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sabato 16 nov
  • Uwe non si vende

    Mai leccare il culo!

    Uwe, o meglio dire Uwe ti ama, come lui ama farsi chiamare, ha avuto pudore ad usare questa espressione, mi permetto di farlo io al suo posto, chiedendo scusa all’uditorio più sensibile.

    Anni fa passeggiavo per il centro storico di Palermo con un mio amico, non di Palermo. Ad un certo punto, in via dello Spasimo, si fermò di fronte ad un palazzo in parte restaurato ed in parte no, e mi disse: «questo è il fascino di Palermo, una città viva che insegue le sue ferite, provando a medicarle. Un giorno sarà tutta così» – ed indicò la parte restaurata – «e diventerà come Venezia: una cartolina morta». A parlare era un designer piuttosto quotato di Venezia.

    Ovviamente non era il restauro della città il punto, ma in che modo questo restauro avrebbe avuto corpo.

    In questi giorni ha avuto epilogo l’avventura di Uwe alla Vucciria. Penso che la città non abbia compreso granché della sua presenza a Palermo e del suo lavoro. E comprenderà, purtroppo, temo troppo tardi, quanto il suo messaggio e le sue intenzioni fossero a tutela di quell’anima della città che il mio amico designer prevedeva sarebbe andata perduta.

    Per chi non ha seguito la vicenda: il Palazzo nel quale Uwe ha concentrato gran parte dei suoi interventi è stato venduto e sembra sarà restaurato con fondi in gran parte pubblici. Questi fondi dovrebbero ristrutturare tutta la piazza. Uwe ha vissuto e lavorato nel palazzo d’intesa con la precedente proprietaria. Con la vendita avvenuta, credo lo scorso anno, i nuovi proprietari hanno avviato a gennaio una procedura di sgombero, conclusa in questi giorni. Ammesso che l’occupazione fosse abusiva, e che un intervento artistico di quasi venti anni non abbia alcun diritto di considerazione in una città che vuole vivere di cultura e turismo, faccio solo presente che io ho subito una occupazione abusiva in un appartamentino al Borgo dieci anni fa ed ancora la causa è in corso. Le due velocità meritano di essere considerate nella riflessione.

    Uwe andrà via con soddisfazione di gran parte di quella città assente, che non vuole avere raccontate le proprie miserie ed i propri limiti. Il lavoro di Uwe è stato un lavoro militante, e con una città più attenta, con istituzioni leggermente meno miopi, poteva essere la base di una riscrittura del futuro del quartiere e di recupero del mercato in sinergia con la sua storia e la sua anima. Uwe ci ha proposto una visione, un punto di vista diverso, e l’ha fatto come solo gli artisti possono e sanno fare: esasperando le contraddizioni fino al limite.

    In questi anni solo Uwe si è preso la briga di mantenere la memoria di cosa li accade. È lui che ci ha raccontato come la pavimentazione del quattrocento è stata sostituita, chiedendosi dove fossero finite quelle “balate”, intrise di storia, che non avrebbero mai dovuto asciugarsi. Lui ci ha raccontato del pomello della fontana trafugato. E come il palazzo di fronte la fontana sia crollato negli anni 80 per incuria e non a seguito dei bombardamenti del ‘43, come tutti siamo convinti. Lui ha indicato la messa insicurezza assurda di un palazzo della piazza fatta in cemento, con l’opera Durex, che è ancora visibile. Lui pose l’attenzione sulla fontana di Piazza Garraffello, scrivendo un “si vende” che intendeva segnalare come stessimo dando via, a poco prezzo, pezzi della nostra storia e della nostra cultura.

    Già, la parola “cultura”, è la cifra stilistica del nostro disimpegno culturale. Ospitiamo in pompa magna manifestazioni pensate altrove, che non avranno alcuna dialettica con il tessuto della città, e che al massimo promuoveranno Palermo come vetrina. Una città che rinuncia ancora una volta a farsi contenuto, una città che non comprende il suo contenuto, ovvero la sua cultura.

    Quello che avverrà nel restauro dei palazzi è facilmente ipotizzabile: a fronte di facciate ripristinate più o meno bene, all’interno i palazzi saranno frammentati in monolocali residenziali destinati ad una utenza diversa da quella degli abitanti del quartiere, che verranno, insieme ai residui delle botteghe di quello che era un mercato straordinario, spinti verso le periferie lontani dal salottino buono della città.

    Cultura è progetto, è visione. L’intervento di Uwe poteva essere la base per dare vita ad un museo a cielo aperto, in quello che è stato uno dei mercati a cielo aperto più importanti del mediterraneo, in quella che è una città che dovrebbe vivere di turismo a cielo aperto, nella quale il sole risplende tutto l’anno. Poteva, doveva essere una occasione di confronto e dibattito.

    Ha vinto, ancora una volta, un’altra visione di città, quella che dà spazio alla speculazione. E in dei palazzi storici, in quello che è uno dei cuori antichi della città, che probabilmente doveva essere acquisito a patrimonio collettivo e diventare musei, luoghi di cultura, incontro, scambio, arte, tutti elementi chiave per potere vivere di questo benedetto turismo, troveranno posto tanti bivani, con aria condizionata e tetti ribassati.

    Uwe ha distrutto ieri “La stanza di compensazione”, una delle sue opere più note, sovrascrivendo “non si vende” sul dipinto. Il colore scelto è il nero del lutto. Non ha mercificato in questi anni il suo lavoro, ha svolto il compito che spetta all’arte vera, quello di indurre alla riflessione. Come vale per i messaggi più profondi dell’arte la città impiegherà anni per capirlo e so già che quando questo avverrà sarà troppo tardi.

    Per me la decisione di Uwe di andare via ha una particolare amarezza. Qualche anno fa parlai con lui del fatto che non credevo Palermo potesse essere redenta, e che intendevo creare le condizioni per andare via. Cosa che in parte ho fatto lavorando in Nord Europa. Lui mi disse che era sbagliato perché a Palermo c’è tanto da fare.

    Quelle parole mi sono risuonate in questi anni. Non so se la sua partenza sarà una resa o un cambio di prospettiva, come lui dice. A me dà la sensazione di essere rimasto un po’ più solo e che stia lasciando Palermo un po’ più sola.

    Resta il gesto di libertà, che per me fa di Uwe un’altra categoria di artista: “non si vende” scritto su un campo di rose, cancella un’opera della quale dovremo capire il senso se non dalla sua presenza nella sua assenza. Ancora una volta usa l’arte o la sua negazione per esasperare la contraddizione e provare ad aprire una riflessione. Non so, non credo riuscirà, ma per quello che vale ha ancora una volta la mia ammirazione.

    Palermo
  • 15 commenti a “Mai leccare il culo!”

    1. Condivido in pieno il post di Giovanni Callea e la sua amarezza per la partenza da questa città irredimibile di un vero artista come Uwe. Grazie a Uwe (ed anche a Callea) che ci spinge a chiederci che cos’è o cosa dovrebbe essere l’arte e il ruolo di un artista oggi ed in particolare a Palermo

    2. caro giovanni, la contraddizione e provare ad aprire un fatto che alcuni “privati” tipo boy scout con veramente pochi soldi peró con un enorme denaro pubblico promesso che si dovrebbe trasformare in proprietà privata con una militarizzazione permanente pagata pure dei soldi pubblici per alzare i prezzi dei appartamenti senza piano é abbastanza grave. allora andare in distanza trasparente di questo abusivismo legale italiana con una occupazione con un opera d´arte per 144 giorni senza denaro pubblico é stata nel valore della piazza garraffello e una decisione ben pensato e costanza con la tateluga otello avevano fiducia, come sempre. sono privilegiato perché loro hanno tanto dignitá ed io sono un fortunato perché ho talento. e quindi caro professore sindaco, l´imprenditore nascosto della piazza garraffello da almeno 25 anni, siete caduto sulla movida, il smatellamento e la rinascitá della banca nazion, il si vende, poi i bambini nella fontana ed alla fine sulla stanza di compensazione con noi. il resto adesso fará la piazza garraffello con la vucciria e magari il giorno viene per riflettere bene, perché palermo non é un passeggio della domenica come é scritto indietro sul ticket stampata della ryanair per 19,90 andata e ritorno. incl una busta durex tropic regalata.

    3. Caro Sig. Callea prima di parlare e schierarsi a spada tratta con qualunque sia la parte in causa, se lo pseudo artista oppure il gruppo di privati, la invito a verificare le sue fonti. Uwe e Costanza dicono che avevano un accordo sulla parola con la vecchia proprietaria?Bene andate a chiederlo al lei come sono andate veramente le cose. Dicono che vi lavori verranno fatti con la maggior parte di fondi pubblici? A parte che non c’è nulla di illecito in cio, bene qual’è il bando? Dicono che vogliono sostituire i vecchi con nuovi abitanti, ma vi sfugge che i 3 palazzi erano disabitati. Potrei continuare all’infinito, questo restauro porterà solo benefici al quartiere ed alla città. Non siete invidiosi perché non trovo altra spiegazione nel comportamento do alcuni.

    4. “Dicono che vi lavori verranno fatti con la maggior parte di fondi pubblici? A parte che non c’è nulla di illecito in ciò”
      Come ?
      E magari, se fosse vero, li chiameresti pure investitori, se non addirittura imprenditori ?

    5. Caro sig. Spataro,
      a dir del vero io ho scritto “sembra verrà restaurato”, il che lascia ampio spazio a verifiche sull’attentibilità informazione. Non ho indagato perchè realmente poco mi interessava, e realmente poco avrebbe influito sulle mie riflessioni. La mia riflessione che era rivolta a considerazioni un po’ più altre sul progetto di città e sul ruolo dell’arte in città. Io la penso diversamente da lei e credo che probabilmente prima di esprimere un suo parere dovrebbe fare una passeggiata alla Vucciria, con Uwe, per comprnede se e quanto lui sia parte di quel tessuto sociale, e quanto lei ne sia distante, e per comprendere delle ragioni che fanno rifeirmento ad una economia più complessa di quella meramente immobiliare. Ovviamente questa distanza non è ne un bene ne un male, è oggettiva. Il mio post tende ad argomentare se le decisioni che riguardano un territorio o una parte di città debbano essere in capo a chi vi abita o a chi come me o lei presume di sapere quale sia il bene altrui senza sapere chi sia l’altro e che vita e che esigenze abbia.

    6. Gigi io non li ho chiamati ne imprenditori ne investitori ma gruppo di privati. Per quanto riguarda le distanze che ci dovrebbero essere tra me ed i residenti del luogo come mi risponde il sig. Callea io rispondo che ho abitato fino al luglio scorso e per quasi 20 anni in via materassai e sono dovuto andare via perché il quartiere per ovvi motivi che tutti conosciamo era ed è
      diventato invivibile. Io spero nel cambiamento ma veramente e di tornare nella mia casa, con nuovi o con vecchi residenti e commercianti o quel che sarà perché sarà solo positivo.

    7. Bruno Spataro, la mia è una domanda, contenente un sottinteso, facilmente decifrabile. Tu hai scritto che se questa operazione, di interessi privati, fosse finanziata da soldi pubblici non ci sarebbe nulla di illecito. Certo, se le regole si scrivono a proprio uso e consumo, o si millanta – convinti di rivolgersi a cittadini “cucuzze” – un qualsiasi interesse pubblico, utilizzando sofismi e maquillage. Per esempio, ci infiliamo pure qualche opera sulla piazza e diciamo che l’interesse è pubblico. No, non sarebbe illecito se le regole fossero scritte ad hoc, ma moralmente deplorevole. E i beneficiari non dovrebbero definirsi investitori – come ho letto diverse volte in vari siti – ma in un altro modo che lascio alla libera scelta di ognuno. Ripeto: io non so se realmente l’operazione sarà finanziata in gran parte da soldi pubblici, ma l’ho letta diverse volte questa ipotesi, e so, per averlo visto da vicino, che in diverse città europee i cittadini riuniti in associazione porrebbero il veto verso simili operazioni (finanziate con soldi pubblici) non ritenute utili per la comunità, e ne dibatterebbero coi politici e sindaco eletti… ottenendo a volte l’annullamento dei progetti. Cosa impraticabile a Palermo, dove molti stentano a capire che il finanziamento pubblico deve essere destinato a strutture di utilità pubblica e non per fare affari e investimenti immobiliari privati.

    8. Gigi il fatto di non sapere e di averlo letto non significa che sia vero. Non fidarti di tutto ciò che la gente dice ed ovviamente neanche di me, dovrai essere tu a valutare. Io volevo solo dire che, mettiamo caso esistano fondi europei destinati a questo perché non farne richiesta? Anche io lo farei e credo anche tu. Io credo che le persone non sono contrarie ad Uwe e non credo nemmeno che sia lui il vero male del quartiere ma tenendo ancora ora occupato un appartamento impedendo l’inizio dei lavori, perché nonostante la distanza tra me e le persone del luogo come si è insinuato precedentemente ieri sono stato proprio li. Lavori che sono necessari perché la situazione dei palazzi é veramente critica.

    9. Il nero del lutto è dentro i cuori dei amanti dell’arte come sull’soffitto della Stanza di compensazione oggi. E dentro i cuori di chi ama la vera Vucciria, quella del popolo. Non di quella che sta per diventare con l’accordo del sindaco e dei fondi pubblici. Una Vucciria “d’operette” che guarderà solo il nome di Vucciria. Le balate sono totalmente asciutte ora con il diparto di Uwe. Mi fa anche una vera pena sapere che la fontana e le sue anime nascoste saranno ormai senza il loro piu grande prottetore, sole.
      Grazie Giovanni per le tue parole, grazie Uwe per la tua arte sociale in Vucciria, il ricordo di tuo cuore et di tua anima staranno sempre nell’aria che si respira in piazza Garraffello.

    10. Bruno Spataro, pertanto mi sembra di essere stato chiaro. Non ho scritto “mi fido” né “sono certo”.
      Ed in ogni caso, l’unica maniera per farsi un’opinione è quella di leggere i documenti; cosa che ad oggi è impossibile, perché le sole notizie, peraltro superficiali, sono quelle che si leggono nei giornali e siti di giornali online. Dove scrivono cifre sui costi di recupero, progettazione e realizzazione dei lavori (7 milioni), ma non di acquisto immobili, e nessun dettaglio su eventuali prestiti o finanziamenti pubblici (su quest’ultimi si leggono solo ipotesi).
      Non ho espresso giudizi in merito all’operazione, ovvero se sarebbe meglio lasciare gli immobili nello stato attuale o realizzare l’operazione prevista.
      Ho semplicemente scritto che qualora i fondi fossero pubblici il bene dovrebbe essere di utilità pubblica, al di là di leggi ad hoc, ma in una città dormente come Palermo non si potrebbe pretendere una contestazione da parte dei cittadini, ancor meno dei veti.
      Rispondo alla tua osservazione: NO, io non chiederei i fondi europei, e ti segnalo che i fondi europei non sono una manna che arriva da chissà dove ma sono soldi dei cittadini. Usarli per interessi privati vorrebbe dire fottere i cittadini.
      Io che sono abituato ad altri parametri – in questo caso per quel che riguarda la concezione di impresa e investimento privato con rischi, meriti e benefici compresi – e che sono contento di vederlo solo da lontano l’allattamento pubblico siciliano (dato che ci sto in vacanza solo alcuni mesi l’anno) ti ripeto NO. Mi disgusterei di me stesso.

    11. Se può interessare copio qui un dettaglio preso da un sito locale (palermotoday.it), e del quale si legge poco.
      “Abbiamo il 70% di proprietà – spiega l’architetto a PalermoToday – ma con l’approvazione della delibera da parte del consiglio possiamo cominciare. I proprietari del restante 30% che non hanno venduto possono decidere, in corsa, di partecipare al progetto e se così non fosse il Comune può espropriare”. La legge regionale 71 del ’78 lo permette.

    12. Io non ne capisco nulla di bandi e cose del genere, ma ho detto se ci fossero bandi europei destinati a questo uso perché non richiederli? E ripeto se ci fossero, non credo che il gruppo di cittadini Palermitani stiano rubando niente a nessuno. Ho letto anche io che l’operazione costerà 7 milioni e per quale motivo mi dovrebbe interessare a quanto hanno comprato? Recuperare un quartiere intero perché noto che ci sono altri interventi di recupero di alcuni palazzi limitrofi non è far del bene alla collettività? È chiaro che i loro resoconti li avranno un po tutti, ma cosa si pretende che facciano tutto gratis?
      Infine ribadisco che personalmente non ho niente contro Uwe e Costanza ma i palazzi appartenevano già a privati ed ora a nuovi privati quindi pretendere che si restauri tutto e si dia in comodato d’uso gratuito è pura utopia. Infine ho anche fatto una ricerca sullo studio di architettura che si occuperà dei lavori e non ho trovato nulla di compromettente anzi solo cose positive, e non come sostiene Veronique che vedo ha scritto anche qui o come dice la coppia. Detto ciò chi vivrà vedrà ed io spero di esserci e tornare nella mia casa dato che sono in affitto in un’altra perché da circa 3 anni è diventato sempre peggio.

    13. 🙂 tante tante parole di gigi e del sig bruno spataro per coprire questo fatto di: FREGARE

    14. Bruno Spataro, quando si scrive in un blog pubblico, molto letto, è consigliabile essere prudenti e non attribuire ai commentatori cose che mai hanno scritto.
      Io ho espresso una visione GENERICA sull’utilizzo dei fondi pubblici, non ho indicato gli operatori in questione.
      E non sono d’accordo con quanto affermi: secondo la visione da me esposta non solo non si devono fare affari privati servendosi di solidi pubblici, dei cittadini, ma i finanziamenti devono servire per realizzare strutture di interesse pubblico, fruibili dai cittadini.
      Se si fanno leggi che dicono il contrario, si chiamano “fottere i cittadini”, non leggi.

    15. Salve Giovanni Callea, siccome non ho molte conoscenze e amici che mi conoscono avendo lavorato sempre fuori in Piemonte e Lombardia, potrei sapere se è possibile conoscere qualcuno che mi raccomandi per la provincia di Caltanissetta, per me va bene ovunque per qualsiasi posto di lavoro? Grazie e una buona serata Quattrocchi Giuseppe

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