In Sicilia basta a musei e siti archeologici gestiti come le vecchie società municipalizzate
Le polemiche non potevano mancare. Come da copione. Provincialismo e pressappochismo contraddistinguono un certo dibattito puramente ideologico, che bolla la nomina dei direttori dei musei come un’operazione anti-italiana: 7 stranieri su 20 sono troppi? No, perché non è mai troppo il merito. Perché non è mai troppa la battaglia contro nepotismi, sistemi chiusi e autoreferenziali, orizzonti brevi e immobilismi. La riforma messa in atto dal Ministro Dario Franceschini – fra autonomie speciali, poli museali, selezioni tramite concorsi pubblici internazionali, senza dimenticare l’iniziativa dell’Art Bonus – rappresenta una reale rivoluzione del sistema. Qualcosa che l’Italia, nella sua cancrena burocratica e politica, aspettava da decenni. Parole d’ordine: alleggerire, velocizzare, mettere in rete, programmare, scegliere. E naturalmente investire. Partendo dalle competenze.
Chiaramente, ciò che accade nel resto del paese, non scalfisce nemmeno lontanamente la Sicilia. Tranquilli, qui resiste l’argine dello statuto speciale, queste “americanate” da noi non sbarcheranno. Continua »
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