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domenica 22 dic
  • Rosalio come Instagram, Palermo attraverso i filtri

    Rosalio è stato il primo vero sito locale. Prima non c’era nulla. Era ed è rimasto per qualche anno la prima e unica voce che raccontasse Palermo sul web. E non la narrava in un modo qualunque, non la dipingeva con i colori scelti da un solo autore, secondo la concezione dei primi anni duemila, del “blog come diario personale”.
    È stato uno dei primissimi blog multiautore in Italia, nello stesso anno nasceva in America l’Huffington Post.
    Restituiva la città ai lettori, oggi diremmo, vista attraverso dieci filtri, tipo quelli di Instagram.
    Dieci voci molto diverse, che credevano nel progetto, coinvolte dalla passione e dalla competenza di Tony.
    Io lo ammiro. Perché è tenace e spesso la forza delle cose gli dà ragione. Lo ammiro perché non molla mai, nonostante questa città talvolta ce la metta davvero tutta per metterti KO. Certe volte con cazzotti in faccia, di quelli che ti lasciano stordito per qualche secondo, altre volte lentamente, vediamo chi vince.
    Mi parlava di Rosalio prima di metterlo al mondo, mentre si sorbiva le mie paranoie e i miei dubbi sulla tesi di laurea. È così che ci siamo conosciuti, era l’assistente della mia prof. Poi siamo diventati amici. Mi ha convinto a entrare nel gruppo degli autori e ne ero davvero orgogliosa. I miei post sulla vita mondana di Palermo piacevano molto ad alcuni e per niente ad altri, perché Rosalio veniva percepito da qualcuno come uno spazio votato esclusivamente all’impegno civile. Chissà perché. Raccontare di feste, di inaugurazioni, di eventi e di tutto ciò che di bello accadeva, in una città in cui molte cose non funzionavano, non era ben visto da tutti. C’è spazio per una pluralità di argomenti, la città è anche questo, rispondevamo ai commentatori più accaniti, ma no, non andava bene. Rosalio doveva occuparsi di lotta e di denuncia. In quell’occasione ho sperimentato sulla mia pelle il cyberbullismo, ho provato a ignorare i troll e ho imparato a trollare i troll. Ciò che accade oggi sui social network, prima aveva luogo nei blog. A un certo punto, come i virus che diventano resistenti agli antibiotici, i troll avevano imparato a offendere senza violare la policy. Nonostante una moderazione impeccabile, hanno vinto loro e io ho mollato.
    Tony per primo mi ha “insegnato il web” e già dieci anni fa mi diceva che il Titanic della stampa si sarebbe schiantato, quando le orchestre pantagrueliche dei gruppi editoriali intonavano Too big to fail e frastornate dalla loro stessa musica, non ascoltavano i rumori del tracollo.
    Mi ha insegnato a pensare in prospettiva, si arrabbiava – e tutt’ora lo fa – quando mi sento “piccola”. Non si tratta di megalomania, ma di attitudine positiva, di limare l’intuito, di proiettare le potenzialità al di là delle proprie paure. Alla base di tutto c’è sempre stata da parte sua una preparazione capillare e solida. È sempre stato il primo della classe, ma senza fartelo pesare.
    Io me ne sono andata qualche anno fa, prima a Milano, poi a Roma. Lui no. Lui viaggia spesso per lavoro, ma fa base a Palermo e la sua competenza è una risorsa estremamente preziosa per questa città. Tony ha cercato e cerca di fare innovazione in un luogo immobile. Adora provocare, pungolare ed esprimere sempre ciò che pensa, certe volte può pure risultare antipatico: vuole che le cose funzionino, sa che è possibile. È coraggioso e fra la verità e le pubbliche relazioni, sceglie sempre la prima. In qualche occasione questo gli sarà costato? Credo di sì. È cambiato? Ovviamente no. È riuscito a far smuovere qualcosa? Sì, in più di un’occasione e se a Palermo c’è un po’ di cultura digitale, lo si deve soprattutto a lui. Complimenti, Tony. Tanti auguri Rosalio. Ci vediamo fra dieci anni!

    Palermo, Rosalio
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