Ah…le cabine di Mondello…. quelle che alcuni chiamavano (e chiamano tuttora) capanne, o ancora peggio gabine (forse perché effettivamente sembrano più delle latrine in stile country). Quanti ricordi… soprattutto prima che iniziasse la stagione, quando ancora non c’erano i lucchetti e le cabine erano lasciate aperte e senza controlli, e così bastava portarsi un catenaccio e si andava a fare il bagno chiudendo i propri oggetti all’interno, per poi andarsene lasciando la cabina per come la si trovava (non tutti sono panormosauri). Poi, dal 15 giugno, per chi non poteva permettersene una (come il sottoscritto), ci si limitava ad entrare dall’ingresso libero e stare sui pochi centimetri di spiaggia libera che la Mondello Italo-Belga ti concedeva.
Era comunque una gioia stare in quei pochi centimetri con gli amici. Davanti agli occhi ti passava chiunque: il ragazzo del coccobello, quello della Arenciata e della Coca Cuela, il sig. Sorrentino che, armato di megafonino, urlava «Ciambelle!». C’erano le coppiette che entravano in acqua e poi usciva prima lei e dopo lui (questione di idraulica…). E ogni tanto vedevi qualche turista straniera che mostrava qualche chiappa col tanga o qualche minna col topless che appena si faceva il bagno non c’era temperatura che tenesse: tutti i maschietti entravano in acqua per mummiare anche se l’acqua era freddissima.
Ma la cabina era il simbolo dell’élite. Se ne avevi una potevi entrare dall’ingresso principale mostrando la tessera ai bagnini e se eri abbastanza conosciuto, non c’era nemmeno bisogno della tessera. Era come giocare a Monopoli e ti sentivi ricco solo perché possedevi “Parco della Vittoria” o “Viale dei Giardini”.
E oggi, trovando una cabina a piazzetta Bagnasco, mi sono chiesto il perché di un’istallazione così brutta in un contesto che dovrebbe essere elegante talmente da essere chiamato il “salotto di Palermo”? Continua »
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