Ginger Bridge, puntiamo al Massimo
Mi incammino sotto il buio dell’alba, mimetizzata nel mio cappotto nero e dal silenzio delle mie scarpe di gomma lucida. La luce si infiltra tra i ciottoli della via che taglia la strada dietro la Cattedrale, come sampietrini sulle strade di Roma Capitale, e invece mia amata, siamo io e tu, mia anima rotta e splendente. Mia Palermo.
Sotto la superficie dell’incuria e del disagio, nuda. Così mi appari, e mi penetri le ossa con l’aria del mattino. Sei pulita, non sento niente di tutto quello che ti apparterrà tra qualche ora, quando ti aggrediranno e si dimenticheranno della tua bellezza fragile.
Ci diciamo cose che solo noi conosciamo. Ci guardiamo con gli occhi di chi ama e tace e amandosi non ha bisogno di niente se non di respirarsi. È così che mantengo i miei passi durante il cammino del giorno, mentre fluisco dentro le tue arterie. È così che ti vedo anche quando il sole si fa alto e diventa caldo il tuo abbraccio in ogni giorno dell’anno.
È così che decido di cercarti adesso che è tardi.
Ti cerco dove posso trovarti.
Nelle mani di chi ti ama allo stesso modo del mio, di chi riesce a plasmarti oltre e dentro di te.
Ginger è un’ingegnere, ha i colori del Mediterraneo e un sorriso elegante. Adriana ha gli occhi del mare, metà danese, metà sicula. La trovo alla macchina da cucire mentre passa la stoffa tenuta tra le mani.
Ginger Bridge è il loro Atelier (via Volturno, 5).
Un chicco di sole nella strada che dal Tribunale scende verso il Massimo, a pochi passi da Porta Carini, l’ingresso del Mercato del Capo. È da lì che emergo facendomi spazio tra le urla del pescivendolo e la risata del panettiere.
Comincia il giorno con le “balate” di specchio dove scivola l’acqua e l’ordine esatto del caos.
Il castone dove queste due donne hanno deciso di aprire il loro Atelier, questo piccolo gioiello si trova esattamente qui. Nel cuore della città.
Ginger e Adriana si sono conosciute a un corso di taglio e cucito, erano arrivate lì per curiosità e voglia di creare. Si sono piaciute subito.
Adriana ama le linee semplici e i tagli netti, Ginger ama impreziosire le stoffe. Così come in ogni scontro d’amore è nata una gemma. Ginger Bridge è un neonato. Inaugurato a novembre. Minimalismo. Buon gusto e semplicità. Dettagli che fanno la differenza. Stoffe che provengono da Bologna e da Parigi, con una prossima tappa a Londra. Una dimensione europea ma tutt’altro che metropolitana. Cura, abnegazione,entusiasmo. Una teiera che attende il prossimo passaggio umano, un’attenzione alla persona e non al cliente che è prioritaria nella filosofia del brand. Nella scelta delle stoffe, alla ricerca di quella che al tatto e alla vista carpisce la loro attenzione, nella confezione degli abiti. Sempre proposte uniche, su misura, mai due capi uguali dello stesso tessuto. Entri, indossi, porti via. Una taglia e un abito. Un carattere e un talento in ogni donna che viene rapita dall’eleganza e dal savoir-faire di queste due stiliste.
Ho deciso così di raccontare delle bellezze manufatturiere e artigianali di questa città. Dell’essenza di chi ha voglia di fare e di farlo mettendo la propria visione del mondo, legata alle radici di una terra faticosa ma che riesce a renderla unica e reale.
Ginger e Adriana lo hanno saputo fare. Il loro brand farà strada. Del resto Armani cominciò a quarant’anni la sua attività di stilista.
Non è mai troppo tardi per dare spazio alla bellezza e ai propri sogni.
DISCLAIMER: nessun compenso è stato percepito per questo articolo e per la fotogallery.
Si ringrazia Ginger Morello e Adriana Ponte per l’entusiasmo e il contributo alla bellezza di questa città. Viviana Vassallo per aver indossato i capi dell’Atelier Ginger Bridge.
Complimenti, scelta quasi coraggiosa per il periodo che si attraversa ma allo stesso tempo indispensabile per chi non vuole subire e crede nelle proprie capacità. In bocca al lupo . In merito al prodotto . . . semplicemente di gusto ed adatto alle donne di tutte le età!!!