Programma triennale opere pubbliche di Palermo: cosa ci riserva il futuro
Mi piace informare la gente di quello che succede dentro Palazzo delle Aquile. Uno dei compiti del consigliere comunale è proprio questo.
Alla base della programmazione delle opere di una città c’è uno strumento complesso che si chiama DUP (Documento Unico di Programmazione) che è l’atto che consente l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali. È un documento, almeno in teoria, molto importante perché costituisce il presupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione. E uno strumento che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, sviluppare obiettivi strategici ed operativi, corredati da previsioni triennali di entrata e di spesa. Se avete la curiosità di vedere un DUP, eccovi quello del 2016-2018 del Comune di Palermo. Il DUP, per intenderci, è un po’ la rappresentazione di come una amministrazione comunale, e di converso i cittadini si immaginano e sognano la loro città.
Diciamo che all’interno del DUP si colloca tra le altre cose, e come parte di una progettazione più articolata, il Piano triennale del Comune di Palermo delle opere pubbliche, in questo caso 2017/2019. Piano che il consiglio comunale sarà chiamato a brevissimo a valutare. E già non può non balzare all’occhio l’anomalia che venga chiesta una valutazione per un piano che dovrebbe partire dal 2017, quando siamo ormai arrivati a tre quarti dell’anno. Limitando, di fatto, le prerogative del Consiglio comunale, che ha ben poca possibilità di controllo, e ancor meno di programmazione!
Questo Piano triennale lo dobbiamo considerare suddiviso in due parti. La prima è quella relativa all’anno in corso, con progetti che sono stati già finanziati e che sono esecutivi o lo diventeranno a breve. Sono cioè cose per le quali in tempi ragionevoli dovrebbero cominciare i lavori. Perché ci sono i soldi. L’altra parte è relativa ai due anni successivi. Ed assomiglia un po’ ad un libro di sogni, perché si tratta di progetti che si dovrebbero e vorrebbero fare, alcuni pure abbastanza urgenti. Ma per i quali allo stato attuale soldi non ce ne sono. E come dicono i teologi più fini, senza soldi non si canta messa! E pur vero, però, che l’inserimento di progetti nel piano triennale è condizione necessaria, ma non sufficiente, a rendere tali progetti un giorno realizzabili. Infatti, eventuali finanziamenti intercettati in un secondo tempo per la realizzazione di queste opere, potrebbero essere utilizzati solo se le opere stesse sono state inserite nel piano triennale. Quindi a mettere un progetto nel piano triennale è sempre meglio che non metterlo. Oppure no?
Per il triennio 2017-2019 nel Piano triennale sono inserite ben 663 opere dal Comune di Palermo, per una spesa complessiva di circa 4 miliardi. Il problema è che la parte finanziata, cioè quella dell’anno corrente, riguarda appena 33 opere, per un importo reale complessivo di appena 72 milioni, a fronte dei 4 miliardi che il comune avrebbe messo in cantiere da spendere nel triennio, cioè l’1,8 %. Realtà verso immaginazione, 33 opere contro 663; 72 milioni rispetto a 4 miliardi!! Le altre 630 sono, come dicevamo prima, nel libro dei sogni! Ma ad aggravare la situazione c’è che delle 33 opere finanziate per il 2017, allo stato attuale della documentazione prodotta dall’assessore, solo 6 hanno un progetto esecutivo, 8 definitivo, 6 preliminare, 10 hanno solo la stima dei costi e 3 solo studi di fattibilità!!! A mare siamo…
Dei 72 milioni a disposizione del Comune di Palermo ben 20 milioni provengono da avanzi amministrativi di soldi che ha dato lo Stato e che il Comune, per varie ragioni, non è riuscito a spendere. 15 milioni verranno ottenuti dal Comune attraverso forme di indebitamento con l’accensione di mutui. 14 milioncini ce li ha dati la Regione, 10 l’Unione Europea; quasi 3 milioni per avanzi di bilancio comunale per opere deliberate prima e mai realizzate. Nel piano triennale non troverete opere di importi inferiori ai 100 mila euro; e neanche le manutenzioni ordinarie o il piano di abbattimento di immobili abusivi, ne ci sono i lavori che il comune provvede a fare attraverso le sue maestranze.
Ma vediamo come spenderanno il denaro che c’è. Una fetta importante dei 72 milioni per il 2017, ben 42 milioni e cioè il 58%, non serviranno a realizzare nulla di nuovo, ma ad aggiustare, e giustamente, quello che rischia di cadere a pezzi. 24 milioni serviranno, infatti, per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei palazzi comunali più moderni, cioè post bellici! 4 milioni e mezzo per interventi urgenti e manutenzione negli asili e scuole di Palermo; circa 13 milioni e mezzo complessivi per adeguamento a norme di sicurezza e recupero di alcuni plessi scolastici (Franchetti, Whitaker Pacoli e G. Daita e per l’asilo la Mimosa). Altre somme: 10 milioni per interventi di recupero del baglio Mercadante allo Zen per la realizzazione di un centro di quartiere (questo mi piace molto); 5 milioni e mezzo per la sostituzione di cinquemila punti luce pubblici per eliminare le lampade a mercurio; 3 milioni e mezzo per rifare tutta l’illuminazione fronte mare della zona che va dalla foce dell’Oreto fino a via Cavour, cioè Castello a mare (anche questo mi piace). 6 milioni per il progetto per la nuova tribuna della piscina comunale. E ancora manutenzione straordinaria di piazza Papireto; manutenzione straordinarie per il deflusso delle acque piovane e sistemazione fognature in zona via Palmerino e manutenzione straordinaria del canale del Maltempo ; adeguamento del mercato ittico di Palermo; 3 milioni destinati alla Fiera del Mediterraneo per climatizzane di un padiglione, nonostante non si abbia ancora un piano chiaro su quello che si voglia fare della Fiera! 3 milioni e mezzo per il restauro di due padiglioni dei Cantieri Culturali alla Zisa. Ancora lavori di manutenzione straordinaria per il teatro Massimo per un importo di quasi 3 milioni di euro; 4 milioni e mezzo per la facciata del teatro Politeama. Un forno crematorio nuovo per i Rotoli, dal valore di quasi tre milioni e 1 milione e mezzo per sistemare i semafori della città, mettendo le luci a led e fornendoli di telecamere e rilevatori di traffico.
Per gli anni successivi i sogni sono tantissimi, parte dei quali vorremo condividerli con il Professore. Solo per citarne alcune tra le oltre 600: la manutenzione straordinaria del ponte Corleone; il sistema tram Palermo; la linea metropolitana leggera da Oreto a Notarbartolo; la sistemazione di numerose scuole; i lavori di svincolo di via Perpignano; parcheggi a non finire; la seconda parte dell’impianto di secondo lotto di completamento dell’impianto di trattamento meccanico e biologico a Bellolampo, manutenzione straordinaria sull’impianto elettrico delle cabine enel della città, completamento di strade, e molto altro. Insomma nel futuro, quello non finanziato, c’è una parte della Palermo che vorremmo. Ma, anche a sognare, al Comune di Palermo, hanno difficoltà!
Ci preme segnalarvi che, per carenze di finanziamenti i sogni si accumulano ed i programmi non riescono ad essere rispettati. Per il triennio precedente a questo, IL 2016/2018, il piano prevedeva investimenti globali nel triennio per 3,5 miliardi di euro. Di cui 1,1 miliardi per il 2017, cioè l’anno in corso per cui in realtà abbiamo trovato fondi per appena 72 milioni! Cioè meno del 7% di quello che avevamo previsto!
Ma c’è una cosa che ci lascia ancora più perplessi in questo programma. Esattamente la non-programmazione. Mi spiego meglio. La mancanza di fondi ci può pure stare, ma appare chiaro che questa opera triennale non risponde per nulla ad una programmazione più complessa e articolata della città. Come vorremmo questa città? Domanda. La risposta dovrebbe passare anche per un piano triennale coerente con una progettazione unica che vada in direzione di un cambio. Del resto le nuove concezioni di armonizzazione della progettazione dei comuni prevede progetti articolati. Non un elenco sterminato di cose da fare. Senza una regia alla base!
E ancora c’è poco per le periferie. Poco soprattutto se visto in prospettiva del fatto che le periferie partono con grandi svantaggi rispetto alle zone centrali della città, che in questi ultimi anni sono state le preferite del Sig. Sindaco. A ulteriore discapito delle zone decentrate e in buona parte degradate. Ormai tutta Palermo è diventata una specie di emergenza.
Il percorso, secondo me, dovrebbe essere al contrario. Progettiamo la Palermo che vogliamo, con un piano organico e coerente. E tutto, consequenzialmente, dovrà muoversi attorno a questa idea della città che vorremmo. Anche e soprattutto le Opere pubbliche!
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