Era l’inizio estate 2013 quando, aspettando un treno per andarmi a dare l’ennesima materia inutile dell’ennesimo corso di laurea inutile, presso la stazione di Santa Flavia in provincia di Palermo, trovai quel che poteva essere un fondamentale elemento narrativo per un film di David Lynch. Si, perché in Velluto Blu c’è l’orecchio tagliato, ritrovato in un parco ameno, io invece avevo ritrovato – a terra, placido e ozioso, come una cicca di sigaretta, una cartaccia o un ordinario escremento – avevo ritrovato nientemeno che un muso di cane tagliato, reciso di netto, con il pelo liscio e il naso umido, e senza una goccia di sangue, come se fosse stato scontornato e tolto via con photoshop e incollato lì, in uno sfondo che non c’entrava niente, un’operazione che forse aveva intenti artistici, di un’arte straniante e disturbante che io comunque non capivo, come se la realtà fosse soltanto un assurdo fotomontaggio nonsense. Lo guardai, mi schifìai e me ne andai, fregandomene ovviamente, perché tanto a me che me ne frega di un muso di cane tagliato, avevo ben altre cose da fare, come incrementare la mia inutilità, sviluppare le mie competenze inutili da inserire in curriculum altrettanto inutili per mezzo dell’augusto sistema universitario italiano. Continua »
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