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  • Il proliferare dei locali dove si mangia e si beve a Palermo, c’è una spiegazione?

    Negli ultimi tre anni ha chiuso di tutto a Palermo. È stata la crisi, dicono. E al suo posto ha aperto quasi sempre qualcosa di gastronomico. Prima era tutto un fiorire di gelaterie e di qualche timido ristorante. Poi sono venute in ordine sparso i sushi e wok, le pizzerie e tanti altri locali, alcuni anche creativi e sfiziosi. Che tipo di spiegazione è possibile dare?

    La prima spiegazione possibile riguarda un mutamento nei consumi. In tempi di scarsità si può rinunciare a molte cose ma non a uscire e mangiare qualcosa. Più domanda (di varietà) creerebbe più offerta.

    Un mio amico giornalista sostiene invece che l’intensificazione più recente delle aperture sarebbe un segno di uscita dal tunnel. Non c’è mai stata una crisi così lunga (quella attuale sarebbe iniziata addirittura nel 2006) e quindi si muoverebbero in ordine la ristorazione, poi il commercio e infine il terziario.

    Un’ultima azzardata teoria farebbe notare che i flussi turistici su Palermo aumentano e nelle città turistiche l’offerta di ristorazione è molto ampia, quindi saremmo persino lontani dalla saturazione.

    Voi che cosa ne pensate? Siamo destinati a essere sommersi?

    Palermo
  • 16 commenti a “Il proliferare dei locali dove si mangia e si beve a Palermo, c’è una spiegazione?”

    1. Si sommersi da una fragorosa risata. I locali aprono a ritmo vertiginoso e chiudono allo stesso ritmo.

      Ho una domanda: c’entra il riciclaggio?

    2. In questi giorni sono a Palermo (a proposito, se vedete un’auto con guida a destra ed una strana targa giallo-nera probabilmente e’ la mia, e se qualcuno vuole protestare per i miei commenti e’ gentilmente invitato a non tirarle addosso uova marce ma qualche bel pomodoro non troppo maturo, che può sempre tornar utile per una gustosa caprese) ed anch’io sono sorpreso dal numero di locali gastronomici operanti.
      Sto cercando di provarli un po’ tutti, tra le imprecazioni del mio fegato, e son quasi tutti di un buon livello gastronomico. Panifici, pasticcerie, bar, pizzerie, pub, gelaterie, etc sembrano aver invaso molte strade. Sulla spiegazione del fenomeno non ho risposte certe, ma di sicuro saran contenti i produttori di farmaci e bevande digestive.
      Ah, eran più di 2 anni che non tornavo, e a leggere Rosalio ero preparato a trovare una città pressoché in ginocchio, ma a mio parere, e per le zone che bazzico, l’ho invece trovata migliorata. Mi ha colpito l’illuminazione di via Libertà, alcuni parchi ben tenuti e soprattutto auto che, inspiegabilmente, si fermano per far attraversare i pedoni sulle strisce. C’è indubbiamente ancor tanto da fare (traffico talvolta congestionato, zone non proprio pulitissime, etc) ma la situazione, secondo me, non è così disperata.

    3. Ah, dimenticavo: spinto dalla sua fama, son andato un paio di volte da Nino u Ballerino: bene, non so se abbia finalmente deciso di pagare la luce, ma di certo so che non ha ancora deciso di pagare le tasse, dato che, sotto i miei occhi, praticamente tutti i panini con milza, panelle e crocche’ vengono venduti senza alcun rilascio di scontrino.
      Dev’esser proprio un temerario.

    4. Non ci posso credere dal ballerino non fanno scontrini???? !!!! se….

    5. Tony, la crisi non c’è come la descrivono. La gente i soldi per la cena il sabato sera li trova sempre, più o meno lecitamente. Il sommerso, che sfugge a qualsiasi indagine Istat, è (purtroppo) la nostra salvezza. Ti vesti dai cinesi, ma la sera a mangiare la pizza ci vai ugualmente: questo vale per il ceto basso-medio. Il ceto medio-alto i soldi li ha e li continua ad avere perché ha uno zoccolo duro (lavoro nella p.a., proprietà immobiliari o rendite varie, attività che nel bene e nel male funzionano ancora). Questi posti che descrivi lavorano molto poco con i turisti e molto di più con i palermitani!

    6. che poi la cosa che mi affascina sono le “ondate” di attività legate al singolo prodotto, nell’ordine abbiamo avuto:
      – le gelaterie con i gusti super naturali e cose cosi
      – l’arancina fighetta, durata molto poco in realtà
      – le hamburgerie, da che avevamo soltanto mc donald e bk, adesso ce ne sono centinaia, ognuno che millanta la propria caratteristica di carne migliore
      – la patatina olandese, dal nulla sono apparsi almeno 3 di questi locali (qualcuno è in apertura), cos’avranno di cosi particolare non si sa, di sicuro il prezzo non è normale

      ho come l’impressione che ci siano business sommersi che abbiano bisogno di questo genere di sfoghi per poter riciclare i capitali, quindi grandissimi investimenti a tappeto su tutta la città finché serve e poi tutti a casa (ricordo i negozi di sigarette elettroniche, ce n’erano migliaia e adesso? spariti).

    7. Più che una, o molte, risposte alle domande di Tony provo a fare delle riflessioni aggiuntive.

      In molte città turistiche, nei centri delle città, ci sono molto più locali dedicati alla ristorazione, anche di tipo fast food, sotto mille forme, e meno negozi che invece tendono a collocarsi sempre di più nei centri commerciali. E mi sembra che a Palermo, anche complice la crisi, alcuni negozi hanno chiuso e riaperto nei centri commerciali.

      Il fatto che nascano nuove attività, magari sfruttando idee nuove (per Palermo) mi sembra un buon segno. In qualche modo si tenta la carta della novità per arrivare a soddisfare una domanda finora non coperta da nessuna offerta. Che poi queste realtà abbiano una vita breve, magari è anche perchè si basano su progetti finanziari sbagliati e non sanno continuare ad innovare. Forse c’è anche dietro la malavita ma anche questo non è solo un fatto che accade a Palermo.

      In ogni caso, qualunque sia la ragione, mi sembrano tutti segni almeno incoraggianti di un vento di novità che partendo dal basso spinge la città a cambiare. Poi questo cambiamento può piacere ad alcuni ed altri no, può essere anche un imbruttimento e una globalizzazione della città, ma almeno non stiamo nell’acqua e nella munnizza stagnante!

    8. Per me la spiegazione invece è proprio da cercare nella spirale della crisi.
      Ogni giorno si fanno i conti su come poter pagare l’affitto, le tasse, gli stipendi, le rate, le bollette e così via, problemi che economicamente vanno dai 250,00 a svariate migliaia di euro per singolo caso, e la gente, per non arrivare al suicidio, ha come valvola di sfogo l’uscita spensierata con amici e parenti incui si mangia pure qualcosa di buono e di diverso.
      Basti notare che tutte le nuove attività nate, e che funzionano, sono tutte dal prezzo che va da € 1,00 ad € 25,00 cad. , cifre che, una volta a settimana, si possono permettere quasi tutti, anche coloro che hanno grossi problemi economici, perché un conto è non avere 1.000,00 euro per pagare i vari impegni, un altro è uscire, nella peggiore delle ipotesi, € 25,00 che, se fatto ogni settimana, diventano 100,00 a fine mese.
      Pizzerie, paninerie, all you can eat, sono pieni, la qualità si sta pure alzando notevolmente, ma parliamo di posti low coast…

    9. Ho notato l’aumento esponenziale di crocieristi in giro per la città, probabilmente a causa del dirottamento a Palermo di navi che prima erano dirette a Tunisi.
      Quindi in molti bar e locali gastronomici si vedono tantissimi turisti che consumano e danno un po’ di ossigeno all’economia.
      Le nuove aperture di locali più insoliti al livello gastronomico, li vedo appunto indirizzati soprattutto ai turisti, perchè secondo me il palermitano e il siciliano in generale sono legati ai cibi più tradizionali e a un metodo di preparazione più casereccio, sia di strada che non.
      Poi sicuramente c’è da valutare perchè molti di questi nuovi locali aprono e chiudono dall’oggi al domani. Come qualcuno giustamente ha scritto sopra, per alcune attività c’è un aspetto legato al riciclaggio, per altre un tentativo maldestro di aprire un’attività senza “essere del mestiere”, il che porta a una cattiva gestione sia qualitativa che a livello finanziario.
      Ma nel complesso, l’apertura di nuove attività legate alla ristorazione, porta sempre degli aspetti positivi: concorrenza sui prezzi, ampia scelta da parte del consumatore su gusti e ambientazioni dei locali, creazione di nuove attività economiche che fanno girare denaro.
      Ma se Palermo, come da sempre si auspica, vuole diventare una città turistica che faccia concorrenza a tutte le altre città italiane e straniere, oltre ai problemi di posti letto, pulizia, servizi turistici e trasporti, deve puntare all’aspetto culinario. Il turista cerca da noi il buon cibo e la qualità e, statene certi, cercherà un buon ristorante, un pezzo di rosticceria o di pasticceria piuttosto che andare da McDonald.

    10. Risposta alla fame chimica. (fortissimo innalzamento dei volumi di traffico di erba e coca )
      Assottigliamento se non addirittura simbiosi fra piccola imprenditoria e malavita.
      Palermitani soliti “caproni o pecore” . (si decide che è “IN” la gazzosa e tutti a bere gazosa)

    11. Palermo é la città perfetta, data la tanta disinformazione e la tendenza a seguire mode temporanee, per aprire attività gastronomiche particolari. La spinta la danno i social network. Perché a Palermo dire che le Arancine di “Ke palle” sono buone é un oltraggio alla gastronomia palermitana. Perché dire che gli hamburger di “zangaloro” sono una prelibatezza é un oltraggio alla razza bovina e ad ogni singola fetta di pane sulla faccia della terra. Perché dire che a “la bottiglieria” servano un buon aperitivo é come dire che di cucina non abbiamo capito una mazza. Poi probabilmente fa figo farsi le foto con due panelle buttate dentro una cassetta della frutta, ma quella é un’altra storia.

    12. Signor David, se si trova ancora a Palermo venga da noi ci troviamo in v.le Strasburgo 275 non se ne pentirà.

    13. Sig. David, ci faccia sapere poi se ne valeva la pena.

    14. Il futuro sta nel riciclaggio, solo che a Palermo la cosa ha preso un diverso significato.

    15. Caro signor Zelig venga direttamente lei a trovarci. Siamo sempre in Viale Strasburgo 275 mozzafiato nuova gestione

    16. i dati del Metromonitor della London School of Economics (http://labs.lsecities.net/eumm/m/metromonitor#4/51.51/12.00), aggiornati al 2014, non parlano di una nuova crescita del settore accommodation & food (ristorazione e ospitalità). Mi sa che più che di una crescita del settore si tratta di una sua trasformazione (chiudono certi tipi di attività e aprono altri, più “adeguati” alle richieste del mercato) e polarizzazione (con la crisi, sono aumentate le diseguaglianze e certe classi sociali hanno più soldi di prima, alcuni non escono più, mentre altri escono di più).
      La crescita del settore potrebbe sicuramente arrivare nei prossimi anni, ma non è certo un settore che possa guidare l’uscita dalla crisi tout court (anche il turismo, in assenza di un tessuto produttivo, non ha quasi effetti sull’economia nel suo complesso)

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