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venerdì 22 nov
  • Palermo, la brutta

    Omertosi, sicuri di sé, con un tono – neanche troppo vagamente – minaccioso. Rispondono alle domande con la faccia di chi non ha idea dell’argomento in questione, scrollano le spalle, fanno gesti con le braccia, spiegano che proprio non sanno niente. «Io non c’entro», «Io non so nulla», «Io non sono di qui». Confermano, con quel loro atteggiamento, un tristissimo stereotipo e un modo di fare che sopravvive strafottente a ogni epoca e a ogni evoluzione.

    Le scene andate in onda a Striscia La Notizia nel servizio di Stefania Petyx, girato a Ballarò, fanno vergognare. Perché da qui a dire «I palermitani sono tutti così» il passo è brevissimo, praticamente inesistente. Sullo schermo scorrono le immagini: da una parte c’è la Petyx, che cerca di approfondire la vicenda del pub Ballarò, dall’altra la gente che del mercato e del quartiere che, di fronte a una telecamera, offre uno spettacolo già visto e rivisto.

    L’inviata regge il confronto in modo egregio, fa le sue domande con calma e cerca pure di far ragionare gli interlocutori, ma è un dialogo a senso unico. Lei, palermitana, intervista altri palermitani, ma sembra una conversazione tra gente che parla lingue diverse. Dalle parole si passa presto alle minacce e, come in un viaggio a ritroso nel tempo (che potrebbe andare indietro fino agli albori della civiltà), ne viene fuori l’immagine di una Palermo che sembra vivere nel 2015 per modo di dire.

    Una città parallela, che niente vuol sapere dell’altra e che sta benissimo lì dov’è. Tanto sa anche come fagocitare il resto. Un luogo in cui tutti sanno, ma dove nessuno sa, nel pieno rispetto di una tradizione che si tramanda da una generazione all’altra, che “protegge” e “si protegge”. Un ecosistema che, bene o male, rimane sempre uguale per sopravvivere: si adeguino gli altri, se vogliono.

    Viene voglia di pensare che davvero Palermo sia solo questo, ma non bisogna farlo, perché è sbagliato e anche controproducente. Certo, non si può negare che ciò che è andato in onda corrisponda alla realtà, né lo si può archiviare con leggerezza. Anzi, ha lo stesso peso di un macigno, perché ci sbatte in faccia quella che probabilmente è una delle anime peggiori della città. Un’anima di cui bisogna essere consapevoli, trovando conforto nella consapevolezza che no, i palermitani non sono tutti così.

    Ospiti
  • 11 commenti a “Palermo, la brutta”

    1. il testo è tutto un programma

    2. Cara Luisa,
      se il tuo intervento fosse stato scritto da una milanese avrei alzato le spalle e sarei andato oltre. Scritto da una concittadina, su un blog dedicato alla città e della città fa specie. Lo confesso. E’ un punto vista borghese, di gente che a Ballaro’ al Capo, al Borgo forse non è mai stata se non per portare qualche amico in gita turistica a guardare gli animali dello zoo.
      Un intervistato da Stefania ha dato tutte le risposte che cerchi dietro una cartoline stereotipata ed abusata della città. “Io ho solo il lavoro e la famiglia”. La Mafia esiste, lo sappiamo, ed un onesto lavoratore con bimbi e famiglia sa che un qualunque suo gesto può essere punito facilmente, con gratuite violenze alla sua famiglia o al suo di negozio. A telecamera spenta a lui restano i problemi. Le violenze sono all’ordine del giorno e non vengono denunciate perchè la ritorsione può essere anche peggio. Ma c’è di più, se lo stato arresta un poveraccio perché vede cd copiati, la mafia, il quartiere fa una colletta per aiutarlo a sfamare i filgli. Sono relazioni complesse, C’è il dolce e l’amaro. Ed allora? Cosa deve fare per compiacere i benpensanti come te e me? mettersi a rischio? Dall’altra parte lo stato non esiste. Non esiste nessuno che il giorno dopo si prenderà cura di lui o della sua famiglia. Non siamo tutti eroi. Io per esempio non metterei mai a rischio mia figlia per compiacere una telecamera.
      Voglio bene a Stefania, fa un ottimo lavoro, ma questa stessa insistenza avrebbe dovuto applicarla intervistando polizia e carabinieri, chiedendo loro come pensavano di aiutare e supportare adesso quegli imprenditori perché quel Pub possa venire aperto indipendentemente dal fatto che sia o meno remunerativo. L’apertura di quel pub è un gesto importate dello stato, un segnale da mandare a quelle persone giustamente impaurite, perché conoscono, per viverla tutti i giorni, la brutalità della mafia.
      Troppo facile per noi, arrivare da fuori e dare giudizi.
      Allora la prossima volta prima di contribuire a diffondere l’immagine da cartolina falsa ed improbabile dei bassifondi di Palermo, prova a riflettere ed aiutare a riflettere chi ti legge. Perché il compito di chi scrive ed ama scrivere è offrire altri punti di vista ed allargare il piano della riflessione.
      Guardando quella gente impaurita, stanata da una telecamera violenta che non risolve i loro problemi quotidiani, ma li complica, osservando la dignità con la quale hanno provato a non essere fenomeno da baraccone, evitando un argomento per loro pericoloso, cercando di essere evasivi e non violenti, cercando di proteggersi senza aggredire. Beh guardando questo video viene da pensare che per fortuna i palermitani sono anche così.

    3. qual’è il reale motivo perchè quel pub debba essere aperto?…..e perchè mai i brutti sporchi e cattivi debbano essere sempre loro e non quelli che impunemente con lobby di potere (vedi agenzia beni confiscati,formazione,sanità,comunicazione etc…)si assicurano stipendi mensili con cui le famiglie di borgata vivrebbero un anno? ….milioni di euro nelle tasche di quella palermo bene che dagli anni 80(ma da sempre qui da noi…) esercita un dominio e sfrutta l’ignoranza e la povertà..La repressione non basta occorre l’esempio distruggendo i privilegi di una classe dominante ,di un sistema politico-economico-mafioso ma….non accadrà. seguiranno commenti su commenti e…e quel pub non si aprirà mai se non per imprenditorialmente parlando..fallire.In qualunque caso Stefania ,GRAZIE per la tua bravura ed il tuo coraggio.

    4. E” valido anche per la Vucciria o altri luoghi della città….”Se si aiutasse chi ci vive ad esprimere tutte le sue potenzialità, ad amare ciò che ha intorno, a ribellarsi a quattro orchi, a sentirsi parte integrante della città? Se chi vive appena più in là sentisse Ballarò come un pezzo della propria anima, un patrimonio, anziché un problema? Non servono soldi, ma buona volontà. Non servono chiacchiere, ma la politica, quella vera. Sandra Figliuolo(blog DiPalermo)

    5. e quindi? e poi? la soluzione braccia di ferro: una nuoava pavimentazione anche al ballero. vasi di plastica. zona pedonale. proggetto di yoga. tutto, ma solo mai m-a-i amore.

    6. Apprezzo molto ila lavoro svolto dalla Petyx la concordo con quanto detto dal sig. Callea.

    7. Quoto in toto il commento del Sig. Callea.
      Ma credo che bisogna aggiungere qualcosa su «I palermitani sono tutti così»
      Intanto non sono solo i palermitani o i siciliani a dire:
      «Io non c’entro», «Io non so nulla», «Io non sono di qui»
      Basta guardare in un qualsiasi TG le interviste fatte, in una qualsiasi parte d’Italia, in prossimità dei luoghi dove sono accaduti eventi delittuosi/criminali/ mafiosi, e sentire le medesime risposte degli intervistati.
      Ah! ma niente niente! sono palermitani/siciliani emigrati in quei luoghi?
      Troppo facile criticare chi non parla.
      Ma il palermitano/siciliano ha ben capito, da ormai parecchi secoli, che farsi gli affari suoi è la cosa migliore che può fare per sè e la propria famiglia.
      Non lo fa per aquiescenza, ma perchè lo STATO non ti assiste, non ti aiuta, non ti protegge e in ultimo ti abbandona.
      Finchè non avremo uno Stato forte radicato nel territorio i palermitani e non continueranno a girare la testa d’altra parte.
      Tutto ciò farà storcere il muso a tanti, ma naturalmente a debita distanza!

    8. Evidentemente nessuno si aspettava che gli intervistati facessero i nomi dei possibili sospetti. Ma una parola generica di critica nei confronti di un gesto criminale non li avrebbe certo messi in pericolo di ritorsioni ed invece la solita disgustosa pantomima del “nenti sacciu”.

    9. Buongiorno, condivido totalmente il commento del sig. Callea, nel quale vedo pienamente rispecchiato il mio pensiero e, ritengo, quello di tanti palermitani innamorati e orgogliosi della propria città, purtroppo, troppo spesso, denigrata da banali luoghi comuni e da certi inutili servizi televisivi.

    10. Sinceramente trovo agghiacciante un servizio del genere, agghiacciante per la reazione dei palermitani davanti le telecamere, agghiacciante per la presa di posizione dell’imprenditore che dice che lui non vuole fare il paladino, agghiacciante perchè si parla dicendo che la mafia c’è perché non c’è lo stato, e poi però a Ballarò hanno paura degli “sbirri”, e dello stato, quindi???
      Capisco la gente che ha paura, capisco la gente che con questi pezzi di merda ci deve convivere, ma non vorrei che a forza di conviverci ci diventi amico, che a forza di tollerare la prepotenza, ne diventi complice, la verità sta sempre nel mezzo, ma io non avrei fatto un servizio così. primo perché cosi hai fatto vedere all’Italia che palermo è ballarò, e poi perché non hai valorizzato il messaggio che volevi mandare, ovvero che la mafia è sbagliata e che si deve poter combattere con la presenza sociale dello stato, e non con la presenza della polizia.
      posso sempre sbagliare ma io la penso così.
      Sinceramente, seduto sulle balate, vostro.

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