Io sono Filippo Neri
Mi chiamo Filippo Neri, sono stato un presbitero italiano nel 1500 e, in seguito, mi hanno nominato anche santo.
Nella mia vita ho cercato di radunare ragazzi di strada per concedere loro svago, momenti di festa, di liberazione dai problemi che ogni giorno li attanagliavano senza sosta.
Il giullare di Dio, così ero chiamato.
Qualche decennio fa, durante una schitarrata a Paradise City (ho tanto tempo libero qui), uno di questi ragazzi di strada, che mi raggiunse tra le nuvole un po’ dopo, mi disse che a Palermo avevano assegnato il mio nome a una nuova zona, creata dal nulla nella periferia nord della città. Disse che era il quartiere popolare, quello dove tutti i ragazzi di strada, nullatenenti o con un passato difficile alle spalle, sono stati riuniti e disse anche che il mio nome doveva servire da monito, come se, dall’alto, la città aveva affidato a me le chiavi della felicità di questi giovani, proprio come facevo un tempo con i miei ragazzi.
Beh, è un lavoro molto difficile lo ammetto. Si ride, si scherza, però non è facile riuscire a sradicare il passato turbolento dal cuore e dalla mente di chi, nella propria vita, ha solo subìto; ci si prova ogni giorno e, alla distanza per fortuna, i risultati si vedono. Certo, non posso sapere cosa succede quando si torna a casa dai genitori. Lì finiscono i miei momenti, i miei attimi di svago, e iniziano i loro insegnamenti.
È stata veramente dura. Ho passato anni a vegliare sui cuori di questi ragazzi che, nel frattempo, erano diventati uomini e donne che, a loro volta, avevano messo al mondo il frutto del loro amore.
Sinceramente, di recente, ho mollato un po’ la presa perché ho visto che le cose stavano andando bene, che quella zona aveva assorbito i miei valori e il mio spirito gioioso e amicale. Ero compiaciuto, lo ammetto.
Qualche giorno fa mi hanno svegliato in piena notte e mi hanno detto che uno dei miei ragazzi di quella zona ha ucciso un altro giovane. Ho saputo il suo nome, Aldo.
Forse è stata colpa mia, forse sarei dovuto stare più attento e non lasciare che il mio nome fosse scavalcato da una sigla a tre lettere, Z.E.N., che ha un po’ sviato il pensiero della gente che, purtroppo, in quella zona ha riversato il male estremo della città, o forse è stato solo un caso isolato. Sì, mi piace pensare che questo sia stato solo un episodio, una pessima parentesi.
Sapete, ho fatto un giro sul web e ho letto tanti commenti brutti sui miei ragazzi, tante minacce e tante frasi che terminavano con “Io sono Aldo”. Ancora non ho avuto modo di incontrarlo tra le vie di Paradise City, ma sono certo che lui non vorrebbe leggere quel che ho letto io.
A volte sarebbe più giusto ricordarsi di essere se stessi, perché essere qualcun altro e volere agire in suo ricordo può essere più impegnativo di quel che si crede.
Io non voglio essere Aldo, io sono Filippo Neri, continuerò a vegliare sui miei ragazzi ma, vi prego, aiutateli dal basso anche voi. Non lasciate che un singolo episodio si trasformi in odio verso una zona che, vi assicuro, a volte così cattiva non è.
IO SONO ANTONINO
Aldo è stato ucciso da uno che non era dello ZEN e basta, era un ragazzo di Palermo, che in una maledetta sera a spento il cervello, ma un ragazzo di diciassette anni che spegne il cervello non è l’emblema di un quartiere o di una città, perché se discriminiamo un quartiere, o una città perché c’è qualche testa di cazzo, allora tutte le mamme valdostane ammazzano i loro figli, tutti i romani sono banditi della Magliana, tutti gli emiliani hanno una uno bianca e sono delinquenti e tutti i toscani sono mostri di Firenze……ah dimenticavo tutti i napoletani sono casalesi……
Certamente,anche Zen e ‘ Palermo,come Cep,Borgonuovo,Brancaccio,la Kalsa,Bonagia,Guadagna ,Arenella e via discorrendo.