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mercoledì 13 nov
  • Il futuro dietro l'immondizia

    Il futuro dietro l’immondizia

    La storia dei rifiuti a di Palermo è uno dei temi emblematici del fallimento generale del sistema rifiuti in Sicilia. Non so se questo fallimento è frutto solo di inconsistenza amministrativa ed operativa, o sia anche figlio di una disfunzione organizzata che punta a rendere il problema così irrisolvibile da candidare nuovamente in futuro l’inceneritore come unica possibile strategia.
    Sta di fatto che per 20 anni abbiamo avuto una gestione commissariale che ha consentito al commissario di agire legalmente in deroga a qualunque legge, ma questa quasi assenza di regole non è servita affatto a risolvere il problema, come dimostra la raccolta differenziata sempre a cifre ridicole: a Palermo siamo incredibilmente a meno del 10%.
    La fine della gestione commissariale, è avvenuta grazie ad un intervento del MoVimento 5 stelle, ed agli emendamenti che Claudia Mannino ha presentato in Parlamento. La battaglia contro i rifiuti, piaccia o no, parte proprio dal fatto che siamo finalmente usciti da una situazione sulla carta di emergenza, che si è protratta per 20 anni, e che non ha prodotto alcuna reale e concreta soluzione strategica del problema. Una emergenza che dura 20 anni si chiama tumore cronico.

    La questione rifiuti è una sliding door della strategia del futuro del nostro territorio, molto più di quanto potrebbe sembrare ad uno sguardo superficiale. Città sporche, e territori inquinati da inceneritori sono in conflitto con l’idea di perseguire lo sviluppo dell’agricoltura e del turismo.
    I rifiuti sono una possibile risorsa, in quanto correttamente smaltiti rappresentano quella che tecnicamente viene definita una materia prima seconda, ovvero una materia prima senza i costi di estrazione o produzione. Giusto per dare dei parametri, il valore della plastica correttamente differenziata sul mercato può arrivare anche a 500 euro la tonnellata, mentre lo smaltimento in discarica in Sicilia costa tra i 60 ed i 100 euro al metro cubo. Per non parlare del fatto che la frazione umida è composta in gran parte di acqua che evapora a costo zero se il rifiuto è correttamente smaltito. Quindi metà dei costi di smaltimento in discarica sono costi sostenuti per smaltire acqua. Per chi trova astruso comprendere i benefici indiretti di vivere in un posto pulito, si limiti a guardare la bolletta della Tarsu e pensare una percentuale congrua di quei costi che lui sostiene serve solo per smaltire acqua.

    Diversi anni fa partecipai a Capannori ad un seminario sulla gestione dei rifiuti a cura di Paul Connet. Il comune di Capannori era a suo tempo, e penso lo sia tuttora, la linea di fronte in Italia della strategia rifiuti zero. Un breve resoconto di sull’esperienza lo trovate qui.
    La differenziata a Capannori era già al 82% nel 2010. In Sicilia siamo generalmente a percentuali ridicole, e non vorrei sbagliarmi affermando che la media regionale sia al 10% contro 80% di molte regioni del nord.
    Da quel lontano 2010 ad oggi in Sicilia non è cambiato praticamente nulla. Il MoVimento 5 stelle dei rifiuti ha fatto una delle sue battaglia: una delle stelle del movimento rappresenta proprio la questione rifiuti, ed è il tema che più di altri mi ha avvicinato al movimento, perché dal mio punto di vista è strategico per la Sicilia più di altri.
    Avranno luogo tra pochi mesi le elezioni regionali. Ho letto un articolo su Live Sicilia in questi giorni nel quale si snocciolano i nomi dei possibili candidati all’assemblea, come se il MoVimento fosse un Pd qualunque. Che non siamo un partito qualunque, con idioti in cerca di un posto al sole, è quanto adesso dobbiamo sapere dimostrare, è quanto hanno il compito di dimostrare quanti hanno a cuore le sorti dei nostri territori e pensano che lo strumento per proteggere e tutelare sia il MoVimento 5 stelle: ovvero un progetto ed un processo collettivo. Mi aspetto dal MoVimento che voto ormai ininterrotamente dal 2012, che sappia nelle prossime settimane riaprire il dibattito in Sicilia sui temi veri, che metta in campo progetti organici, che racconti quanto è stato fatto nelle istituzioni, che prenda atto di quanto non fatto e ci spieghi il perché e quando i nostri portavoce sono riusciti e perché e quando hanno fallito, tutto senza recriminazioni ma con spirito critico e costruttivo di chi sente l’urgenza di alzare lo sguardo verso l’orizzonte; ci serve un piano di azione per il futuro e mettere a frutto nel migliore dei modi l’esperienza maturata in questi anni nelle istituzioni.

    Io credo che dal 2012 ad oggi il MoVimento sia arrivato ad un punto di crescita e consenso rispetto al quale ha l’obbligo di passare dalle parole ai fatti, assorbire le migliori intelligenze e mettere in campo un progetto organico che sappia guardare al futuro. Che sappia mettere in secondo piano personalismi ed individualismi. Vorrei vedere all’opera anche in Sicilia finalmente quella intelligenza collettiva di cui tanto abbiamo parlato.
    Io, e penso di parlare a nome di molti sostenitori del MoVimento, ci aspettiamo adesso la conclusione dell’epoca dei contrasti e delle frizioni ed una prova collettiva di maturità e determinazione da parte di tutti.

    Palermo, Sicilia
  • 2 commenti a “Il futuro dietro l’immondizia”

    1. Giovanni ti preferivo quando facevi riflessioni non a uso e consumo dei deludenti grillini.

    2. sad, grazie per leggere comunque quanto scrivo.
      il prossimo intervento, se va bene uguale, sarà ad uso e consumo dei gillini delusi. 😉

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