Decalogo per il visitatore isolano
Quest’anno un sacco di amici mi hanno detto che saranno in Sicilia per le vacanze. Per loro e anche per tutti gli altri ho scritto questo piccolo elenco.
- Preparati allo stupore: sì amico mio. Perché la Sicilia stupisce, lasciando tutti a bocca aperta. Nel bene e nel male: toccherà a te decidere.
- Dimentica la puntualità. In Sicilia il tempo non esiste. Un vero siciliano non ti dirà mai «ci vediamo alle 20!». Ti dirà invece «ni videmo a ‘dda via di l’ottu», una finestra temporale che spazia tra le 19:45 e le 20:45. Il primo che arriva, aspetta gli altri.
- Non rifiutare mai il cibo. Siamo figli di greci, capisci a me. L’ospitalità è sacra, l’ospite è una divinità. Il cibo da noi è un modo per dire “ti voglio bene”. Più il piatto è pieno, più amore ti stanno dimostrando. Anche se questo vuol dire 3 Kg in più sulla bilancia in meno di 24 ore.
- Lo spazio è una convenzione. La tavola è apparecchiata per dieci? Sarete almeno una quindicina. Un ombrellone va bene per due persone? Noi ci accampiamo sotto intere famiglie. La frase che sentirai più spesso quando sarai giù è «che problema c’è: ci stringiamo!». Che se ci pensi ha un significato bellissimo: stiamo più stretti, ma stiamo anche più vicini.
- Ognuno è il “compare” di qualcun altro, anche se non ci sono legami di parentela. Ti sentirai chiamare ‘mpare dal parcheggiatore abusivo, dal panettiere, persino dal venditore ambulante di collanine sulla spiaggia. Perché a noi, popolo di emigranti, non ci importa da dove vieni: Polentone, africano, giapponese, aborigeno: quando arrivi tu per noi sei già di famiglia.
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