Alberi, cantieri e dilettanti
Alberi e cantieri, da che mondo è mondo, non sono mai andati d’accordo. Ed è su questo conflitto che, in città, si sta consumando la lacerazione più profonda dall’insediamento della sindacatura Orlando. Sui social come al bar (Eco docet), si avvistano solo stereotipi: da una parte, propugnatori di un progresso portato avanti a suon di cemento (troppo vintage per essere verosimili), dall’altra, altrettanto improbabili sorseggiatori di te delle cinque all’ombra dei ficus. Scusate se anche a me questa rappresentazione non sembra un trionfo di buon senso e intelligenza.
Si capisce, infatti, che di scontro ideologico si tratta, fra fazioni ognuna desiderosa di cancellare l’altra dalla discussione politica, umiliandone le ragioni, riducendola al silenzio perché ritenuta indegna di parola politica, per definizione in malafede, portatrice di interessi tanto oscuri quanto in fin dei conti chiarissimi ($$$). Ciò che mi preme sottolineare, però, è che dietro queste polarizzazioni, ci stanno migliaia di cittadini normali che non riconoscendosi in nessuna delle due rappresentazioni, chiederebbero un tantino di più al loro sindaco.
C’è, infatti, una questione rimasta plausibilmente nell’ombra che mi piacerebbe, con questo post, rilanciare. Questi lavori, programmati in un tempo biblico che incrocia primavere vecchie e nuove, organismi sovranazionali e interessi locali, visioni della città in conflitto potevano forse essere comunicati meglio. Vivendo a Borgo Nuovo, appartengo a quella fetta di cittadini la cui vita è stata direttamente toccata dai lavori e che avrebbero gradito qualcosa di più del “non ci scusiamo per il disagio” tristemente famoso. Per esempio, una minima mappa visibile nel quartiere con l’indicazione della roadmap dei cantieri e, perché no, anche un prospetto complessivo dei progetti che, così in profondità, sarebbero stati chiamati a cambiare la mobilità della nostra città insieme ai percorsi che quotidianamente facciamo per recarci al lavoro o al mare.
Di questi piani e questi cambiamenti, invece, i cittadini, sebbene i progetti fossero, quantomeno formalmente, pubblici, non sono mai stati veramente tenuti al corrente. Da quel che emerge, nemmeno i politici conoscevano i loro dettagli né tantomeno erano a conoscenza degli abbattimenti che questi dettagli avrebbero implicato.
Le conseguenze di questo sistema non hanno tardato a manifestarsi, lasciando campo libero ai soliti estremisti che passano il tempo a insultarsi e, allo stesso tempo, legittimando una grigia casta di esperti burocratuzzi a cui è bastato tracciare linee su una mappa senza per questo doversi davvero occupare dei contraccolpi che quella stessa linea tracciata avrebbe avuto sulla vita dei palermitani.
Il mio parere è che, per far fronte all’esangue sicumera esibita da questi esperti, sarebbero, piuttosto, serviti dilettanti. Non esperti migliori ma soggetti in grado di tradurre il lessico specifico e le caratteristiche tecniche dei progetti in uno scenario complessivo, in un’idea di città, in una narrazione urbana comprensibile anche ai non-ingegneri. Comprensibile e quindi anche condivisibile. In fondo, il nostro sindaco ha sempre vinto perché ha saputo farci brillare gli occhi, è stato un maestro del “quadro complessivo”, ha saputo chiederci di cambiare in vista di un obiettivo alto e comune, evitando, invece, le livorose rappresentazioni che pure siamo stati costretti a vedere.
Lo specialismo dilaga in tutti gli ambiti della sfera sociale: dall’università alla politica. Direi che, di questo specialismo, la Comunicazione è il contrario.
“Dilettante per professione” è anche il titolo del nuovo libro di Gianfranco Marrone a cui ho anch’io contribuito. E parla, manco a dirlo, del dominio e della conseguente proliferazione degli ignoranti istruiti. Contro questo specialismo, noi proponiamo di recuperare un sano quanto curioso dilettantismo.
Presenteremo il libro oggi alle 18 alla Feltrinelli, incontro durante il quale parleremo dei tanti ambiti della sfera sociale in cui riflessioni simili a quelle appena fatte nel post valgono la pena di essere fatte. Se avete voglia fate un salto ☺
Chi si è trovato per caso all’assemblea pubblica di Villa Trabia, convocata dal Comune ,avrà pensato di trovarsi in mezzo a un dibattito fondamentale per la città. Urla, grida, battibecchi, fischi, in un clima carico di tensioni e di indignazione, in una stanzetta piccola, priva di climatizzatori. Mancavano i microfoni (“la nostra organizzazione non è impeccabile ( sob!)”, ha ammesso l’assessore al Verde Francesco Raimondo), relatori costretti a gridare per farsi sentire , continuamente interrotti e contestati. Una vera bolgia dantesca. Ignaro spettatore si sarà rallegrato nel notare finalmente tanta partecipazione e impegno civile e avrà pensato che finalmente i cittadini si erano stancati di vivere in una città sporca, senza servizi decenti, dove l’illegalità la fa da patrona. Invece tanta indignazione era….. per i ficus di Piazza Castelnuovo .
Il taglio dei ficus, nell’ambito dei cantieri dell’anello ferroviario, ha scatenato le proteste degli ambientalisti nostrani, sempre pronti a protestare per la difesa e la salvaguardia dell’ambiente. Ci siamo ricordati di una indignazione simile quando fu presentato il progetto per riqualificare e bonificare il porticciolo di Sant’ Erasmo. Apriti cielo, i soliti “ambientalisti” nostrani si schierarono contro. Morale della favole, il porticciolo turistico non si è più fatto , non è stato prolungato il prato del Foro Italico fino alla foce del Fiume Oreto ( ipotesi alternativa da noi preferita) e il Porticciolo di Sant’Erasmo continua ad essere una…… fogna a cielo aperto.
L’ambiente è salvo, per la felicità dei ratti.
Standing ovation per “esangue sicumera”…
In effetti, Isaia mi sono spremuto, ne uscì succo di Mangiapane 😛
ma quannu a finite d’atturrare cu sti alberi?? ormai i tagghiarono, chi ffa, hanno a pigghiare a colla pi attaccarli arreri?
invece facissiro na cuosa intelligente pi na vota: tutti sti ligni l’avissiro a ddari alle famigghie paleimmitane chi vanno a favorita, accussì almeno sunnu utili pi ffari na bedda arrustuta
ma perché non assicutano quelli che bruciano i boschi?