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giovedì 14 nov
  • Ancora sul flop preannunciato del bike sharing di Palermo

    Nel post precedente ho criticato il sistema adottato per il Bike sharing a Palermo vediamo perché andando con ordine.

    Nel 2012 effettuai un sopralluogo fortuito alla stazione di Foggia dove notai un installazione bikesharing con il logo del ministero dell’ambiente; le bici dislocate in parcheggi esterni apparivano in parte divelte e quindi non utilizzabili, in parte non manutenute. Quando tre anni dopo il Comune di Palermo (per mezzo di Amat) appaltò i lavori per un milione e quattrocentomila euro per 400 biciclette muscolari, 20 ebike e 37 cicloparcheggi tramite un contributo a copertura del 70% (una tantum) da parte del Ministero dell’Ambiente è stato per me naturale scrivere all’assessore sperando di non far ripetere alla mia città gli errori di cui sopra.

    Le criticità che riuscii a porre all’assessore Catania furono diverse:

    • elevato costo dell’opera da imputare presumibilmente alle 37 ciclo stazioni esterne dislocate sul territorio cittadino;
    • assenza di cicloparcheggi interni per effettuare la rotazione e manutenzione del parco bici;
    • rischi connessi a cicloparcheggi esterni come danneggiamento, furti, deterioramento.

    Tali criticità erano avvalorate appunto dal mio sopralluogo alla stazione di Foggia. Concludevo chiedendo all’assessore di «rivedere al ribasso il numero di parcheggi esterni, individuando eventualmente magazzini comunali o delle aziende partecipate, sia per contenere i costi che per garantire una maggiore durata e sicurezza dei mezzi».
    La risposta fu: grazie per le indicazioni, i migliori tecnici se ne stanno occupando.

    Vedendo i risultati non si direbbe:

    • ad oggi due cicloparcheggi in zone sensibili Foro umberto I e Stazione Centrale risultano inagibili per danneggiamento (fonte bicipa.it) con presumibile aggravio di costi per la riparazione delle ciclostazioni;
    • il sistema bike sharing risulta in forte perdita avendo incassato ottomila euro nei primi sei mesi di quest’anno.

    Come si evince dalla storia lo scopo non era quello di muovere una critica al bikesharing di per sé, ma suggerire modifiche sostanziali al piano di gestione del parco bici al fine di aumentare al massimo la durata di mezzi e sistema. Aspettative purtroppo disattese che dimostrano come non basti sbandierare la delega alla partecipazione se poi realmente non si prendono in considerazione i consigli e i suggerimenti di buon senso dei cittadini.

    Palermo
  • 8 commenti a “Ancora sul flop preannunciato del bike sharing di Palermo”

    1. La nostra, a tutti i livelli dal governo nazionale a quello locale, non è una democrazia partecipativa; e questo nonostante i blandi tentativi delle amministrazioni di far credere che il cittadino possa proporre e partecipare alle decisioni. Noi quando andiamo a votare “deleghiamo” un consigliere o un sindaco, che in teoria dovrebbero realizzare quello che hanno promesso nel loro programma.
      Oltre al bike sharing si potrebbe parlare allora della ztl, dei trasporti, della gestione dei rifiuti; ci sono tanti cittadini e associazioni che propongono migliorie o cambiamenti ma l’amministrazione, legalmente, agisce per conto proprio.
      Secondo voi se l’amministrazione avesse ascoltato alcuni cittadini o associazioni di commercianti, la ztl si sarebbe mai fatta? Secondo me no, e sarebbe stato un peccato, per quanto migliorabile essa sia.

    2. Volendo rimanere solo sulla logica del Bike Sharing e senza entrare nel merito sui dati dei costi e dei ricavi (siamo certi che questi dati che vengono comunicati sono reali?), mi piacerebbe capire la logica del parcheggio interno o del magazzino comunale per la rotazione e la manutenzione della bici.
      Ricordo che l’uso pubblico delle bike non deve essere subordinato agli orari di apertura e chiusura dei magazzini comunali (come li chiama lei), se no diventa un servizio mirato al dipendente; idem per un parcheggio interno a non si sa bene cosa.
      Inoltre pensa che le bici non hanno un ricovero da parte di AMAT per le scorte o per la manutenzione delle stesse?

    3. Ho letto ieri su Repubblica che gli abbonamenti per il Bike Sharing sono quasi 1000. Poniamo che siano anche solo 500: 25€ ad abbonamento per 500 fa 12.500 euro (senza considerare gli introiti degli utilizzi). Sono sistemi che necessitano di tempo, soprattutto a Palermo, per ingranare, e che devono fare i conti con delle perdite iniziali. Ma insomma la via è quella, quindi pochi flop annunciati e tutti a pedalare e semmai a richiedere molti più stalli (il velib di Parigi mostra che il sistema funziona se ne metti 300, no 30).

    4. Dato che è attivista 5stelle, se candidato ed eletto avrà modo di realizzare le sue migliorie al servizio.

    5. in tutte le città del mondo gli stalli sono all’aperto.. che senso avrebbe fare stalli al chiuso? verrebbe meno tutta la logica dello sharing che ci sta dietro..
      il servizio può decollare solamente se ci sono tanti stalli sparsi in città e tutti con bici disponibili
      relativamente al danneggiamento e furto, il problema è sempre lo stesso.. i palermitani certe cose non se le meritano!

    6. E poi non si può sempre modificare un progetto perchè bisogna stare attenti ai “panormosauri”..il bike sharing così vabene, è comodissimo..bisognerebbe semmai aumentare gli stalli e creare piste ciclabili degne del nome.
      Non lamentiamoci sempre di tutto solo perchè tizio e caio ci stanno antipatici políticamente.

    7. Ma le postazioni promesse? Quando saranno attive?

    8. Parlando per assurdo (come sempre…), durante il periodo di interruzione notturna del servizio i gestori dovrebbero manutenere le bici guaste e ridistribuire negli stalli quelle funzionanti, in modo che il mattino il servizio possa essere disponibile nuovamente da tutte le postazioni.
      Chissà se è così o se invece durante la notte se la dormono come tutti gli altri…

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