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sabato 23 nov
  • Comunque vada, sarà un insuccesso

    Difficile rimanere ottimisti, guardandosi intorno: persino la speranza sembra aver fatto le valigie per lasciare Palermo insieme a quelli che cercano un futuro altrove. A dare il colpo di grazia a una situazione che non può definirsi rassicurante ci pensa la pioggia di critiche che quotidianamente cade sulla città, molte delle quali aprioristiche e prevenute, se non addirittura poco pertinenti: un dito perennemente puntato, espressione di un giudizio negativo che comunque non potrà mai diventare positivo. Da osservatrice che prova a guardare in modo distaccato alla questione (ma che comunque c’è dentro con tutte le scarpe), ho notato che si sta diffondendo una certa “soddisfazione” nel riscontrare che le cose non vanno bene. Soddisfazione derivante, forse, dal fatto di poter pronunciare un «Te l’avevo detto”, o magari dal Piacere di stare insieme solo per criticare (cit. Franco Battiato).

    Il problema, sia chiaro, non è la critica in sé: ben venga quando è costruttiva e può essere un motore per il cambiamento. Quando, però, si tratta semplicemente del gusto di lamentarsi (o di offendere l’interlocutore – istituzionale e non – di turno), non credo serva a qualcosa. Ho letto, nelle parole e nei commenti dei palermitani, una modalità di analisi dei problemi a tratti sadica e di norma rinunciataria, che sembra nutrirsi degli insuccessi. Così, tutto si riduce a un insieme di «Vergogna», «Siete tutti uguali», «Tanto già si sa come va a finire». Indistintamente. In questo modo, però, ogni progetto è fallimentare ancor prima di partire, ogni azione è un insuccesso, ogni proposta è una stupidaggine. In occasione di episodi negativi non mancano le critiche, e fin qui è tutto nella norma. Ripeto: è giusto e sacrosanto. Il punto è che anche le notizie positive vengono accolte da moltissime critiche, perché tanto andrà comunque a finire male. Tutti precursori dei tempi, ma con il peggiore dei punti di vista.

    Un misto di rassegnazione e rabbia anima le dita sulle tastiere e le bocche per strada, con un passaparola sempre più veloce e sempre più diretto: una freccia che parte, ma non arriva da nessuna parte. Il problema, a questo punto, è evidente: se la norma è l’insuccesso, si continuerà a vivere nell’insuccesso. Se non c’è altro punto di vista che quello del fallimento, si continuerà a fallire. Niente cambia e tutto resta com’è. Fino a quando i palermitani proveranno un certo gusto nel puntare il dito, allora continueranno a vivere in un luogo insoddisfacente. Gli argomenti per essere critici (in modo utile) nei confronti di questa città non mancano di certo, basta guardarsi intorno per trovarne. C’è ancora tantissimo su cui lavorare, ma bisogna riconoscere che c’è anche qualcosa che ogni tanto si mette a posto, rientra con difficoltà nel suo ingranaggio e contribuisce a dare un piccolo colpo al movimento del meccanismo collettivo. Piccoli passi, forse, che comunque sempre passi sono.

    Al momento, di fatto, credo che i peggiori nemici della città di Palermo siano proprio i suoi abitanti. Spesso mi ricordano quei tifosi che, quando la squadra del cuore vince, dicono «Noi siamo campioni», mentre quando la squadra perde optano per un ben poco diplomatico «Loro fanno schifo». Un po’ opportunisti e molto furbetti. Guai a togliergli la possibilità di dire che no, non funziona proprio nulla e nulla mai funzionerà. Campioni di critica, questo sì. Ma non proprio di cittadinanza attiva.

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  • 6 commenti a “Comunque vada, sarà un insuccesso”

    1. E chi decide se le critiche sono fondate o inopportune, tu? Questa cosa rischia di diventare una scialuppa di salvataggio per quando le cose vengono fatte male dai nostri governanti… Se uno critica e nimicu da cuntintizza o solo vede che non lo sanno fare?

    2. Io sono ottimista. Purtroppo, però, l’entusiasmo, l’amore, la fiducia e la speranza vengono annullate dalla realtà dei fatti quotidiani e dal modo di amministrare da parte delle nostre istituzioni. Perchè, diversamente dalle altre realtà, non riusciamo ad avere strade sane e pulite, spazi verdi (attenzione: spazi verdi non distese di cemento o asfalto con vasi di plastica con arbusti rinsecchiti!), marciapiedi sani e alberati, parcheggi ? Perchè da noi tutto è difficile ? Perchè non si riesce a superare il provincialismo estremo che ci contraddistingue? Parliamoci chiaro: Palermo non è una città europea, a Palermo si vive di improvvisazione e solo i suoi “nativi” tra mille sotterfugi, soprusi e furberie, possono riuscire a sopravvivere; Palermo è come un paesino che, pur avendo bellezze naturali e monumentali da far invidia, non offre alcun servizio ai turisti, se non in qualche caso eccezionale ed improvvisato. Basta mettere il naso fuori e al rientro, subire il trauma; allora ci si chiede: ma come ho fatto ad abituarmi a questo? E non facciamo retorica: è ridicolo chi da la colpa all’Orlando o al Cammarata di turno: la colpa è solo dei palermitani.

    3. Hai perfettamente ragione, ed aggiungo che qualsiasi cosa succeda, per i palermitani “succede solo a Palermo”.

    4. Non è un problema di critiche. Il palermitano è (o è diventato negli ultimi decenni) provinciale. Questo è palese ad esempio anche nel luogo più importante per la cultura cittadina, cioè l’Università. Per gli universitari palermitani tutti quelli che vengono da fuori sono “paesani”; in realtà questi studenti sono gli unici rimasti, assieme a qualche sparuto studente Erasmus, che danno a Palermo la parvenza di una città aperta all’esterno e vivace culturalmente, poiché la vivono molto di più dei residenti e perché portano esperienze nuove da fuori.
      Poi, se il discorso è incentrato sull’aspetto generale, è vero che le critiche molte volte sono fini a se stesse, ma è proprio per il provincialismo che questa città ormai esprime che non si riesce a farle diventare critiche costruttive.
      I movimenti, le associazioni, i gruppi sui social, molte volte vivono solo di buoni propositi e pochi gesti concreti, non passando mai ad una civile protesta di piazza fatta di voci e di gente. I cortei, gli striscioni, le persone riunite, hanno portato sempre un minimo di risultato, avendo una visibilità diretta.
      Le migliaia di commenti che si scrivono su Internet riguardanti critiche sullo stato penoso della città, passano nel tempo di un giorno, senza lasciare nessun effetto.

    5. Luisa…ni

      diciamo che il palermitano si lamenta per professione ma l’amministrazione ci mette del suo
      questo è un esempio
      http://palermo.blogsicilia.it/proteste-degli-automobilisti-contro-gli-operai-della-rap/309821/

      sembra che fare le cose per bene sia un utopia!
      Ci “cassariamo” per l’UNESCO e poi girato l’angolo ci sono cumuli di monnezza, accogliamo migranti (vantandoci della qualità dell’accoglienza) per poi avere in città aree di grande degrado. Sbandieriamo la restituzione di spazi alla città e poi non si gestiscono e si lasciano tornare lentamente al primigenio stato di trascuratezza (mi viene in mente la Cala, tanto bella dopo il recupero e tanto triste vederla adesso con la spazzatuar ceh galleggia)

      Si ci lamentiamo un po’ troppo ma il nostro sindaco usa con troppa disinvoltura l’inciviltà di molti cittadini come alibi. Una strada in cui si apre una voragine subito dopo essere asfaltata è inciviltà o incompetenza?

    6. PALERMO
      Palermo è come una bellissima donna Violentata, continuamente Maltrattata.
      Sicula Palermo, formosa, con le tue montagne che d’estate Ti infiammano, Solare ma bruci dentro di RABBIA.
      Splendente e azzurra come il tuo mare.
      La guerra tante ferite Ti ha lasciato, nessuno dei tuoi ominicchi li ha curate.
      Le tue culture vogliono annientare, tu Palermo alza la testa e fatti RISPETTARE.
      L’Aquila del malaffare è sempre in agguato pronta a sopraffarti.
      Arriva un sindaco e Ti vorrebbe cambiare, Ti rimette il vestito nuovo, tinge i Tuoi capelli bianchi per poi trascurarti lasciandoti sporca , scolorita e lacerata.
      Adesso sei vecchia e stanca … ma i giovani Onesti e forti non vogliono abbandonarti, lottano per risanare le ferite del Tuo corpo, Curarti, Rispettarti, amarti per L’ ETERNITA’.
      Anna CONTI..

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