” del governo repubblicano americano) per pervenire a interventi finalizzati alla crescita personale dei soggetti (“personal-growth-oriented”).
Alcune riflessioni:
In primo luogo vi è la presa d’atto che i minori siano dotati di sexual agency e della capacità di sviluppare culture di genere e sessuali: si tratta di un tema pregno di potenzialità teoriche ed ermeneutiche poco dibattuto in Italia e non ancora scevro da implicazioni moralistiche e da tabù che ostacolano un’analisi avalutativa del fenomeno. Un secondo aspetto concerne i contenuti delle linee guida che, esposti in termini di principi e di orientamenti, sono ben lontani dall’applicazione delle politiche statali e sopratutto dagli interventi educativi, per esempio, nelle classi scolastiche e nelle interazioni quotidiane, basate sovente sull’enfatizzazione di modelli vincenti e standard di (etero)sessualità, oppure dalla definizione del sesso come principalmente riproduttivo e dai modelli dell’astinenza.Le politiche formative ed educative mantengono e riproducono le disuguaglianze e le iniquità che caratterizzano la vita sociale. Guardando alla sessualità potremmo pensare, nello specifico in Italia, ad una mancanza del vocabolario minimo dei diritti sessuali e come le politiche della formazione istituzionale riproducano ruoli di genere e dicotomie convenzionali, gerarchie di genere, stratificazioni corporee (abilità/disabilità fisiche) ed etniche delle sessualità.
Iniziare a considerare, come viene spesso sottolineato dal documento preso in esame, bambini e giovani, secondo le diverse competenze e sviluppi personologici, come partecipanti attivi di un dibattito intorno alla sessualità e non come meri ricettori di interventi imposti aldilà della loro capacità di negoziare significati sessuali e di crearli, significa iniziare a riflettere su una nuova idea di formazione sociale.
Più spesso bambini e giovani sono considerati come beneficiari (o vittime ?) assenti delle politiche educative delle sessualità e degli interventi e servizi che ne conseguono.
Nella mia esperienza di ricerca relativa alla costruzione dei generi, e delle maschilità nello specifico, nei contesti educativi (delle scuole a rischio della città di Palermo) oppure in quelli detentivi e di riabilitazione dei minori, la costruzione del bambino e del minore come soggetto non sessuale o pre-sessuale rende assai problematici il ruolo e gli obiettivi dell’educazione alla sessualità.I limiti sono ipoteticamente da rintracciare proprio nell’incapacità di immaginare i giovani come soggetti sessuali incorporati, nel tentativo maldestro di appiattire le informazioni sulla standardizzazione e pertanto sulla normalizzazione di un processo di sviluppo psico-socio-sessuale a-contestuale e generico, spesso complice di quegli stessi servizi (sociali, di prevenzione, di formazione, etc.) che programma, orientato a definire la sessualità e non a comprendere lo spazio delle sessualità.
Policy makers, ricercatori, operatori sociali e tutti coloro che progettano, valutano ed implementano politiche, interventi e servizi devono essere consapevoli che questi processi hanno degli effetti e delle conseguenze sociali: individuare delle “categorie” e degli stadi di sviluppo implica effetti, anche involontari, di violenza simbolica.
Individuare una forma di sessualità più degna di riconoscimento significa, implicitamente ed esplicitamente, contribuire a diffondere rappresentazioni “accettabili” e “condivisibili” da cui istituzioni, politiche, servizi, operatori sociali, infermieri, medici, politici, psicologi traggono indicazioni rispetto alle quali solo alcune tipologie di soggetti potranno meritarsi quegli stessi interventi, servizi e politiche.
Qui non stiamo discutendo di propaganda omosessualità! ma di una serena, appropriata educazione alla sessualità, alle sessualità. La libertà del genitore e i suoi diritti sui figli, dovrebbero limitare l’acquisizione di nozioni come il rispetto? Togliamo i figli da scuola se si parla di antisemitismo? se si parla di razzismo? Se discutiamo dei principi di altre fedi religiose? Siete sicuri si tratti di indottrinamento? Qualcuno scriveva portate i vostri figli in scuole gay-friendly! Ma credete siano acquisizione di una parte della popolazione, di quella sola parte?
Peccato, l’hai “scafazzata” solo alla fine. Accusi me e quelli come me di sentirci onnipotenti, ma al tempo stesso pretendi di “colmare il gap di ignoranza che le famiglie come le nostre tramandano ai figli”. Talè, statti a casa e pensa ai figli tuoi (ironico). Saluti.
Quando mi capita di ascoltare o leggere persone che parlano di “propaganda omossessualista” o che vogliono “proteggere la famiglia” arrogandosi il diritto di sottrarre a qualcun altro la possibilità di vedere riconosciuta la propria identità di singolo o di famiglia appunto, le emozioni che mi attraversano sono molte. Essendo una persona impulsiva, devo quindi cercare di trattenermi dall’agire d’istinto poichè ho imparato, nel tempo, che sostenere una tesi necessità di chiarezza espositiva e un flusso emotivo talvolta può diminuirne l’efficacia.
D’altro canto, come professionista in campo educativo, mi accorgo che nella vita “vera”, i bambini ei ragazzi sono molto più attrezzati di certi adulti e hanno, spesso, la capacità sorprendente di incontrare l’Altro con assoluta “purezza”, liberi da tutti i pregiudizi che offuscano le menti, talvolta, perdonatemi, ignoranti (nel senso che ignorano) di noi adulti.
Quindi mi dico, e vi dico, che la società è “geneticamente” programmata per evolvere, per modificarsi, crescere, perchè i nostri bambini e ragazzi hanno i semi della speranza, dell’amore, della solidarietà…talvolta anche quei bambini e quei ragazzi che, per loro sfortuna, crescono in ambienti non adeguati dal punto di vista educativo ( ivi compresi nuclei familiari portatori di evidente ignoranza e pregiudizio).
Ho fiducia e speranza in un altro mondo possibile, quello in cui non ci sarà bisogno di alcun pride, non sarà necessario discutere ogni giorno sui vari luoghi di lavoro, formazione, incontro, in merito ai diritti fondamentali dell’individuo. Ma fino ad allora, ricordatevi tutti, non si potrà tacere, nè fermarsi, perchè dovremo tutti, bianchi, neri, gialli, uomini, donne, ricchi, poveri, gay, etero, tutti noi dovremo gridare forte che siamo tutti uguali, siamo tutti esseri umani, abbiamo TUTTI il diritto di vivere felici.
Costituzione Italiana
Art. 3
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Solo x citarne 2.
Chi li ha ostacolati?
La sua ironia, Daniele, è del tutto fuori luogo e inutile. Giulia è proprio ai suoi figli che pensa, come pensa ad una società che va costruita su valori di uguaglianza e non sulla bieca prepotenza di chi non vuole rendersi conto che le cose non stanno cambiando, per cui occorre fermare il cambiamento come credete voi, ma sono già cambiate. L’azione di Arcigay è di “mediazione”, non di rivoluzione. Il cambiamento non è promosso dagli omosessuali, come lei stoltamente crede, lei e altri come lei, il cambiamento è già avvenuto naturalmente, e senza che alcun omosessuale abbia fatto propaganda. Non è “colpa di” con spazio lasciato vuoto da riempire a piacere per trovare un colpevole. Perchè di questo si tratta infine, cercare un colpevole, un capro espiatorio responsabile del cambiamento ma il cambiamento non è dovuto ad un “responsabile”, il cambiamento è avvenuto da solo. Prima lo capirete meglio sarà in termini di “ottimizzazione”. L’intervento dell’associazione si rende necessario come quello di un qualsiasi “esperto”, un addetto ai lavori, un “mediatore culturale”, o linguistico, decida lei cosa le aggrada meglio, perchè due mondi si incontrino, persone differenti arrivino ad una “mediazione” che non sia ottusa imposizione delle proprie posizioni, che non sia violenza, che non sia prepotenza, quando già c’è un cambiamento di fatto. E’ così che si costruisce una società civile. Una società in cui un ragazzo possa trovare il suo spazio e il suo ruolo e non strade di violenza che portano ad una corda ed un cappio. Ora forse a lei la vita di un omosessuale potrà anche sembrare superflua, a noi invece la vita di un essere umano interessa. Lei da che parte sceglie di stare?
Vi invito a essere rispettosi nei vostri commenti. Grazie.
Sono per la tolleranza e mi piacciono le differenze e le minoranze (soprattutto quando si ricordano di esserlo e non pretendono di tiranneggiare la maggioranza). Il momento in cui non riesco più a seguire il punto di vista omosessuale (e mi inca**o pure) e quando però balena la parola “migliore”.
Ai Dirigenti Scolastici
delle scuole di ogni ordine e grado
di Palermo e provincia
A tutto il personale
delle scuole di ogni ordine e grado
di Palermo e provincia
Ai genitori degli studenti
Come lavoratrici della scuola dello Slai Cobas per il s.c.siamo venute a conoscenza, tramite un giornale on line locale, Siciliainformazioni.com, che a Palermo nei giorni scorsi sono state affisse alcune locandine a firma Forza Nuova in alcune scuole statali elementari e medie contenenti un grave messaggio di propaganda omofoba con tanto di numero verde, rivolto ai genitori degli alunni sollecitati a chiamare quel numero, appunto, nel caso in cui all’interno degli istituti scolastici si provi solo a discutere con gli alunni della tematica dell’omosessualità.
Nelle locandine affisse il messaggio che questo gruppo vuole dare è quello di indirizzare i genitori degli allievi, le famiglie verso una propaganda che ” rivendica il diritto -dei genitori – ad essere i primi educatori dei loro figli e che, invece, spesso e volentieri a loro insaputa, vengono messi da parte a causa di scelte, quanto meno molto discutibili, compiute da alcune scuole. La facilità con cui vengono accettati, autorizzati ed imposti seminari, interventi o proposte “(dis)educative” legate alla propaganda ed assimilazione, fin dai primi anni di scolarità, della teoria “gender” e dell’omosessualismo è allarmante…” così come dallo stralcio ripreso dal giornale on line che ha pubblicato il comunicato stampa del gruppo che firma le locandine.
Quanto successo è grave innanzitutto perchè, come si dovrebbe sapere, l’esistenza di gruppi “politici” come Forza Nuova, che si richiamano apertamente al fascimo, è assolutamente illegittima e illegale, già a partire da quanto previsto dalla Costituzione Italiana, peraltro materia di studio degli studenti nelle scuole, che alla XII disposizione transitoria e finalesanziona per apologia di fascismo “…chiunque faccia per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, e chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”
Il su citati fatto poi è grave perchè alimenta una chiara propaganda razzista e omofoba che deve essere contrastata con ogni mezzo e proprio laddove agli studenti si vorrebbe invece insegnare e trasmettere valori legati all’uguaglianza, al rispetto delle diversità, contro ogni forma di discriminazione e di razzismo, non si può permettere assolutamente che vengano diffusi messaggi come quelli contenuti nelle locandine di cui sopra.
Pertanto si invitano i Dirigenti Scolastici, i docenti, il personale Ata e anche i genitori a denunciare tali iniziative, laddove continuassero a presentarsi, prendendo i dovuti provvedimenti, facendo presente che come lavoratrici dello Slai Cobas s.c., antifascista secondo il proprio statuto, contrasterà con ogni forma e mezzo queste azioni e propaganda.
Lavoratrici scuola Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo