In estate, quando torno a risiedere al mio paese, contrariamente ai propositi della vigilia, non ho mai voglia di muovermi dalla casa dove alloggio, posta in mezzo alla campagna, su una dolce collina, a due passi dal mare, per visitare altri luoghi. Faccio eccezione per Palermo: tre o quattro incursioni me le concedo; è la mia città, la mia capitale, la città dove ho trascorso gli anni dell’università, che mi stupiva ed emozionava da bambino mentre ne scorrevo le grandi vie del centro, con i suoi palazzi e i monumenti, in compagnia dei genitori in cerca di negozi.
Di Palermo mi hanno sempre attirato, oltre che i monumenti, le opere d’arte, le dimore patrizie, i mercati pullulanti di venditori vocianti e di acquirenti, come Ballarò e la Vucciria. Quest’ultimo mercato, celebrato anche dal grande Guttuso, purtroppo è in via di ridimensionamento, forse perché stretto nella morsa dei diversi supermercati della zona. Ballarò invece risplende. Continua »
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