Palermo ricorda (finalmente) Francesco Procopio Cutò
Quanti sono i ragazzi che negli ultimi secoli hanno lasciato Palermo in cerca di fortuna? Il detto «cu nesci arrinesci» spesso si realizza veramente. È il caso di Francesco Procopio Cutò, nato a Palermo nel 1651 ed emigrato a Parigi poco più che ventenne. Di lui sappiamo con certezza, grazie alla ricerca archivistica di Marcello Messina, che fu battezzato nella chiesa di S. Ippolito al Capo e che era figlio di Onofrio Cutò e Domenica Semarqua. Analoghi riscontri archivistici a Parigi (atto di matrimonio e risultanze della camera di commercio dell’epoca) confermano che quello stesso Francesco Procopio Cutò, nato al Capo, è il fondatore nel 1686 del primo caffè letterario del mondo: Café – Glacier “Le Procope”, la cui più rinomata specialità erano i sorbetti (acque ghiacciate) di tradizione siciliana che in questo locale diventarono di portata popolare. Il locale da lui fondato si differenziò subito per l’eleganza degli arredi e per la disponibilità di carta e calamaio dagli altri locali in cui si poteva gustare una bevanda appena giunta in Europa dall’oriente, il caffè. La frequentazione di artisti e intellettuali ne fece il primo caffè letterario del mondo dove il confronto di idee gareggiava con la scoperta di rosoli e sorbetti abilmente bilanciati da Procopio. La tecnologia e il know how che portava con sé dalla Sicilia era rappresentato dalla tecnica di mescolare neve e sale per ottenere, in assenza di energia elettrica, una temperatura da moderni freezer (-21,3 °C) quella necessaria a mantecare un gelato in senso moderno. Procopio è considerato il primo ambasciatore del gelato nel mondo, gelato la cui storia passa dalla Sicilia: la granita è infatti indissolubilmente siciliana. Forte del suo successo, Procopio francesizzò e poi nobilitò il suo cognome giocando sull’assonanza fonetica tra Cutò e couteaux, che significa coltelli, da cui il De Coltelli che lo rese celebre. Un palermitano conosciutissimo a Parigi, ma molto meno a Palermo dove solo Gaetano Basile, anche su queste pagine, ne ha scritto mentre Antonio Cappadonia, il famoso gelatiere nonché direttore dello Sherbeth Festival, lo scorso settembre ha chiesto al sindaco Orlando di intitolargli una via o una piazza rimediando ad una grave dimenticanza.
In occasione della Giornata europea del gelato artigianale, celebrata venerdì 24 marzo, l’amministrazione ha finalmente intitolato a Francesco Procopio Cutò la piazza interna allo spazio Quaroni su via Maqueda. Il Cafè Glacier Le Procope è oggi un ristorante meta di turisti nonché monumento di Francia perché, dopo la morte di Procopio contemporaneo del Re Sole, i protagonisti della rivoluzione americana prima e di quella francese poi si confrontarono lì dove vennero scritti sia pezzi della costituzione Usa che dell’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert con un’immancabile definizione di gelato (glacé), «nome moderno che si dà a liquidi dal gusto gradevole preparati con abilità e congelati in forma di teneri ghiaccioli. Si possono congelare rapidamente tutti i liquidi ottenuti da succhi di vegetali, servendosi di ghiaccio tritato e di sale, oppure, in mancanza di sale, di nitro e soda». L’ho appreso da Luciana Polliotti, scrittrice e curatrice del Museo Carpigiani del Gelato, presente alla cerimonia di inaugurazione della piazza che innamorata della storia di Procopio ha su di lui scritto un romanzo in cerca di editore.
DISCLAIMER: non è stata percepita alcuna somma per questo post.
L’Istituto di cultura a Parigi potrebbe organizzare un’iniziativa per diffondere questa interessante storia. Magari sponsorizzata da Carpigiani, che in Francia e’ gia’ certamente ben installata.