Il Bar del Cassarà
La Buona Scuola è quella che coinvolge gli alunni in veri percorsi formativi, capaci di andare oltre le classiche gite scolastiche e i discorsi subiti in modo passivo. La Buona Scuola è quella del Liceo Linguistico Ninni Cassarà, dove un’alunna, Norma Tumminello, utilizza la sua capacità comunicativa per attirare l’attenzione (e i fondi) di S.O.S. Scuola, un progetto cooperativo nato per contribuire alla rigenerazione delle scuole.
Il percorso del Cassarà è ormai noto: Paolo Bianchini, fondatore di Alveare Cinema – ora ‘Alveare per il Sociale’- nonché sostenitore primario di S.O.S. Scuola, decide di approvare il progetto di ricostruzione e rimessa in sesto del bar interno del liceo, dismesso da dodici anni. Norma, ormai studentessa universitaria, insieme ad altri studenti, inizia a muoversi fra burocrazia e lavori manuali. A dirigere questi ultimi arriva Luca Bonanno, scultore palermitano con una grande esperienza di percorsi artistici alle spalle, nonostante la giovane età. L’entusiasmo che coinvolge i ragazzi nella rigenerazione del bar convince Norma e Luca a fondare un’associazione ricreativa-culturale: il bar, infatti, diventa punto d’aggregazione e di incontri per tutto il quartiere, coinvolgendo anche i più piccoli in attività ludiche e artistiche. Bianchini ha l’idea di trasformare il vero cantiere in una web serie: la Rai accetta la proposta, manda troupe e telecamere e collabora alla costruzione di parti sceniche che, dal set, si trasformano in realtà. Dal bancone alla tinta sui muri, la parte più sostanziosa dei lavori è stata eseguita in funzione delle riprese.
E ora? A progetto mediatico terminato, manca ancora moltissimo da fare. Ed è ovvio che, per dei ragazzi che si sono rimboccati le maniche, creando all’interno della scuola un punto di ritrovo per tutti quelli del quartiere e rinunciando a pomeriggi di videogame e sigarette sui muretti, ci si aspetta il massimo appoggio dalle istituzioni, sia scolastiche che provinciali. Non solo a parole, che non sono mancate: ringraziamenti e complimenti piovono da ogni dove, insieme a qualche scetticismo di troppo perché “dei ragazzi non sono in grado di gestire qualcosa di così grande”. Invece non solo lo sono, ma lo sanno fare anche assolutamente da soli.
«Abbiamo diversi finanziamenti in attesa di essere approvati – ci racconta Luca Bonanno -, ma ad oggi si tratta di promesse future. Grazie all’interessamento della RAI e alla realizzazione dei set utili per la web serie, abbiamo potuto costruire parti del bar. Già qualcuna è cambiata, ma finora gli aiuti sono arrivati grazie alle nostre conoscenze. La provincia? No, non abbiamo ricevuto economicamente nessun contributo. Né tantomeno dall’istituzione scolastica o dal ministero. Solo approvazioni e benestare». Il che è quantomeno d’obbligo, considerato che per questi ragazzi non vi è alcun introito personale nella realizzazione del progetto del bar, se non a livello personale, emotivo e formativo.
Mentre la risposta concreta delle istituzioni si fa attendere, e chissà per quanto lo farà ancora, chi ha ben reagito, dopo un’iniziale perplessità tipicamente palermitana, è stato il quartiere. «Durante i lavori e le riprese – continua Bonanno – siamo entrati in contatto con le realtà commerciali locali, dal fruttivendolo Nicola, che compare anche in una delle puntate della serie, al panificio che si vede nelle riprese. Oltre al contatto per esigenze di scena, abbiamo veramente instaurato un bel rapporto con queste persone. La preside della scuola segue da vicino il progetto, e un grande aiuto è arrivato anche dalla sezione dei Vigili del Fuoco in pensione del gruppo Santa Cristina – Gela e dalla Fondazione Federico II».
(foto di Pietro Avicolli)
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