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  • La bolletta della SIP negli anni '80

    La bolletta della SIP negli anni ’80

    Un terrore bimestrale calava su ogni famiglia negli anni ottanta: la bolletta della SIP. Più numerosa era la famiglia più alta era la pressione sanguigna del capo famiglia quando arrivava la bolletta.
    «PER ME LO POSSONO TAGLIARE!!!» E poi la pagava
    «ORA CI METTO IL LUCCHETTO» e poi la pagava
    «MA PICCHÌ CI L’A’MAFFARI MANCIARI ‘A SIP STI PICCIOLI?». E poi la pagava.
    Tragedie si consumavano nelle migliori famiglie, ho avuto amici frustati, picchiati con la cinghia, chi è stato rinchiuso in collegio, chi è scappato di casa, chi si è arruolato ed è morto in Vietnam anche se la guerra era già finita da un pezzo.
    Il fatto è che il telefono stimolava l’immaginazione, soprattutto perché la telefonata era praticamente irrintracciabile. Adesso c’è il CHI È, CU FU, indirizzo, faccia di chi ha telefonato…insomma non si può più fare niente. Soprattutto lo scherzo telefonico.
    Io mi ricordo:
    «Pronto casa LaTerza?».
    «Sì».
    «Metta la quarta e vadaffanculo!».
    Oppure
    «Signora buonasera siamo della Sip, stiamo facendo un controllo tecnico, mi sente bene?».
    «Si, benissimo».
    «Allora soffi sulla cornetta».
    La signora soffiava più volte finchè il buontempone diceva
    «Basta signora ca mi sta vunciando ‘a minchia!».
    E giù risaaaaaaaateeeeeee.
    Poi c’erano gli scherzi alle radio e televisioni.
    Io chiamavo sempre quello di VIDEO SELL un signore che faceva le aste televisive su Teleregione con oggetti imbarazzanti. Facevo sempre offerte a vuoto e poi lui sgamato lo scherzo mi cornutiava in diretta televisiva.
    «Ecco il solito imbecilleeee!».
    Ovviamente la telefonata alla zita era quella più pericolosa. Tu da uomo eri tenuto a chiamare lei e quindi un’ora di telefonata ti costava le vergate di tuo padre.
    Poi le telefonate per organizzare il sabato, in media dieci giri di telefonate, e la telefonata più consistenze alla tipa che ti volevi fare che durava in media due ore.
    «MI SERVE IL TELEFONOOOOOO!». Urlava sempre un familiare.
    Per un periodo c’è stato il sistema DUPLEX ovvero due inquilini dividevano la stessa linea telefonica e pagavano leggermente meno l’abbonamento. Quando uno era al telefono l’altro non poteva chiamare. Allora si citofonava al portiere:
    «Gentilmente può dire alla signora Lo Muzzo che ci serve il telefono? È occupato da mezzora!».
    L’epoca del telefono fisso prevedeva anche la telefonata “muta”. Questo tipo di chiamata aveva vari scopi: sentire la voce dell’ex, paura se rispondeva il padre della zita, qualche maniaco sessuale.
    Anche ascoltare le telefonate del familiare era di moda, così per passare il tempo. Ma siccome si sentiva che c’era qualcuno all’ascolto di solito si sentiva urlare dall’altra stanza: «LO VUOI CHIUDERE IL TELEFONO??».
    Poi c’erano altri meccanismi tipo: «ha chiamato nessuno per me?». Risposta: «non siamo i tuoi segretari!».
    Oppure «Se chiama Michele digli che non ci sono».
    Insomma io lo trovavo divertente il telefono fisso e poi spesso i numeri si ricordavano a memoria. Era romantico aspettare la telefonata della tipa, era divertente fare gli scherzi telefonici, era doloroso il manico della scopa sulla schiena quando arrivava la bolletta…
    Tranquilli c’era pure quella dell’Enel….«a cu fa luci ‘sta luci ah?». E si ricominciava daccapo con le legnate….
    «Pronto SIP?».
    «NOP».

    Palermo
  • 3 commenti a “La bolletta della SIP negli anni ’80”

    1. E cmq c’era rimedio al lucchetto.. comprare un telefono di sgarrubbo! Staccavi la spina e attaccavi il nuovo!!!
      Provato sulla mia pelle!

    2. Io sapevo quella di utilizzare i tastini per mettere giù per comporre il numero. 😀

    3. Io,essendo il più piccolo in famiglia,ero costretto a rispondere sempre al telefono e spesso a mentire 🙂

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