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lunedì 23 dic
  • Castello della Zisa

    Il fascino del Castello della Zisa

    Il Castello della Zisa, costruito da architetti arabi sotto i regni di Guglielmo I D’Altavilla e del figlio Guglielmo II D’Altavilla, nel XII secolo, era usato dai sovrani normanni come residenza estiva, essendo immerso in una rigogliosa campagna fuori delle mura della città.
    Adesso di fronte al castello si estende un vasto giardino con prati, alberi (pochi), brevi vasche rettangolari. In fondo la gradevole sagoma dello castello è preceduta da una sequenza di archi bassi, dipinti di bianco a tutto sesto, terminanti da ambo i lati con case di abitazione. I rimaneggiamenti storicamente sono stati tanti: nel Trecento fu abolita l’iscrizione araba e realizzata la merlatura; nel Seicento il nuovo proprietario Don Giovanni di Sandovan Sandoval appose sull’ingresso lo stemma dei due leoni e modificò diversi ambienti e le finestre sui prospetti. Il castello nel 1808 passò ai Notarbartolo che lo usarono fino al 1950, quando fu acquisito dalla Regione Sicilia.
    Varcato il fronte degli archi il Castello appare in tutto il fulgore della sua struttura architettonica d’impronta arabo-normanna con accenni di gotico. Girargli intorno è un vero piacere. L’interno, offre una serie di ambienti, sui tre livelli, sormontati da volte e archi dipinti, di notevole fascino medievale. Vi sono esposti manufatti islamici come le musciarabia (paraventi in legno) e degli utensili di uso comune e di arredo. Sulla volta dell’ingresso sono dipinti alcuni diavoli. Una leggenda popolare vuole che essi custodiscono con un incantesimo il tesoro dell’imperatore e che durante la festa dell’Annunziata non si possono contare perché si muovono e agitano la coda. Da ciò è nato il detto: «E chi su’, li diavoli di la Zisa», per dire che una certa cosa non si può conoscere con certezza.
    La struttura del Castello nel tempo ha subito dei crolli, anche per i bombardamenti. La Sovrintendenza vi ha posto rimedio con murature di mattoni rossi che si distinguono nettamente dal tufo lavorato delle origini. Questa distinzione mi sembra di dubbio gusto: meglio le ricostruzioni che recuperano le forme originarie.

    Un monumento, il Castello della Zisa, che ci restituisce il fascino dell’arte arabo-normanna.

    Castello della Zisa

    Castello della Zisa

    Castello della Zisa

    Castello della Zisa

    Castello della Zisa

    Castello della Zisa

    Palermo
  • 5 commenti a “Il fascino del Castello della Zisa”

    1. Complimenti Carollo, dopo aver letto il suo articolo, viene voglia di andare alla zia a farsi un giro.
      comunque io sinceramente non riesco capire come mai a palermo non si riesce a preservare e valorizzare il bello che ci hanno lasciato.è una cosa che non riesco a capire, qualcuno sa spiegarmela

    2. Grazie. Palermo è un’antica capitale piena di monumenti e di opere d’arte. Beato chi ci abita. Penso che il Sindaco Orlando ne sia consapevole. Speriamo che disponga delle risorse per impedire il degrado.

    3. Sandoval non Sandovan.

    4. La ricostituzione delle murature originarie in laterizi, che matericamente e cromaticamente si distinguono dai vecchi conci di calcarenite, fu una scelta del Prof. Caronia, del tutto in linea con la teoria del restauro moderna. Fare altrimenti avrebbe significato produrre un falso storico.

    5. La Zisa non è un castello.

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