June in September a Palermo
«Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita», di questa opinione era Confucio, nella Cina del V secolo a.C., e secondo questa filosofia ho cercato di orientare il mio futuro, sempre alla ricerca di un massimo risultato con un minimo sforzo.
Nessuno mi aveva detto che io avrei dovuto amare il mio lavoro in quattro lingue diverse.
Le mie giornate sono all’insegna dell’eterogeneità internazionale; lavorare ogni giorno valorizzando le risorse turistiche della mia città, Palermo, dopo aver girato personalmente tre quarti d’Europa, stimola indubbiamente a presentare sempre meglio le aree, le chiese, i monumenti e tutto ciò che di più scontato ci sia, tra mare e monti…ma ogni tanto anche i migliori si possono spiazzare.
Cosa rispondere a due svizzeri avvolti nei maglioncini, sconvolti dalle temperature, che domandano come sia possibile che in questa città sia ancora estate?
«It’s like having June in September».
E io mi meraviglio della loro meraviglia.
L’estate a Palermo non è quella che studi in prima elementare, non dura tre mesi scarsi e il cambio di stagione a settembre è ancora un lontano ricordo.
Tutto inizia a maggio, quando siamo ancora tutti convinti di essere in primavera, e continua per un tempo indefinito, dove si alternano formalmente ferie e lavoro, ma sostanzialmente in questa città il tempo si ferma a trenta gradi.
Le spiagge a settembre saranno sempre, ancora, piene, finché diluvio non separerà i ragazzi dal Super Santos, e la nightlife sarà sempre contornata da birre ghiacciate, magliette e pantaloncini, tutt’al più, per i nostalgici, si vedranno giubbotti di jeans svoltati, fino al primo colpo di tosse, verso novembre.
In tre o quattro lingue diverse al giorno, racconto alla gente che qui il tempo si ferma, e spiego che a differenza di tanti posti al mondo, qui, se torneranno alle porte dell’autunno, è meglio che portino meno maglioni e più ombrelloni.
(foto di Alessandra Burriesci)
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