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lunedì 25 nov
  • Dobbiamo dirci fieri di essere “panormosauri”

    Ci sono alcuni temi che fanno parte dell’attualità palermitana che non è dato poter trattare serenamente, ovvero senza dividersi in due agguerrite fazioni contrapposte e che si urlano contro (anzi picchettano sulle tastiere e sugli schermi degli smartphone) con la bava alla bocca e le pupille sbarrate. Ad esempio il tram, le isole pedonali, l’anello ferroviario.

    Ritengo questa difficoltà di dialogo molto lontana, ahimé, dalla democrazia e vorrei analizzarne alcuni aspetti.

    Così come i manichei riducevano tutto a Bene e Male, principi assoluti in contrasto tra loro, le nostre fazioni urbane ritengono di potersi identificare col Bene e di avere di fronte il Male assoluto. Facendo un esempio concreto il solo fatto di aprire un cantiere viene identificato con il Bene, un segno del progresso che passa da quello scavo. Non importa se il percorso o i tempi del tram possano apparire a qualcuno irrazionali, se le isole pedonali rimangono vuote per una parte consistente della giornata, se non è stata pensata alcuna alternativa alla chiusura per i negozi che si sono trovati nella via di una fermata dell’anello, se la letale concomitanza tra i lavori in corso e le pedonalizzazioni in assenza di un trasporto pubblico efficiente crea oggettivi problemi: chi osa sollevare un dubbio è certamente il Male, un “panormosauro”, un “nemico nella contentezza”, uno “sfasciallitto”, un “troglodita”, uno che “senza macchina non fa nemmeno cento metri”, che non riesce a vedere che il cantiere porterà alle magnifiche sorti e progressive. E manicheisticamente tertium non datur tra una cosa fatta e una cosa non fatta, poco importa se ciò che il timido manifestante dissenso chiede è una cosa fatta bene, evidentemente un output che a Palermo non va neanche immaginato.

    L’intolleranza di chi non vuole sentire le ragioni altrui porta anche ad effetti quasi comici quando emergono le fazioni all’interno dei “fautori del Bene” stessi. Un esempio è quello dei “ciclisti del Bene” che vomitano bile contro i “pedoni del Bene” che nelle aree pedonali osano mettere un piede nella pista ciclabile: il massimalista deve sfrecciare!

    Gli “illuminati” (autoproclamatisi tali) che hanno compreso quale sarebbe il Bene per Palermo, ringalluzziti da un Orlando che prova a mascherare le gravi carenze della sua amministrazione incolpando i palermitani di inciviltà a ogni pie’ sospinto, si sono trasformati come i mitici meganoidi in “opliti del bene”. Nutriti dal web inneggiano alla nuova divinità, la Mobilità prossima ventura, e ritengono di avere la missione della παιδεία, l’educazione dei “panormosauri” (avrete letto anche voi e persino ripetuto questa ridicola etichetta, il modo in cui i panormosauri radical-chic chiamano gli altri palermitani). Come dei novelli (finti) antimafiosi provano a mascarìare chi non la pensa come loro attaccando un’etichetta senza averne titolo.

    Eppure non dobbiamo lasciarci intimorire da chi ci chiama panormosauri, è soltanto una tecnica retorica (e neppure troppo raffinata), un argomentum ad hominem, una manovra diversiva che consiste nell’attaccare chi solleva il dubbio perché discutendo nel merito del dubbio potrebbe emergere la sua forza argomentativa.

    Se a essere chiamati panormosauri sono coloro che sono favorevoli a mezzi di trasporto alternativi alle auto ma che seguano percorsi razionali dedotti dai flussi di spostamento all’interno della città invece che dettati da motivazioni utopistiche dobbiamo dirci fieri di essere panormosauri.

    Se a essere chiamati panormosauri sono coloro che sono favorevoli alle pedonalizzazioni ma che chiedono di pedonalizzare davvero e non transennare e mettere quattro vasi in strade che mantengono l’asfalto per lasciarle invadere da abusivi che le trasformano in suk del degrado, di seguire un progetto coerente che passi dalla realizzazione di iniziative di animazione e dal concerto con le associazioni di categoria per l’apertura di nuove attività che seguano una logica, di rendere le aree raggiungibili con un trasporto pubblico efficiente simultaneamente alla chiusura, di fare marcia indietro se un’area pedonale è stata creata ma non viene fruita dobbiamo dirci fieri di essere panormosauri.

    Se a essere chiamati panormosauri sono coloro che non abitano né lavorano in centro o dentro l’isola pedonale come chi li critica, che non hanno alternativa per raggiungere il lavoro puntualmente e per tornare a casa entro mezzanotte e che non possono andare in bicicletta, né con un mezzo pubblico perché non passa o non passa in un tempo ragionevole dobbiamo dirci fieri di essere panormosauri.

    Se a essere chiamati panormosauri sono coloro che ritengono che molti lavori potrebbero essere svolti di notte e nei festivi, che non sia possibile abolire la viabilità attuale in nome di una viabilità futura (è ciò che sta avvenendo con la simultaneità dei cantieri e delle pedonalizzazioni), che ci sia una via più razionale di quella che ha portato in alcuni punti a murare in casa la gente per farci passare davanti una rotaia e che bisognerebbe scusarsi per il disagio dobbiamo dirci fieri di essere panormosauri.

    Siamo orgogliosamente panormosauri, sì, ma chiamateci se volete cittadini ragionevoli.

    Palermo
  • 11 commenti a “Dobbiamo dirci fieri di essere “panormosauri””

    1. bello sto pezzo, Siino, mi piace assai, comunque, penso con sconforto a tutti quei ” puri di cuore” o in alternativa ” radical c ” ( “c ” che però non sta per “chic” ..ma…sciogliamo le briglie all’immaginazione) che, invaghiti del mito del superuomo di nicciana memoria, e nostalgici di remote e definitivamente sfiorite ” primavere” hanno avuto un sussulto di vitalità e lo hanno rieletto, mischinazzi…dubbi non ce ne sono: ogni popolo ha il governo che si merita, purtroppo è speculare! quindi cadono le braccia, e non solo, nel constatare non tanto la scelleratezza della presente amministrazione, quanto quella dei suoi elettori. del resto, la gente ragionevole è sempre stata una minoranza da che mondo è mondo.
      firmato: tua affezionata Panormosaura 🙂

    2. per me panormosauro significa tutt’altro…e quindi sto pezzo non ha molto senso ma forse sbaglio io che sono radical shit (visto che non avete il coraggio di scriverlo lo faccio io..).
      Credevo fossero definiti panormosauri quelli che per interesse personale vogliono mantenere lo status quo di Palermo trovando un motivo per criticare qualunque cambiamento, quelli che mettono il proprio tornaconto davanti al bene comune, quelli che preferiscono mantenere le proprie sporche abitudini per lagnusia piuttosto che fare un minimo in più per migliorare la situazione di tutti.
      Mi sembra solo un bruttissimo discorso per giustificare i panormosauri…

    3. @zibibbo
      Forse in origine era questo il significato della parola “panormosauro”, ma ultimamente viene estesa anche a chi fa presente che non basta la bella idea, ma va anche organizzata bene. Il progresso portato avanti ad muzzum vanifica la bellezza delle intenzioni e genera mediocrità.
      Mi sbaglierò, ma chi sa vedere solo il bicchiere mezzo pieno, probabilmente, non solo non ha avuto la possibilità di esperire il bicchiere mezzo vuoto, ma non ha intenzione di ascoltare chi invece ci fa i conti ogni giorno. Non solo, la prassi ancora peggiore che viene perpetrata è di additare quest’ultimo come lamentoso, ignorante ed egoista, relegandolo all’infima categoria di “panormosauro”.
      Forse, a mio modestissimo parere, è più “panormosauro” chi si compiace delle cose fatte in maniera mediocre (purché siano fatte), piuttosto che chi ne evidenzia le lacune.

    4. Mamma mia che retorica! Mischiare affannosamente decine di argomenti diversi per poi rivendicare cosa?
      Certo che ci vuole coraggio ad accostare il termine “panormosauro” a tutte queste cose. A me sembra vittimismo di coloro che si sentono in minoranza.

    5. Grazie Giusi.
      Zibibbo per me siamo tutti panormosauri. Stai incarnando perfettamente il tipo descritto nel post che chiama gli altri panormosauri. Non sono comunque io a provare la risemantizzazione.
      Alamisia non avrei saputo scriverlo meglio di te.
      Pippo Sangeli anche tu cadi nel trucco retorico dell’argomentum ad hominem. Per il nostro vittimismo ci pensa lo psicologo, ti prego di entrare nel merito e, se puoi, di confutare.

    6. Quindi chi usa l’appellativo “panormosauro” è un “radical chic”. Praticamente si fa la stessa cosa di cui si accusano gli altri: anche etichettare come radical chic è un modo (decisamente non troppo raffinato) per vincere facile ignorando le argomentazioni della parte opposta, Tremonti docet.
      Il problema non è sollevare dubbi, o volere che le cose siano fatte meglio. Ma devo essere sincero, mi sembra che si tratti di scuse per tornare allo stato precedente. Se si evidenziano le lacune nell’attuazione delle pedonalizzazioni, e si pretende che siano fatte meglio, non solo con fioriere ma rifacendo la pavimentazione delle strade per esempio, penso che possiamo soltanto essere tutti d’accordo. Però se si dice “io le voglio le pedonalizzazioni, assolutamente, però le voglio molto meglio di come sono fatte, cosí non mi piacciono quindi riapriamo la strada alle automobili”, semplicemente non è vero che si vuole la pedonalizzazione (neanche ben fatta). Il discorso di fondo mi sembra questo, poi magari frantendo io.
      Mi è anche dispiaciuto leggere che sarebbe comico che i ciclisti si arrabbino con i pedoni che invadono la pista ciclabile. In una pista ciclabile è diritto dei ciclisti che non ci siano pedoni, è così difficile rispettare un diritto altrui? Non c’entra niente il volere “sfrecciare”, ma un ciclista anche senza sfrecciare ha un andamento diverso da un pedone, cosa costa non mettere i piedi sulla pista?

    7. MarcoC nì: sì però sarebbe un “fallo di reazione” alla Valentino contro Marquez; no perché radical chic per me non ha un’accezione negativa, mentre chi dice panormosauro lo fa per screditare l’interlocutore nella mia esperienza. A parte dire radical-chic comunque entro nel merito quando parlo del fatto che l’etichetta viene usata per spostare il discorso dall’obiezione all’obiettante.
      Farle meglio le pedonalizzazione può anche significare riaprire dove si è sbagliato (pensiamo all’esperimento della Favorita che tanti disastri ha causato o parliamo di corso Vittorio Emanuele che al momento non mi pare stia andando benissimo). Sia la razionalità la guida. Non la pedonalizzazione in quanto principio positivo per definizione.
      A me fa sorridere la questione dei ciclisti vs. pedoni, non è mia intenzione offendere la sensibilità di nessuno dei due gruppi comunque.

    8. Per ordine: capisco che il radical chic in questo caso è usato per reazione, ma la stessa cosa si potrebbe dire per panormosauro, e così possiamo andare indietro etichetta per etichetta e non ne usciamo più.
      Sulla pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele ho risposto nell’altro post, ma ripeto: non è soltanto una questione di persone per strada. La circolazione di auto nel centro storico rovina i monumenti: penso alle povere chiese di Sant’Anna o di Santa Ninfa, o ai Quattro Canti usato come incrocio trafficatissimo, con conseguente annerimento da gas di scarico e polveri sottili. Per questo per me la pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele è un successo epocale, a prescindere dal numero di persone che lo frequentano ogni giorno, dato che è si tratta di una delle strade più monumentali che abbiamo. Poi anche qua, si può sempre migliorare: se si desse il permesso di passare in automobile a chi ha la necessità (vera e provata) di passarci per andare a casa o per andare a lavoro sarei d’accordo.
      Per il discorso ciclisti vs. pedoni, non scrivevo per il fatto in se, non è questione offendere l’uno o l’altro gruppo. È che a Palermo fa ancora da padrone il concetto per cui tutti abbiamo la deroga a fare un’innocente violazione dei diritti degli altri. Si mette un piede sulla pista ciclabile e si dice “vabbè, che sono esagerati, che ci vuole a scansare”, si posteggia in doppia fila e si dice “quante storie fate, sono stato due minuti, tempo di comprare il pane”, e così via (salvo poi arrabbiarsi a morte quando il torto è commesso da altri). Tutte queste cose sono violazioni di diritti altrui, per questo ho scritto che mi dispiaceva la parola “comico” usato per i ciclisti che si arrabbiano perché non viene rispettata una regola.
      Per chiarezza, non ti sto accusando di dire che non rispettare diritti altrui sia giusto. Penso sia solo una leggerezza, ma sintomo di un pensare molto comune e molto sbagliato a cui nemmeno facciamo caso (sono sicuro di esserci cascato anch’io a volte).

    9. Condivido i concetti espressi dal Dr Siino;
      anche se io non sono un panormosauro, ma un palermitano doc.
      Comunque, è degno di nota il fatto che in uno dei suoi commenti il Dr Siino chiami AlAmisia l’utente AlEmisia !

    10. Concordo su quanto ha scritto molto bene Tony. Il vero problema è la mancanza totale di argomenti da parte dei fondamentalisti orlandiani: che aspettino qualche riconoscimento?

    11. Condivido in pieno ogni tua parola. Sembra che l’ho scritto io!

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