“La corazzata Potëmkin” non è una cagata pazzesca
Il titolo di questo contributo è certamente di fantozziana memoria, senz’altro. “Fantocci” come veniva chiamato il celebre impiegato Fantozzi ne Il secondo tragico Fantozzi nel famoso spezzone in cui, a voce alta, l’impiegato scatenava la ribellione dei colleghi contro il cinema impegnato ad elogio delle partite dell’Italia di Zoff. Senza alcuna ombra di dubbio, il compianto Paolo Villaggio parlava della superficialità della classe media dei lavoratori dell’epoca che disprezzavano i prodotti culturali più elevati, che meritano rispetto ed ammirazione da parte del pubblico giudicante. E oggi, posso affermare con viva ammirazione, che il capolavoro di Ėjzenštejn del 1925 è splendido ed è tutt’altro che la famosa “cagata” come venne interpretata erroneamente dalla società italiana che, prese alla lettera, la provocazione del regista. Ho avuto il piacere di poter vedere La corazzata Potëmkin presso i Cantieri della Zisa al Cinema De Seta grazie ad una associazione che, come tante altre, cerca di mantenere viva la cultura nella nostra cara città. L’associazione culturale Lumpen, nata nel 2014 dal gruppo di lavoro del regista palermitano Franco Maresco, ha riproposto una versione totalmente restaurata del capolavoro del cinema mondiale grazie al lavoro eccellente della Cineteca di Bologna con le musiche originali del compositore Edmund Meisel. Quella splendida serata si aprì coi commenti del regista sul film e l’opinione di alcuni esperti che hanno commentato la proiezione. Le musiche originali sono veramente da film capolavoro e non è per nulla noioso. Certo, bisogna amare un certo tipo di cinema, ma posso assicurare che la proiezione del 10 novembre, ha suscitato la curiosità di molti palermitani presenti in sala che hanno dimostrato di aver apprezzato con un fragoroso applauso (68 minuti di goduria e di applausi!). Con mio grande rammarico, a dire il vero, non ho trovato molti giovani (oltre me e dei miei amici) tranne quelli che, nella società, vengono stigmatizzati come “secchioni” tutti giacca e occhialini tondi. I film muti, per sentito dire da molti, sono veramente una rottura di palle e non hanno quasi senso, quando in realtà la loro carica comunicativa è potentissima, non priva di emozioni. Nella versione conosciuta del film italiano, col commento alle didascalie e alle vicende narrate da Arnoldo Foà, non si può comprendere appieno il vero significato di tale produzione cinematografica, nata come propaganda comunista e censurata in gran parte delle scene. Rispetto alla versione restaurata, in quella italiana mancano dei dettagli di fondamentale importanza che sconvolgono il senso complessivo della produzione. Ne cito solamente alcuni: la bandiera rossa del Potëmkin, la morte del soldato, la mano del bambino pestata sulla scalinata di Odessa da parte di un soldato dell’esercito zarista. La conclusione della serata mi ha lasciato il piacere di avere usufruito della vera bellezza, frutto del duro lavoro dell’uomo e del suo maestoso ingegno creativo. Aver visto le vicende del Potëmkin, mi ha dato la possibilità di fare delle dovute considerazioni, sicuramente con l’amaro in bocca: Perché è così difficile avvicinare miei coetanei al piacere delle belle cose, all’armonia delle produzioni artistiche, alla cultura? La mia è retorica, si, ma è importante ribadire come sarebbe bello riscoprire gli artisti che ci hanno preceduto (in questo caso si parla di registi del cinema passato: da Monicelli a Fellini, da Kubrik a Leone. A cosa sono interessati i giovani palermitani che vivono ogni giorno la realtà cittadina? E contemporaneamente, cosa offre Palermo ai suoi giovani? Nonostante tutto, la mia esperienza al De Seta ha rappresentato un motivo di rinascita alla vita, al piacere dell’esistenza e delle cose belle che ci riserva. Vi invito, comunque, rivolgendomi principalmente ai giovani palermitani, a partecipare a tali eventi perché sono motivo di crescita culturale e personale. Non importa se è un film, un concerto o una mostra, basta che sia qualcosa di importante per voi, per la vostra crescita interiore. Perché ad esempio, leggere un libro o vedere un film, apre un mondo tutto da esplorare. Cari amici, è proprio la cultura che salva il mondo dall’ignoranza e dalla superficialità. E torno a ribadire che “La corazzata Potëmkin non è una cagata pazzesca” ma è meravigliosa. Quanto è bello il mondo della cultura…
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Secondo me c’è un errore di prospettiva. Fantozzi non racconta tanto dello spregio della classe media verso la cultura elevata, bensì di coloro i quali, per farsi una cultura agli occhi di costoro, sfoggiavano le opere più noiose e lunghe perché sì. Il motto: “devo farmi una cultura, mi dia il suo libro più noioso”. La povera Corazzata Potemkin è solo il capro espiatorio di quelli che hanno visto che il re è nudo.