La “minna” dell’Acquasanta e il silenzio della bomba
L’avvocato del foro di Palermo Marcello Marcatajo, che dalle intercettazioni si autodefiniva la “minna” (il seno) da cui i mafiosi attingevano quando avevano bisogno di denaro, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti agli inquirenti in ordine ai fatti che l’hanno condotto in carcere lo scorso 12 gennaio quando, all’alba, i finanzieri del nucleo speciale di Polizia valutaria hanno suonato al campanello della sua villa di Mondello per arrestarlo con l’accusa di riciclaggio aggravato dal favoreggiamento alla mafia. Secondo gli inquirenti, infatti, il civilista palermitano avrebbe curato gli affari immobiliari del clan mafioso dell’Acquasanta attraverso l’acquisto e la vendita di appartamenti e ville dei costruttori Graziano, per l’attuazione di una serie di operazioni finalizzate ad evitare che i beni della stessa famiglia venissero sequestrati. Continua »
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