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venerdì 22 nov
  • Che cosa ho capito guardando la serie televisiva “La mafia uccide solo d’estate”

    La mafia uccide solo d’estate – la serie – riprende il titolo dell’omonimo film, seppur nella serie non si citi questa frase come nel film, eppure il titolo è importante poiché diviene un brand che rappresenta lo stesso contenitore di valori e sentimenti, una continuità che richiama a quella stessa parte sana della società.
    Siamo grati a Pif di aver dato al mondo questa opera fisiologicamente necessaria.
    Necessaria per tutta quella gente che raccoglie dentro se parte di ciò che la serie comunica ed elabora proiettandolo direttamente nelle realtà delle nostre menti, un’esternazione televisiva dei sentimenti intimi che noi non riusciamo ad esprimere ed a tradurre a parole.
    Le parole e soprattutto le immagini racchiudono con magistrale bravura la realtà univoca di chi vive nei posti in cui la mafia ha messo e fortificato le sue radici.
    Una realtà nascosta nella parte più intima della nostra coscienza.
    Questa terra è soprattutto fertile di una società semplice ed onesta nonostante le infestanti che la danneggiano e piano piano la inquinano.
    Chi resiste, chi ancora non ne è inquinato ha vissuto e vive con gli stessi valori trasmessi dalla serie televisiva.
    Le immagini di una Palermo bella corrispondono alla realtà vista dagli occhi di ognuno di questi palermitani, una città naturalmente immune alla bruttezza dei fatti è necessaria per far capire che la vita non si imbruttisce a causa del male.
    Chi si arrende e non vive più diventa triste e vede grigio tutto il contesto intorno.
    Invece no: Palermo è bella e neutrale e deve rimanere tale perchè è questa l’immutabile verità.
    Le immagini hanno una loro forza ed il palermitano onesto e semplice vede Palermo bella.
    Quel male non ci ha obbligati a vederla grigia e brutta come vogliono le lenti sporche degli stereotipi.
    Nella serie vediamo volontariamente una Palermo bella che si riflette nell’animo dei suoi personaggi e viceversa.
    Si potrebbe obiettare che i protagonisti siano esasperatamente mitizzati, forse ma non sono irreali.
    I protagonisti vanno guardati come simboli di una parte reale della società, racchiudono ed umanizzano quei sentimenti e quei valori positivi.
    Al contrario i personaggi negativi sono spogliati del loro falso mito e piuttosto resi ridicoli ma non al punto da farli sembrare macchiette.
    Quindi sono in un equilibrio tale dove possono sembrare reali al punto giusto da poterli prendere in giro, l’offesa più grave e più debilitante al loro presunto onore.
    Capiamo quindi che i protagonisti rappresentano persone reali e sono simboli, le persone reali che ci camminano accanto sono simboli.
    Forse non lo sanno o forse sono combattuti nel capirlo ma sono simboli dell’antimafia.
    Abbiamo bisogno di simboli che si aggregano in una fitta rete che blocca quelli inquinanti.
    La serie televisiva è un bello specchio dove ogni uomo che riesce a vedere la bellezza intorno a se può riconoscersi.
    Spero che la serie televisiva sia stata uno specchio per tanta gente che si sia finalmente convinta di essere un simbolo vivente contro la mafia.
    Grazie Pierfrancesco, aspettiamo la seconda stagione.

    Palermo, Sicilia
  • 6 commenti a “Che cosa ho capito guardando la serie televisiva “La mafia uccide solo d’estate””

    1. Oooooo finalmente!!!!
      Finalmente qualcuno che lo elogia e ne prende le difese!!!
      Grazie mille signor Russo! È un anno che mi sbatto a lasciare commenti positivi su pif e principalmente sulle sue opere ma nessuno capisce.
      E adesso chi glielo dice a livesicilia che c’è qualcuno che lo apprezza?

    2. Quello che ho capito io, invece, è che la mafia è quello che ci toglie le speranze, la libertà ed è difficile starne lontano perché esiste uno Stato che ci affama e che sfrutta la mafia per tenerci a bada.

    3. Finalmete trovo qualcuno che si occupa di analizzare, o meglio esaltare, il lavoro di PIF, questo mi da la possibilità di dire la mia. Premetto che il film mi ha fatto piangere di emozione, perché ho rivissuto il funerale di Falcone e ricordo tutto di quel giorno, la pioggia, l’aria elettrica della gente che sapeva che qualcosa di importante non esisteva più.
      Piacevolmente poi ho saputo che avrebbero fatto una serie televisiva ispirata a quel film, e sinceramente ero anche un pochino scettico, forse perché pensavo che qualcosa si perdesse nella nuova forma dell’idea di PIF, ma mi sbagliavo perché nella serie c’è lo stesso spirito del film.
      E allora qual’è questo spirito? secondo me Pierfrancesco ha voluto far vedere al resto dell’Italia come vivevamo noi uno dei periodi peggiori della nostra storia, perché di guerra di mafia si è sempre parlato, ma o dalla parte dei mafiosi o dalla parte di quelli che li combattevano, mai dalla parte di quelli che la subivano senza poter fare molto.
      Io ho più o meno la stessa età di PIF e guardando la serie o il film ho ritrovato tutte quelle emozioni provate in quegli anni, e ringrazierò sempre PIF perché mi ha permesso di rinfrescarle, e di non perderle, perché se si perdono quelle emozioni, si perde il senso della lotta alla mafia e ai mafiosi.
      Sig. russo sono d’accordo sulla ridicolizzazione dei mafiosi in quanto uomini e non mostri soprannaturali, a noi a quel tempo questo ci mancava, ma sa si può sempre migliorare.
      Alla sig.ra Cetty dico che è vero la mafia ci ha tolto Speranza e la Libertà, ma forse se ancora ci indigniamo e cerchiamo nel nostro piccolo di combatterla, forse proprio tutto non ci ha tolto.

    4. Totalmente d’accordo su tutto Antonino

    5. E le dirò di più lunedì mi vado a comprare la serie completa

    6. Io l’ho registrata

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