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martedì 19 nov
  • Panelle verdi fritte alla fermata del lapino

    A dispetto di tutti quelli che in estate hanno in mente la prova costume, la tintarella e il mare, io quest’anno vado controcorrente: qua il costume non ce l’ho, abito in Emilia (con tutto ciò che ne consegue), e sogno un pane panelle e crocché c’u limiuni che mi accolga nella mia città al mio arrivo per le ferie.
    Premesso questo, ultimamente mi sono trovata a riflettere: pane panelle e crocché, con o senza limiuni, è un perfetto piatto unico vegano, low cost, facilmente reperibile e, soprattutto, che sfama. Basta andare dal buon panellaro al primo angolo della città per capire che i veri pionieri del veg a km (quasi) 0 sono loro, fra coppini di crocché, panelle c’u sale e panini con le felle.
    Riflettendo ancora però salta fuori che prima di loro, ci sono le nostre nonne a impiattare green da generazioni: la caponata, la pasta coi broccoli arriminata e ‘a muddica, le melanzane “tunisine” impanate, la pasta cu l’agghia e l’uogghiu, il leggendario “pik pak”, la pasta coi tenerumi, caidduna in pastella&friends per le feste, il macco di fave, l’insalata con cipolle, fagiolini e patate, la zucca all’agrodolce, la pasta con la zucchina fritta, la frutta Martorana, la granita, il gelo di mel(l)one, ecc. Per la verità, ci sarebbe anche il dio sfincione ma, ve la concedo, al massimo si annovera fra i piatti vegetariani insieme alla parmigiana di melanzane e la pasta alla Norma.
    Insomma, ammettiamolo, i siciliani sono un popolo vegano ancestrale e nuddu ‘u sape, manco noi. Infatti ci facciamo infinocchiare (vegano anche il termine), le ricette più assurde con gli ingredienti più esotici, molto di moda, pagando “a sangue di papa” la maggior parte delle volte e, come biasimarci? Se raccontiamo di aver mangiato un’insalata di quinoa con tofu, avocado, germogli di soia condita con olio EVO (altra sigla molto in voga) tutti ci capiranno, se diciamo invece di aver mangiato cacuocciole ‘a viddaniedda di sicuro sarà vegano, ma nessuno fuori dalla Sicilia riconoscerà il nostro impegno etico!
    Io mi impegno eticamente, mi piacciono i ceci, ma al richiamo del crostino con l’hummus risponde la guastella con le panelle!

    Palermo, Sicilia
  • 2 commenti a “Panelle verdi fritte alla fermata del lapino”

    1. Le nonne siciliane usavano prevalentemente una cucina “veg” per il semplice fatto che:l’agricoltura in Sicilia è sempre stata generosa,la carne costava molto in più era difficile da conservare (prima dell’avvento dell’industria di massa) e veniva cucinata per feste o eventi religiosi speciali.
      Tutte le volte che sono a pranzo o cena con amici vegani o vegetariani,panelle e crocchè e la caponata hanno maggior successo;il top per chi non mangia carne.
      La Sicilia può puntare al turismo gastronomico VEG senza problemi,se non fare addirittura da scuola.

    2. I miei nonni materni erano vegetariani a loro insaputa. Bracciante agricolo lui e casalinga lei. Soldi non ne giravano e l’angelo del focolare faceva ” miracoli” con quel che portava il marito dalla campagna. Zucchine, tenerumi, giri, “scalora”, cavolfiori (broccoli), cardi, pomodori, melenzane nostrali e “tunisine”, olive ecc. Per non parlare della frutta. A tavola non mancavano i mandarini di grosso calibro insieme alle arance, limoni, fichidindia, fichi, noci, pesche, ecc. La carne era presente solo la domenica. La nonna per invogliarci ad accettare i suoi inviti, ci preparava le panelle e le crocchè di cui noi nipoti eravamo ( e siamo) golosi. Ricordo che il nonno spruzzava del limone sulle panelle, a suo dire per diminuirne l’acidità e renderle più digeribili. Le crocchè erano piene di prezzemolo.
      Oggi le panelle e le crocche più buone non sono quelle più pubblicizzate, ma le trovo dai ragazzi del lapino in sosta dinanzi ad un ospedale cittadino.

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