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martedì 19 nov
  • L'”Onda Pride” in Sicilia, a Palermo e a Catania

    Da oggi l’Onda Pride che ha già investito diverse città d’Italia approderà anche nella nostra regione.
    Sabato 27, con appuntamento alle ore 15 a piazza Marina, sarà il turno di Palermo, poi a seguire Catania il 4 luglio.

    Nella mia vita ho assistito a molte manifestazioni dell’orgoglio LGBT, a molte di esse devo ammettere di aver partecipato senza la consapevolezza di quello che il “gay pride” rappresentasse. Questo perché durante il primo Pride a cui assistetti non avevo ancora consapevolezza di me e mi ritrovai lì per caso, come è successo a Catania. Alloggiavo in un B&B sulla via principale della città etnea, uscendo per andare a cercare qualcosa da mangiare mi trovai proprio nel mezzo della parata.
    Non lo negherò: è stato un approccio strano.
    Non posso che riassumere così i pensieri di quel giorno:
    «Guarda quello come sculetta sul carro! Ma quelli si baciano! Certo, però, che quello col costumino a slip è proprio brutto da vedere. Però, diamine, sembra davvero felice! E quell…lì è uomo o donna? Ehy, ma come ca**o sono vestiti quelli? Però è divertente!».
    Qualcuno parlò al microfono, in realtà non ricordo cosa ho sentito, solo poche parole; libertà, diritti, uguaglianza, parole che in me suscitarono soprattutto un nodo allo stomaco. Stavo lì a cercare stranezze e a stupirmi, nella folla non vedevo altro, non coglievo le differenze, le sfumature di colori, esperienze, esistenze ed identità che da sempre rendono il Pride una manifestazione per e di tutti.
    Vedevo solo quello che generalmente viene inquadrato dalle fotocamere e dalle videocamere, non senza una buona dose di morbosità.
    Non riuscivo a spiegarmi cosa fosse quel bruciore sul viso e il peso allo stomaco. Intercettando lo sguardo delle persone ferme sul marciapiede che, come e vicino a me, assistevano alla parata da fuori, mi sentì giudicato, deriso, eppure nessuno guardava direttamente nella mia direzione.
    Ero diviso tra il divertimento (nel vedere volti felici e corpi “strani”, colorati, muoversi a ritmo di musica) e l’imbarazzo (del giudizio degli altri nei loro confronti…nei miei!).
    Quel giorno ho sentito che dovevo prendere una decisione: stare lì a guardare, giudicare, dare ragione a chi puntava con sguardo severo e indignato chi manifesta pacificamente la propria libertà, la gioia di esistere in una spinta verticale, forza chiamata orgoglio da non confondere con il sentirsi migliori di altri ma esattamente come chiunque altro, oppure avrei potuto parteggiare proprio per quelle libertà, quelle felicità.
    Ho scelto la seconda, poco tempo dopo ho scoperto di averlo fatto anche per me stesso. Entrai al centro del corteo, camminai per un centinaio di metri, poi sono andato via perché mi tremavano troppo le gambe e avevo un po’ di paura. Col senno di poi ho compreso che quello fu il momento che una parte di me si ribellò al restante me, una gabbia di paura ed incertezze.

    Da quel giorno sono trascorsi circa sei anni, nel frattempo da Palermo mi sono trasferito a Catania per ragioni di studio e da allora partecipo ai Pride di entrambe le città, a Palermo da tre anni come volontario, consapevolmente, consapevole del fatto che qualcosa sta cambiando, che qualcosa è cambiato e che qualcosa potrà ancora cambiare. Anche grazie al Pride.
    Ho 27 anni e gli unici modelli di riferimento durante l’adolescenza erano quelli proposti dalla televisione, fino all’età di 20 anni non avevo mai visto alcuna coppia omosessuale, che fosse facilmente riconoscibile come tale, alla luce del sole. In questi ultimi cinque anni mi accade sempre più di frequente vedere coppie dello stesso sesso scambiarsi piccoli gesti affettuosi, che di per sé non è niente di straordinario, almeno non dovrebbe esserlo, ma allo stesso tempo mi da un’idea di cambiamento, di maggiore libertà, un sentirsi più sicuri che nelle persone LGBT palermitane nasce certamente dalla solidarietà di chi ci circonda.
    Solidarietà che, nella nostra città, è forte (e non solo nei confronti della comunità LGBT) ed è ciò che si respira anche al Palermo Pride, lo dimostrano i numeri, un crescendo di partecipazione ad una manifestazione che non è solo festa e rivendicazione di sé per uscire dall’anonimato ma anche supporto delle libertà e dei diritti di tutti e di tutte, indistintamente da orientamento sessuale e identità di genere.

    Ospiti
  • 5 commenti a “L'”Onda Pride” in Sicilia, a Palermo e a Catania”

    1. a me tutto questo é completamente lo stesso, perché non vivo nel lusso della inutilitá. solo che quando sei un uomo, hai sfortuna, vai in galera e poi: ti scopa*o nel cu*o, se vuoi o no, se sei un gay o no. in carcere c´é gay pride 24 ore al giorno, tutto l´anno. rainbowf*ck. mi pare che in sicilia lo stato spende piú soldi per la gallera come per la scuola. comunque auguri e buone feste!

    2. Bellissimo articolo, le tue emozioni sono raccontate con parole che arrivano al cuore. Peccato per il commento di quell’analfabeta. Magari ha delle belle cose da dire che noi tutti vorremmo leggere con gioia: Purtroppo non ci si capisce un caz… pardon, niente. Mah! Forse è colpa mia, nel caso mi scuso: non sono molto ferrata nelle lingue straniere…

    3. miiii puru io mi commossi leggendo st’aitticolo: mi fici piritiare pi menz’ura, comu 2 boatte i fasola manciate insemmula
      e megghiu ca mi feimmo cca, assinnò rosalio mi pigghia a vastunate.
      ma tu chi mi cummini uwe???? n’atra vuota accussì?? tu rissi, ci cuippa costanza chi un ti fa manciari com’e di ggiusto, picchì u masculu quannu s’inchi a panza si sbacanta u cirivieddu, chista scienza è
      invece pequoddo si nni iu a mmari, to mugghieri sta puliziannu u bagno e tu c’hai pititto, u capisciu, e quann’un manci accuminci a strammiari
      talè, nesc’i casa e vatt’a manciari du beddi pani ca meusa, unu schiettu e l’autru maritato e viri c’un ci penzi cchiu me frati

    4. Fermo restando il sacrosanto diritto a manifestare per rivendicare il proprio “ orgoglio” di essere omosessuali , le chiedo se lei pensa che una manifestazione come il Gay Pride , con i suoi eccessi e le sue cadute di stile,sia il modo più consono per rivendicare tale diritto. Forse quando , per la prima volta, si svolse il mio Pride, aveva un senso provocare l’opinione pubblica con tutti questi vestiti variopinti, con tutti quei lustrini e piume di struzzo e con tutto quel cattivo gusto provocatorio. Di fronte al falso perbenismo di certa borghesia il voler provocare con una manifestazione “eccessiva”, che facesse parlare e che attirasse i media, poteva essere una strategia valida. Però ora che di questi problemi se ne parla tutti i giorni, forse sarebbe stato meglio dedicare a questo tema una giornata dedicata a dibattiti e approfondimenti, mostre di arte e presentazioni di libri . In parole povere innalzare culturalmente il livello della manifestazione. Se no rischiate di trasformare tale vostra manifestazione in un momento semplicemente“ludico” di pessimo gusto , come per esempio sono riusciti a trasformare, i sindacati ,la festa dei lavoratori del 1°Maggio con quel insulso “concertone” canoro di Piazza San Giovanni a Roma”.
      P.S. Le ammetto onestamente che dopo quello che è accaduto in Francia. in Tunisia. e in altre parti del mondo, dove dei fanatici utilizzano la violenza cieca e bestiale per farci ripiombare nel peggiore medio evo, questa “festa” ci è sembrata fuori luogo, una pessima esibizione di “cattivo gusto”. Mi è venuto in mente la scena del film “Il Titanic”, dove la gente continuava a divertirsi, ballando e festeggiando, mentre la nave affondava.

    5. @BELFAGOR: Provo a rispondere alle sue legittime perplessità;
      La parata del PALERMO PRIDE 2015 è stato l’evento certamente più pubblicizzato dai media e quello più partecipato ma, come tutti gli anni precedenti, è stato solo il momento conclusivo di un lungo periodo, durato quasi un mese, di incontri, dibattiti, proiezioni cinematografiche, presentazioni di libri e mostre che hanno coinvolto diverse associazioni, molti cittadini e ospiti esterni negli spazi comuni della nostra città.
      Per maggiori informazioni la invito a visitare il calendario degli eventi sul sito Palermopride.it

      Non so a cosa si riferisce quando parla di “cadute di stile” e lo dico sinceramente, perché è un giudizio molto soggettivo, forse con degli esempi sarebbe più semplice per entrambi.
      Sinceramente le dico che anche a me, qualcosa all’interno del Pride, a volte non piace – sarei ipocrita se affermassi il contrario – ma è proprio questo che mi piace del Pride, citando Paolo Patané (Coordinatore del Palermo Pride), è un luogo nei luoghi dove le differenze si incontrano nel rispetto reciproco.
      Ed è a partire da questo pensiero che vorrei rispondere alla sua perplessità circa sul senso di una manifestazione come questa a qualche giorno dai tremendi atti di violenza fanatica del terrorismo. Il Pride nasce come risposta al fanatismo, è stato un antidoto e continua ad esserlo, è certamente una manifestazione che raccoglie la pluralità delle rivendicazioni sebbene l’aspetto ludico sia quello che ha maggiormente risalto, tra queste si vuole anche commemorare le vittime di quel fanatismo che nel mondo continuano a morire sotto i colpi di machete, pugni, calci, cappi e fruste. Ogni giorno.
      Perché « We are everywhere! », come ricorda uno degli slogan storici del gay pride.
      Anche in Tunisia, in Kurdistan, Kuwait.
      Soprattutto in Tunisia, dove è nata la Primavera Araba, una nascente comunità LGBT forte e volenterosa sta cercando di cambiare il proprio paese, io non credo che il ricatto psicologico del terrorismo li fermerà, perché è quello che vogliono i fanatici.

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