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  • "Indictus"

    “Indictus – La terra è di nessuno”, la prima serie su arabi e normanni

    Con i piedi saldi sulla terraferma, intorno, il mare. Da qualunque parte dirigi lo sguardo sai o devi sapere che sono lì ad inseguirti e con loro, le lingue e i respiri dei tanti che furono e sono stati attratti dalle sinuose curve delle montagne della Sicilia. È l’anno mille. È il Medioevo. Tempi narrati in tutte le lingue, tranne nella nostra. I racconti della storia si sono persi tra le strade risucchiate dall’asfalto e i grandi fiumi scomparsi anche nella memoria. Nell’immaginario legato alla Sicilia ci sono i carretti siciliani, forse anche la coppola e la lupara. Resistono anche i racconti dei campi, della Sicilia agreste e povera, del tempo in cui gli asini e i muli si incrociavano nelle “trazzere” e le donne con il fazzoletto al collo entravano in Chiesa in religioso silenzio. Ancora dentro le montagne è possibile riconoscere quei volti, non di rado anche incontrarli, mentre ancorati ai sorrisi le rughe svelano il passato non così lontano. È un racconto documentato, nelle fotografie e nei racconti. Da Capa a Scianna, da Verga a Sciascia. Fascino di una terra attraversata da ferite e perdite, da fatiche e lavori di mani forti. Racconto parziale. Le montagne, custodi e fortezze. Altezze attraversate da strade, percorse da cavalli e cavalieri, guerrieri e poeti, arabi e normanni. Insieme in un’unica storia: Indictus,la terra è di nessuno.

    "Indictus"

    Sette puntate, un unico filo conduttore, lo scontro e l’incontro di due popoli così lontani e così vicini, indizi nascosti che rivelano i “non detti”, anfratti dove la leggenda e la fantasia riportano in luce i segni della stirpe di Sicilia. Cosa resiste che la memoria dimentica? La lingua che si arrocca e chiude le vocali in gutturali emissioni che si scontra a filo di strada con il gallo italico della Normandia. La luce che in nessun altro luogo si nasconde e svela allo stesso modo. La luce di Sicilia. Dove anche il Medioevo vive a colori. Gangi e Sperlinga, Petralia e Caltavuturo, Pollina e Caccamo. Nei borghi riconosciuti come bellezze e patrimonio d’Italia rivive la storia di una Contea grandiosa, quella di Jerax (Geraci Siculo) e delle montagne da cui si decisero le sorti di un’intera Europa, passaggio anche per le Crociate. Uno scontro millenario tra Occidente e Oriente, un incontro che attraversa il tempo e riporta tutto all’immediato presente.
    Del confine primo e ultimo. Della Sicilia magnifica e meticcia. Delle montagne a custodire per millenni questa storia che oggi rivive grazie all’intuizione e alla passione di un regista, Francesco Dinolfo, e di una squadra di folli collaboratori che per più di cinquecento giorni hanno attraversato le memorie, da Guglielmo Malaterra fino a Al Idrisi, e i luoghi, da Cerami a Malta, per ricomporre i pezzi dimenticati.
    La storia celata, lo sguardo allo splendore che dal grano e dagli agrumi degli arabi condusse Ruggero II d’Altavilla a riunire due popoli nella stessa Corte.
    Per questo nasce Indictus, più di due anni fa, prima di riconoscimenti ufficiali Unesco nella Capitale, prima di bellezze svelate come improvvise. Un progetto che ha voluto andare oltre, oltre confine, oltre l’immaginario sedimentato. Cosa è riuscita ad essere questa terra? Quello che semplicemente continua ad essere. Crocevia di popoli, splendore supremo di bellezza,incontro di razze che si rivelano anche nella lingua e nei tratti degli uomini e delle donne che ancora abitano nei luoghi remoti dentro le forti montagne dell’entroterra di Sicilia.

    "Indictus"

    DISCLAIMER: la sceneggiatura è mia.

    Palermo, Sicilia
  • 6 commenti a ““Indictus – La terra è di nessuno”, la prima serie su arabi e normanni”

    1. non vedo l’ora Quando e dove sarà trasmessa?

    2. La serie uscirà in autunno sul web

    3. …Se verrà fatto un prodotto di qualità è una idea eccezionale…

    4. Ho appena visto il trailer sul sito indictus.it fantastico bravissimi .
      Fateci sapere come poterlo vedere.
      Complimenti

    5. Totalmente all’oscuro della verità storica.
      Un minestrone di luoghi comuni e mistificazioni.
      INOLTRE: il grano c’era al tempo dei romani (Sicilia granaio dell’Impero) e dei bizantini; il cedro aveva origini lontanissime nel tempo, le arance arrivarono in occidente nel XVI sec grazie ai portoghesi, i mandarini in tempi recenti (XIX).
      Convivenza pacifica ? I musulmani sterminarono gran parte degli indigeni durante 75 anni, non stop, seguirono 160 anni di soprusi e imposizioni umilianti a danno degli indigeni epoca segnata da continue rivolte. All’arrivo dei normanni metà dei musulmani lasciarono la Sicilia, rimasero in prevalenza servi e contadini, osteggiati, e al culmine delle rivolte e saccheggi dei musulmani essi furono tutti deportati (1240 ca.).
      Crocevia ? Terra sempre dominata o colonizzata dove i siciliani non contavano nulla, come non contano ora coi nuovi colonizzatori, il similpaeseitalia.

    6. Gallo italico della Normandia ?
      Solo per questo l’autrice, questa fanciulla, dovrebbe auto espellersi dal web.
      Gallo-italico che era principalmente diffuso nell’Italia Settentrionale in Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia e Piemonte, e che parlavano nelle colonie lombarde in Sicilia (chiamati comunemente lombardi, ma erano cittadini della Lombardia ed anche del Piemonte, Liguria, Emilia Romagna…). Lombardi che i normanni portarono in Sicilia – insieme a bretoni, normanni, provenzali – per combattere i musulmani che furono in seguito perseguitati (i pogrom), costretti a rifugiarsi nelle campagne e nelle montagne, fino a deportarli tutti nel 1240, quando le rivolte e razzie dei musulmani divennero incessanti… altro che convivenza pacifica, millantata da gente in malafede, o per ignoranza.

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