Quel servizio così pessimo nei ristoranti e nei locali di Palermo
Frequento ristoranti, pub e bar e sto sviluppando una insofferenza sempre più forte verso un aspetto dell’attività di somministrazione di alimenti al pubblico che sembra non esistere per molti: il servizio.
Sì, cari gestori, non basta portare cibo e bevande ai tavoli o al banco, ci sono altre cose che andrebbero prese in considerazione e risolte. Provo a elencarle.
- L’accoglienza
Quando si entra in un bar raramente il banconista saluta; nei ristoranti spesso si rimane in piedi senza alcun riferimento e bisogna cercare la persona che gestisce i tavoli. In un locale di piazza Sant’Oliva c’è la lista attaccata alla porta, si arriva e devi scrivere tu il tuo nome. A volte si rimane in attesa e, immergendosi nel tuo smartphone per passare il tempo, il locale si svuota e i camerieri non ci pensano neanche a chiamarti perché puoi sederti. - Il menu
Una volta seduto il menu tarda ad arrivare (un gestore che ha lavorato in Inghilterra mi ha detto che gli imponevano che entro tre minuti i suoi clienti dovevano avere una bibita al tavolo), non sempre è chiaro né è disponibile una versione in inglese. Ogni tanto si vede qualche rara indicazione degli allergeni e degli alimenti surgelati. La lista dei fuori menu viene declamata quasi sempre su richiesta. - La lentezza
Mi pare evidente che in alcuni casi l’abitudine dei clienti di non prenotare e quella dei gestori di fare overbooking provochino attese insostenibili e comunque i locali pieni sono complessi da gestire. Ma in alcuni casi il sottodimensionamento dello staff è intollerabile o c’è soltanto cattiva organizzazione. Sogno da tempo di deportare per uno stage di un giorno i camerieri palermitani a l’As du Falafel di Parigi, dove ho visto all’opera una superba organizzazione dei tavoli basata su una riduzione dei passaggi tra sparecchiamento e apparecchiamento e su una lavagnetta (che mi ha ricordato la metodologia agile) dove un gestore della sala aveva tutto sotto controllo. - La cortesia
Ragazzi non mi state facendo un favore. Sono un cliente, ho facoltà di scelta. Se mi trattate come se dovessi ringraziarvi probabilmente non tornerò. Se mi lanciate il piatto o la tazzina pure. Se mi fate cambiare posto mentre mangio un antipasto perché vi siete incasinati coi tavoli pure. Mi viene da pensare ai paesi esteri in cui i camerieri non sono pagati e guadagnano con le mance e da fare una proposta ai miei amici ristoratori: non pagate più i camerieri! Magari se dovessero guadagnarsi la mancia sarebbero più gentili… - Oltre alla prima cosa che mi servite c’è di più
In alcuni casi dopo che arriva l’ordinazione il cliente diventa trasparente. Non viene proposto un dolce, un caffè, un amaro. Con perdita di potenziali guadagni (quindi cattiva gestione). In un caso ho fatto un conto per una intera settimana al proprietario del locale dove andavo per pranzo di ciò che avrei potuto spendere se solo mi fosse stato chiesto se volevo altro. Ha perso almeno una ventina di euro, che moltiplicato per tutti i clienti su’ picciuli. - Il cliente ha sempre ragione (se non si fa torto)
Se mi sono lamentato ad esempio perché avete esagerato con la cipolla o ne avete combinata qualcuna e persino se non avevo un motivo sorridete, ringraziate per il feedback, fate un piccolo sconto o un omaggio. Il favore lo fate a voi; magari chiuderete qualche mese dopo.
Capita anche a voi? Scrivete nei commenti le vostre esperienze!
Le recensioni spesso riguardano soltanto il fatto che si mangi bene o male. Cominciamo a pretendere un servizio di qualità?
Ho vissuto parecchi anni al nord e queste differenze si sentono tantissimo (si lo so è una generalizzazione, ma statisticamente ha un valore), È TUTTO VERO!!! aggiungerei anche la snervante attesa del conto!
A volte devi tirargliele con le pinze le pietanze, i contorni, i dolci, la frutta, gli amari, se fossero costantemente proposti sarebbero sicuramente picciuli.
Al nord tra l’altro ho notato che proprio questi “complementi” al pasto erano decisamente cari, proprio perché se li ordini su spinta del cameriere NON guardi o non puoi più guardare il prezzo dal menù .
Questo è l’opposto e neanche molto corretto, però se fa parte di tutto un contesto di attenzioni al cliente, ci può stare!
Odioso anche notare come gli abituè ricevano cure, tempo e attenzioni particolari e l’ospite “ordinario” il minimo sindacale.
Tristemente è vero …. Spesso mi è venuta la voglia, mentre saluto unilateralmente il gestore/proprietario/capoccia di dire scusatemi se vi ho disturbato.
ma le eccezioni ci sono …. In un locale giovane condotto da tre fratelli appassionati del loro lavoro, uno di loro mi disse che il suo professore all’Alberghiero gli ripeteva sempre che il termine Ristorante è legato all’arte di ristorare, di far star bene l’ospite, questo è tutta l’attenzione prestata a me e a tutti gli altri tavoli mi colpì tantissimo, non so se posso citare il locale ma cercherei di fronte il Palazzo del Conte Federico ….. Nei fondaci!
Venite al nord. Palermo e la Sicilia sono al top per gentilezza e cortesia. Tanti amici del nord sono rimasti basati ma in positivo. E tutti o quasi hanno affermato “dai noi al nord non sarebbe mai successo”.
ohhhh
Il problema di base sta nel fatto che il personale, che sia di sala o bar, non è preparato ne adatto a questi lavori. Se esiste una scuola per queste professioni, un motivo ci sarà. Nel 99% dei casi chi serve ai tavoli o al bar ha semplicemente ‘trovato’ quel lavoro…magari neanche gli piace stare tra la gente…e magari prima faceva altro e farà ancora altro perché non ha terminato gli studi.
Nella ristorazione deve lavorare chi ha SCELTO di farlo e quindi consapevole di ciò che significa. Dall’altra parte se il gestore di un locale paga stipendi da fame, non potrà mai avere ‘professionisti’ in sala o al bar.
Sono pochi i casi di chi non ha una preparazione ‘tecnica’ ma la passione e l’amore per il contatto con il pubblico lo ha portato ad essere lo stesso un professionista!
miiii tanuzzu, cietto che cu st’aitticolo 2 cuose si capisciunu: 1) chi sì sfacinnatu picchì giri siempre bar e tavienne 2) chi c’hai a pila pì darici picciuli a tutti sti cuose inutili!!!!
Sient’ammia, lassa stari tutti sti ristoranti e pubb e quannu a niesciri poittati ri casa na biedda mafalda cu na cutulietta ri puocco e na vaschietta ri pasta cu fuoinno, chi manci sanu, t’inchi u panzuni e sparagni puru picciuli!!!! E si ppì caso tu sì unu ri chiddi chi vann’o pubb pì farici impressione ai fimmine, talè, lassa stari e calati invece i causi e ci ffa abbidiri u caliaturi, ch’ai fimmini ci piace chiossai!!!!
comunque, si propriu c’aggiri ò ristorante e ti trattano ch’i peri, prima ci manni pì direttissima na bedda sputazzata nta facci a sti cagnoli accussì si lavano e si fannu puru u sciampu. e poi, s’un basta, niesci u cutieddu e c’u fai abbidiri: u seivizzio migliora subbito, tu ricu io!!!!
Perfettamente d’accordo! Scortesia, intolleranza e poca professionalità. Che falliscano se questo è il loro modo di lavorare! Potrei aggiungere un noto supermercato della mia zona che pare aver imposto al proprio personale il “non saluto”. Entri salutando ad alta voce (di proposito) e le tre persone alla cassa ti ignorano!!! Non fosse che la cosa capita regolarmente con tutta la gente che conosco penserei che forse sono io a stargli sui cosiddetti. Il bello che ho testato la cosa più e più volte. Supermercato Prezzemolo & Vitale di fronte al carcere Malaspina comunque. Adesso che li ho citati che succede? Mi denunciano per diffamazione perché ho detto che non salutano? Che ci provassero! Il mio avvocato se li spolperebbe!
Dopo 40 al Nord tornare a vivere in Sicilia e constatare tutto quello che menzioni nel tuo articolo mi ha delusa. La Sicilia è rinomata per l’accoglienza ed il calore dei siciliani ma proprio nei posti dove più dovresti trovare queste cose non si trovano o si trovano raramente. Purtroppo è una caratteristica che non trovi solo nei locali ma anche nei negozi dove sembra che ti facciano un favore a farti entrare e se le commesse stanno parlando tra loro non devi osare disturbare … Speriamo che prima o poi le cose cambiano e … viva sempre la nostra Sicilia nonostante tutto.
Sono d accordo a metà…
Per me il pesce puzza sempre dalla testa.Mi spiego meglio
Se il titolate è scarso, tascio, maleducato e quanto altro, non avra mai idea di cosa significhi gestire una qualsiasi attività commerciale.
La scelta di un buon personale è alla base di un pub o ristorante…
Se assumo pinuzzu U tasciu perché mi fa risparmiare, ho già perso in partenza….
Il locale lo fa il personale che ci lavora…
Il compito del gestore è saper fare questo, ma spesso non è così…
Purtroppo non esiste il sistema perfetto. Odio il sistema delle mance, per almeno tre motivi: 1. mi sembra di fare l’elemosina, non mi sembra dignitosa per il cameriere, 2. odio l’idea di un atto di liberalità che diventa obbligatorio “perché si usa così” – se non ti conformi devi discutere con tutti i camerieri in OGNI locale in cui vai, dopo un po’ ti arrendi, posto che non ce l’hai personalmente con nessuno di loro, 3. questa cosa della mancia può innescare due reazioni opposte nel cameriere, entrambe fastidiose:
Scenario 1. Il cameriere (ma più spesso la cameriera) continuano a venire continuamente al tavolo, interrompendo qualsiasi conversazione tra i commensali per chiedere se va tutto bene e/o si vuole qualcos’altro. Due situazioni paradossali non troppo rare: ti ha appena portato da mangiare, va via, ritorna dopo letteralmente 20 secondi per chiedere se la pietanza è di gradimento, pur potendo notare che ancora le posate non sono state sollevate dal tavolo, per cui in quei 20 secondi non hai avuto ancora avuto modo di assaggiare la pietanza; oppure hai ordinato una birra, ce n’è ancora più di metà nel bicchiere, lei viene e ti chiede se ne vuoi un’altra…
Scenario 2. La cameriera (ma più spesso il cameriere) non ti calcola neanche di striscio. D’altronde, quando la mancia diventa obbligatoria, la sua efficacia diminuisce.
A testimonianza dell’annosità del problema, c’è un intero campo di ricerca scientifica sull’argomento (https://scholar.google.com/scholar?q=tipping+service+quality&btnG=&hl=en&as_sdt=0%2C22) che dibatte sulla relazione tra mancia e qualità del servizio. A quello che so io, l’evidenza finora è scarsa.
Interessante anche la composizione di genere nei due diversi scenari di comportamento dei camerieri, nei sistemi basati sulla mancia.
Nelle cucine dei grandi ristoranti internazionali, sulla porta che dà alla sala ristorante si può trovare la scritta “ON STAGE”…per ricordare ai camerieri che quando servono un cliente stanno recitando una parte, che deve essere interpretata in modo perfetto, come nel miglior spettacolo teatrale (lasciando da parte il proprio carattere e i problemi personali)
Perfettamente d’accordo. Tranne pochi casi l’impressione è sempre quella che a servirti ti stiano facendo un favore. La cosa più angosciante, inoltre, è non sapere mai dei tempi di attesa (sia del tavolo che dell’ordinazione) che possono variare dall’umore del cameriere o di chi c’è in cucina indipendentemente da quanta gente ci sia ai tavoli o se il locale sia pieno o meno. Insomma, saremmo anche la terra del sole e dell’accoglienza (che ci possiamo mangiare fritta o bollita, fate voi). Ma abbiamo tanto tantissimo da imparare in tema di servizi ai turisti (in questo caso nella ristorazione)
Siamo famosi altrove per la nostra accoglienza e la nostra cortesia, eppure siamo tra i peggiori (forse al mondo) nella fidelizzazione del cliente. Gli esercenti palermitani forse non hanno chiaro cosa significhi curarsi i clienti. Due famosi bar a Palermo hanno chiuso i battenti (chi dice per colpa della crisi, chi per colpa del tram…dicono. Non faccio i nomi per correttezza, ma uno si trovava in piazza a Mondello e l’altro in via Notarbartolo, penso abbiate capito tutti di chi si tratta). Secondo me non è un caso che in entrambi gli esercizi, appena entrati, veniva voglia di uscire e non certo di consumare. Nessuna attenzione al dettaglio, a quel quid in più (vedi la decorazione e le varianti dei gelati) che invitasse il cliente a consumare, per non parlare della scortesia dei banconisti, quasi ti stessero facendo un favore a servirti un bicchiere d’acqua. Via uno, via l’altro, poi c’è il passaparola e si perdono clienti.
Un altro caso è proprio nel salotto della città, bar frequentatissimo, specialmente da turisti, in via Principe di Belmonte (anche stavolta avrete capito di chi parlo) e forse il servizio più scadente che abbia mai avuto. Più volte mi è capitato di fermarmi a bere un caffè a il banconista, vedi la coincidenza, sempre incazzato, che sbatte piatti e tazzine nel lavabo, tre quarti d’ora per accorgerti che esisti, un’altra mezz’ora per servirti il caffè, con la stessa cortesia e felicità di uno a cui hai chiesto di aiutarti a trasportare il pianoforte per 7 piani di scale.
Per non parlare della professionalità dei titolari. Non mi è mai capitato di prenotare un tavolo per San Valentino (in un noto ristorante di via Giusti) e aspettare più di un’ora fuori al freddo (chiaro cado di overbooking) per poi decidere di spostarsi d’altra parte e piuttosto che ricevere le scuse del titolare sentirsi dire “perfetto, si è liberato un tavolo”.
Questi sono solo i casi più eclatanti, perché si potrebbe scrivere un libro sulla scortesia negli esercizi palermitani.
Grazie per i commenti, molti sono davvero interessanti.
Kiki mi chiedo se possa peggiorare con le mance qui.
Elena bella metafora, grazie
È purtroppo una dura verità. Vivo al nord da molti anni e tutte le volte che torni a Palermo noto questa simpatica scortesia, propria di molti esercizi commerciali. Ho sempre attribuito questa attitudine al fatto che lavoro nero=paga bassa=sfruttamento=scarsa fedeltà del lavoratore. Purtroppo però anche o gestori non hNno ben chiara la deriva verso cui vanno con i loro atteggiamenti. È indimenticabile per me un pranzo in un famoso ristorante di Mondello in cui avevo ordinato un primo con vongole e zucchine e mi arrivò lo stesso primo con i gamberi al posto delle vongole. Al mio stupore la risposta fu che avevano finito le vongole. Ora, a parte che finire le vongole se le hai in vetrina non è proprio plausibile, ma mi vorrai almeno far decidere se accettare il cambio o no? Un cliente nordico avrebbe quanto meno cacciato indietro il piatto. Io invece ho abbozzato ( e non lo farò mai più!). Ma non ci ho mI più messo piede.
Abito in Friuli da 10 anni e molti dei difetti della ristorazione palermitana elencati da Tony sono presenti anche qui. Quindi, capisco che il vostro faro è puntato su Palermo, ma vi assicuro che il pressapochismo, la scarsa organizzazione e anche la scarsa intelligenza di molti ristoratori (non di tutti, per fortuna!) sono cosa comune.
posso esprimere un mio modesto parere? concordo in tutto quello che citi nell’articolo..ed io il motivo lo so…perche succede questo..siemu lagnusi!!!!!!!!!! ni siddia puru a campari non ce nulla da fare tutta colpa della ns genealogia araba!!!
Dal tuo articolo risultano due cose, una chiarissima: non hai mai lavorato in un locale a Palermo; l’altra affatto chiara: ti stai rivolgendo ai camerieri o ai gestori?
Perché, vedi, fa un’enorme differenza!
Mentre sono assolutamente d’accordo con te per quanto riguarda le obiezioni che muovi in merito alla gestione di spazi, risorse ed eventuali ‘lamentele’, non vale altrettanto per quanto concerne il resto.
Lavorare in un locale a Palermo, per dieci ore di fila, sottopagati e sovraccaricati, credimi, spesso non consente di raggiungere la perfezione, che puoi avere riscontrato in altri luoghi, di altri paesi, con tutt’altro genere di realtà commerciali e, di conseguenza, altra tipologia di clientela.
Perché, vedi, a New York, un cliente non sognerebbe nemmeno di ‘intasare’ un locale nell’attesa di un tavolo, soprattutto quando questo ha evidenti esigenze di organizzarsi sulla base di prenotazioni, che vanno rispettate, nel l’orario così come nel numero dei posti. Non è raro, infatti, che una prenotazione per 5, diventi da 9 al momento dell’arrivo dei clienti e questo, con tutta la buona volontà, l’esperienza e la preparazione possibile, non si può realizzare se non con uno sforzo di ‘fantasia’ (il tetris dei tavoli).
Sono convinta, inoltre, che il cameriere che non si sofferma, nell’esatto momento in cui il cliente lo esigerebbe, a proporre altro o semplicemente ad accertarsi che tutto vada bene, sta occupandosi di altro (o di altri), il più delle volte, poi ci sta che non tutti abbiano doti spiccate da ‘venditori’, si intende.
Io, che nei locali di Palermo ci lavoro da un po’, ti garantisco che vorrei quanto mai che le cose funzionassero come all’estero (o al nord); che mi pagassero ad ora, che ci fosse la possibilità di avere turni nel rispetto di orari ‘umani’, che non ci fossero clienti che si aspettano il trattamento di favore, in quanto amici del titolare, che non dovessi perdere minuti preziosi a ripulire tavoli sui quali avete strappato in mille seicento pezzetti tovaglioli ed etichette della birra, ma soprattutto vorrei che si lavorasse col criterio della mancia obbligatoria (vincolato alla piena soddisfazione del cliente)!
Tu sei pronto, su un conto di 30€, a lasciarne almeno 36?
Tony, se anche l’introduzione della mancia obbligatoria forse non peggiorebbe le cose, non sono sicura che le migliorebbe… Credo sia più colpa dei proprietari/gestori che tollerano questo stato di cose. La minaccia di perdere il posto di lavoro per mancanza di professionalità, se attuata, sarebbe una minaccia credibile a Palermo. Evidentemente non viene attuata dal management, vuoi per noncuranza, o per ignoranza. Un po’ di training imprenditoriale ai nostri ristoratori probabilmente non farebbe male.
Oops… Ho fatto uno scivolone sul congiuntivo! 😛
L’autore dell’articolo non ha idea di cosa sia il mondo della ristorazione. Dalla mia breve esperienza ho imparato che il cliente palermitano crede di essere dio sceso in terra ogni volta che mette piede in un locale: gente che pretende che si stravolga lo schema di un locale solo perché vuole a tutti costi un tavolo diverso da quello disponibile, che venga servito dopo appena due secondi che si è seduto mentre il locale è visibilmente pieno, che si stravolga un piatto secondo i suoi gusti (se non ti piace prendi altro.. Non è obbligatorio), gente che pur trovando il locale strapieno ti chiede se ci sono tavoli liberi… Che faccio? Me li nascondo in tasca pur di non farti accomodare? Il posto non posso inventarlo… E quando ci si prova comunque è ovvio che il servizio ne risenta. La gente troppo spesso dimentica che il barista, cameriere, banconista sono delle persone e non degli automi. E molto spesso si lavora con turni massacranti, con poco personale che fa i salti mortali per fare al meglio il proprio lavoro.
Condivido l’articolo, ma in realtà pensò ci siamo stufati un po’ tutti di lavorare in questa società, in queste condizioni.
Chi all’interno del proprio studio/ufficio, chi dietro al bancone o in sala.
Chiaramente quelli che lavorano a contatto con la clientela lo danno più a vedere.
Succede lo stesso anche nei negozi.
Non dappertutto comunque, ci sono ancora posti dove andare è piacevole, posti nei quali tendo a ritornare.
Il problema dei ristoranti palermitani non é il servizio… Il problema sono le paste scotte e le mappazze che ti propinano….
Quindi, volendo ricapitolare velocemente articolo e commenti:
1. i clienti incolpano i camerieri per il cattivo servizio,
2. che incolpano i gestori per le pessime condizioni di lavoro,
3. che incolpano i clienti per le folli pretese.
[ripetere i punti da 1 a 3 a discrezione]
Pare quasi una canzone di Branduardi, o un delirio da allucinogeni, ma alla fine: di chi è la colpa?
finalmente scopro perche ho smesso di mangiare fuori…
L’articolo è una santa verità, ci sono rare eccezioni ma x il resto è tutto vero.
Si è ancora convinti che nella ristorazione si possa lavorare senza un’adeguata formazione..ma poi la cortesia.. vivo in Europa ed essendo abituato a salutare e dire grazie, quando mi trovo in un bar palermitano, igestori mi guardano strano.. come fossi un ficcanaso..
per fortuna ci sono anche realtà positive ma è raro. Amen
i gestori hanno anche le loro colpe in quanto alcuni danno una manciata di euro al personale e li fanno lavorare senza ritegno
@Atuccia
qui non si parla della poca educazione dei clienti ma della poca professionalità degli esercenti o dei loro impiegati. I turni massacranti non li fanno solo i camerieri, ci sono tantissime categorie di lavoratori che lavorano sotto stress e rimangono comunque professionali al 100%.
Se vedo che il mio banconista o cameriere è scontroso coi clienti o pensa ai suoi problemi personali durante l’orario di lavoro lo sbatto fuori a calci nel sedere e do il posto a qualcuno che è più contento di fare quel lavoro. Questa poca professionalità, mi spiace dirlo, l’ho trovata solo a Palermo.
forse dipende da certi complessi.Il solo termine cameriere qui al Sud viene considerato con disagio,mentre al nord viene visto come un qualsiasi posto di lavoro,quindi decoroso.Quando facevo il liceo ricordo di una famigliola ,padre,madre,figlia,che servivano ai tavoli di una gelateria,all’aperto.Ricordo che lavoravano in allegria.Venivano da Trieste.Non vi dico i commenti dei coetanei della ragazza.
Dunque chi esercita il ruolo di cameriere,qui al sud,potrebbe avere qualche demotivazione,
da cui un servizio non tanto soddisfacente.
il malcostume però non è circoscritto ai ristoranti/bar. Stessa musica anche in diversi punti commerciali. “Io dico sempre a sta gente: Ricordati che tu ci sei perchè io ci sono; se non ci sarò più io non ci sarai più nemmeno tu!” se avete capito la metafora…
Purtroppo tutto vero…
A mio avviso la questione, tralasciando l’ignoranza, l’ncapacità, la presunzione, l’arroganza, l’inciviltà che si tocca con mano quotidianamente a Palermo dappertutto, dicevo la questione è semplicemente legata al vile denaro.
Se i camerieri, nel caso specifico, anzichè ricevere paghe da fame potessero essere messi in regola ed avere ciò che gli spetta, magari commisurando tale valore al loro rendimento reale, probabilmente…probabilmente avrebbero un approccio del tutto differente.
Comprendo perfettamente che viene spontaneo criticare e avere una pessima opinione di chi è la prima linea, ma io credo che le vere colpe stiano in coloro i quali vogliono fare impresa, senza regole.
Solo in un contesto di legalità e di regole certe, il mercato può funzionare…viceversa, ed è quello che accade a Palermo, la qualità e tutto il resto si va a fare benedire!!!
Qualunquismo allo stato puro.
Ci sono professionisti e ci sono improvvisatori. Si può scegliere quali locali frequentare e quali no.
vabbe’
ed a me’
chi me lo dice dove stanno i professionisti ?
e se invece vai in un locale con uno staff di professionisti? Gestore, cuochi e camerieri? cibo impeccabile, prodotti di prima qualità? poi ti lamenti del conto?
@francesco
Chiedi in giro, se uno lavora bene di solito si viene a sapere ( e viceversa se un locale è impestato, ti trattano come nel proverbiale film di Lino Banfi, e ti danno da mangiare roba che il gatto rifiuta, di solito si viene a sapere anche questo).
Poi, consigli o no, provi, ti farai una idea.
Alla fine, scegli.
E se alla fine ti trovi bene e ti lamenti del conto…forse è meglio se stai a casa a farti due salti in padella
@blackjack
Le due cose sono strettamente collegate invece: perché io di sorrisi e cortesia ne elargisco a vagonate, e la maggior parte delle volte ho avuto a che fare con clienti cafoni e maleducati che, dopo essere stati serviti senza pecca, se ne vanno senza nemmeno salutare. E io non sono pagata per essere un pagliaccio, per cui se quel giorno mi è morto il gatto ma sono costretta ad andare a lavoro, e faccio tutto alla perfezione: vi accolgo, vi accompagno al tavolo, vi consiglio sul menu, vi aiuto a scegliere il vino, vi chiedo se gradite un caffè o qualsiasi altra cosa e magari lo faccio con qualche sorriso in meno… Evitate di rompere le scatole. Ripeto: chi vi serve è un umano. E continuo a sostenere che questo articolo può essere vero solo nel caso di locali con pochi clienti: è ovvio che se il cliente non viene coccolato, con il locale praticamente vuoto, la mancanza è del personale. Ma nel locale in cui lavoro e negli altri in cui vado da cliente le piccole disattenzioni capitano, solo quando c’è tanto lavoro (in rapporto al numero del personale)
@Atuccia
qui non si parla di qualche sorriso in meno, si parla di professionalità. Se io ordino un caffé, servimelo con l’espressione del viso che ti pare e piace ma non farti pregare, non lanciare le tazzine sporche nel lavabo, non farti ripetere le cose 100 volte e non mi guardare come se ti stessi chiedendo un favorone. è vero, chi serve a tavola è umano, ma se ha scelto di fare quel lavoro deve accettare le conseguenze e deve essere professionale SEMPRE. Anch’io avrei tantissima volta, ogni tanto, di mandare a quel paese il mio datore di lavoro che mi critica ingiustamente un progetto e dirli “ho ragione io”. Ma è il mio capo, e anche se ha torto marcio calo le corna e faccio i cambiamenti che mi chiede. Se il cliente è cafone e maleducato quello è un problema suo, se ha pretese assurde gli si spiega ciò che è possibile e ciò che non lo è, ma sempre con cortesia.
Mi capita spesso di lasciare recensioni su tripadvisor. Ci sono titolari che mi rispondono in maniera arrogante e altri che invece accettano le critiche, chiedono scusa per non avermi fatto sentire a mio agio e mi invitano cordialmente a fargli nuovamente visita per cambiare idea, da qui si capisce la differenza tra chi è professionale e chi no.
Secondo me il problema è in molti casi quello del cameriere fantasma, ovvero quello di cui ci sarebbe bisogno ma che il titolare non può permettersi perchè il suo stipendio serve per pagare il pizzo…
Gli unici locali in città che, a mio avviso, lavorano bene sono quelli che dispongono di un numero adeguato di dipendenti.
Credo che chi accetti un lavoro debba svolgerlo al meglio, se la paga e le condizioni non gli stanno bene può anche non accettare. Mi infastidisce che diventi un alibi per lavorare male. Detto ciò non ce l’ho con i camerieri, secondo me le colpe non sono soltanto loro ma anche dei gestori, più per incapacità organizzativa però che per altre spiegazioni che non posso accettare.
“altre spiegazioni che non posso accettare”
è perchè ho detto la P-word?
… oooh! scary!
Jeez non mi riferivo al pizzo ma al sindacalismo da quattro soldi. 😉
Colgo l’occasione per annunciare pubblicamente la mia prossima invenzione, che risolverà i problemi esposti da Tony Siino: si tratta di RoboWaiter 1.0, cameriere robotico che sostituirà gli attuali esemplari umani.
Ho curato ogni aspetto della programmazione: RoboWaiter sarà velocissimo nel servizio, cordiale nei modi, preciso e puntuale nell’esporre ogni aspetto del menu.
Ma la vera novità è un’altra, una che lo distingue dalla quasi totalità dei camerieri umani. Grazie ad un chip emozionale di mia invenzione, RoboWaiter sarà senziente e, in particolare, sarà FELICE. Felice di lavorare dieci ore al giorno, senza sosta, per uno stipendio da fame.
No, non ringraziatemi, non ce n’è bisogno.
Ottima soluzione! D’altronde lo dicono già che a breve la metà dei lavori sarà svolta da robot. Trovo equo che chi non è felice di avere un lavoro che ha accettato diventi disoccupato.
Scusa, ma che locali frequenti?
Un po’ di tutto a dire il vero.
Trovi equo che chi ha accettato un lavoro che lo rende felice sia disoccupato.
Ti auguro di non vivere mai la disperazione che ti porta ad accettare qualsiasi condizione pur di sopravvivere con dignità. A quanto pare tu fai parte dei pochi fortunati che lavora per hobby.
Atuccia ti sbagli. Lavoro per vivere ma se accetto un lavoro lo porto avanti con massima professionalità, altrimenti se le condizioni non mi soddisfano lo rifiuto. Ed è successo.
Non posso che concordare con il tuo articolo che sicuramente fornisce “degli spunti di riflessione” a tutti i gestori.
Di contro Palermo è una piazza atipica. Infatti, per qualche arcano motivo, un locale non si afferma in funzione della qualità del cibo o del servizio! il fattore che ne determina il successo, è la capacità che un locale/gestore ha di fare sentire i propri avventori in vetrina. In altre parole, il palermitano – che nel DNA è “voyerista/esibizionista” – va dove sa di poter vedere e contemporaneamente essere visto.