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venerdì 22 nov
  • Sicilia nel mondo

    PocoNoti siciliani 4, lontani dalla Sicilia e lontani dalla Storia

    Una raccolta di nomi ed eventi riguardati tutti quei siciliani che hanno contribuito allo sviluppo della storia umana, lontani dalla propria terra natia ma che la Storia ufficiale, fatta di grandi nomi ed eventi edulcorati, ha accantonato o messo nel dimenticatoio.

    Quarta puntata.

    • Francesco Brancati in cinese P’an Yung-kuan – Palermo 1601/1671 – Missionario siciliano gesuita in Cina

      Ordinato sacerdote nel 1633 chiese di essere inviato in terra di missione in Cina.
 Nel 1635 si imbarcò da Lisbona, insieme ad altri padri come Ludovico Buglio e Girolamo Gravina, diretto in Cina. Ai primi di agosto del 1636 arrivò a Macao e l’anno seguente entrò in Cina, venendo destinato nella regione del Kiang-nan. Per 25 anni rimase in quella regione con pochi missionari e si divise tra Soo-chow, Sung-Kiang e Shangai. Nel 1639 si recò nell’isola di Ch’ung-ming, alla foce dello Yang-tze, e là fondò una comunità di cristiani. Dopo 20 anni aveva battezzato oltre  quarantacinquemila cinesi.
 La missione a lui affidata veniva definita come «admirable Iglesia de Christianos entre todas las de la China». Questo perché aveva un atteggiamento aperto e comprensivo nei confronti di costumanze e credenze locali. Quanto ai mezzi finanziari, egli poté procurarseli grazie alla cattolica Candida Hsü, che aiutò molto i missionari col denaro e con gli appoggi presso la classe dei mandarini. Grazie ai mezzi finanziari di cui disponeva poté costruire nel 1641 una chiesa a Shanghai.
 Altre chiese furono poi da lui costruite nel 1658 a Soo-chow e a Sung-kiang. 
La campagna contro i missionari studiosi dell’astronomia di Pechino però portò alla emanazione nel 1665 di provvedimenti contro la religione cattolica e tutti i missionari residenti nell’impero vennero trasferiti a Pechino per essere giudicati. Brancati fu condannato ad andare in esilio a Canton dove arrivò stanco e malato nel 1666 e lì trascorse gli ultimi anni della sua vita quasi in prigionia.
 Durante l’esilio sottoscrisse il documento Praxis servanda in missione sinensi nel quale venivano dati consigli ispirati a tolleranza e comprensione dei costumi e riti cinesi a vantaggio dei futuri missionari.
 Morì nel 1671, poco dopo la revoca delle misure contro i missionari. 
Il suo corpo venne trasportato a Shanghai e fu solennemente seppellito nel cimitero di Sheng-mu-t’ang.
    • Tommaso Alaimo – Valguarnera Caropepe 1887/1918 – Soldato siciliano della Prima guerra mondiale nell’esercito statunitense
      
Tommaso “Thomas” Alaimo emigrato negli Stati Uniti si stabilì a Rochester nello Stato di New York. 
Negli Stati Uniti aveva realizzato il suo “sogno americano” e aveva trovato lavoro ed affetti.
 A sconvolgere la sua tranquillità giunse la Prima guerra mondiale. Il 26 settembre arrivò la “chiamata alle armi”. Fu assegnato, inizialmente, alla batteria C del 309° Artiglieria dove prestò servizio dal 28 settembre al 13 Novembre del 1917. Gli fu assegnato come numero identificativo il 1907587. Fu poi aggregato al 327° Fanteria, Compagnia I, 82° Divisione. Arrivò in zona di guerra il 29 aprile del 1918. Durante l’epica e feroce battaglia della Meuse-Argonne, l’11 novembre del 1918, cadde in “eroica azione”, sotto il fuoco di una mitragliatrice nemica, mentre attaccava la trincea nemica, proprio poche ore prima che a Parigi venisse siglato l’armistizio. Al giovane siciliano andò alla memoria la “Purple Heart”. La famiglia del povero “Thomas” volle riportare le spoglie del giovane nella sua Valguarnera Caropepe.
    • Marino Torre – Trapani 1583-1633 – Navigatore e militare siciliano della marina francese
      
Di umili origini fu un audace marinaio,nel 1609 si mise al servizio di Luigi XIII re di Francia. Ha combattuto contro i corsari tripolini e contro gli Ugonotti. A capo di una flotta di dodici navi da guerra fece il blocco marittimo della roccaforte ugonotta di La Rochelle, costringendola alla resa. Per ‘sta cosa fu decorato da Luigi XIII con la croce militare di San Michele.
    • Navigatori e marinai siciliani nelle Indie Orientali – Sicilia 1800
      La sera del 3 gennaio del 1850 il comandante Francesco Cafiero (Sorrento) ordinò di lasciare il molo di Palermo. 
Lentamente il brigantino Clementina prese il vento e il primo ufficiale Salvatore De Francisci fece doppiare capo Gallo e prese la rotta per Gibilterra, destinazione New York. Lì avrebbero sbarcato il «carico assortito» e imbarcato viveri e attrezzature, il bastimento sarebbe poi ripartito per un traffico più ricco: pepe di Sumatra nelle Indie Orientali (Indonesia).
 Palermitani erano i quattordici uomini dell’ equipaggio, oltre al primo ufficiale e il pilota Carlo Monti.
 Il commercio da quelle parti fu da sempre molto conveniente poiché si riusciva a truffare facilmente gli indigeni ma già in quel periodo i locali si erano fatti più furbi.
 Infatti scriveva già Di Bartolo sul diario di bordo: «Il modo di coglionare questa gente non solo si è reso difficile, ma al contrario conoscono la maniera di rubare a noi».
 Gli europei/americani avevano creato dei pesi speciali con un incavo dentro più o meno capiente,che si poteva riempire di mercurio, svitando la parte superiore.
 I pesi alla verifica preliminare fatta dagli indigeni risultavano esatti ma poi venivano opportunamente appesantiti, riuscendo a guadagnarci il 75% sul carico. Quindi dopo i primi viaggi conclusi con interessanti guadagni, gli altri avevano avuto, con il passare del tempo, alterne fortune: sia per gli imprevisti, sia per l’aumentata difficoltà a concludere scambi vantaggiosi con i sempre più smaliziati rajah malesi. Questo lo stato delle cose quando capitan Cafiero diede fondo al suo bastimento davanti alla costa di Sumatra: era il 4 settembre, dopo centoventi giorni di navigazione da New York. I primi approcci non furono fortunati,il Clementina navigò per mesi fra varie isole, spingendosi fino al golfo del Bengala, con traffici vari, per far fruttare in qualche modo il viaggio, in attesa che finalmente il pepe fosse abbondante sul mercato. Il 20 marzo del 1851 ancorò finalmente nella rada di un posto chiamato Qualah Diah. Cominciò a caricare pepe la notte del 29 marzo ma alle quattro di quella notte, il comandante del clipper americano Ariosto fu svegliato dalla richiesta d’ aiuto di due uomini che stavano in una barca sotto il suo bordo. Li fece venire a bordo: erano due marinai del Clementina, uno dei quali aveva il tallone tagliato da una sciabolata. Dal loro racconto concitato seppero che il bastimento siciliano era stato assaltato dai malesi.Lo confermò l’arrivo di un’ altra scialuppa con sette marinai del Clementina, uno aveva una mano quasi mozzata. Gli americani saliti a bordo trovarono il corpo senza vita del capitano trafitto da due coltellate al cuore.
 Il primo ufficiale De Francisci era stato pugnalato ad entrambe le spalle, il secondo Monti al petto e a una spalla. Uscì dal suo nascondiglio anche uno scampato al massacro, con una ferita di pugnale alla spalla destra.A bordo trovarono dei malesi armati che dissero di essere solo amici intervenuti in aiuto.
In pratica i malesi si erano accorti di qualche imbroglio (pesi manomessi) e si arrabbiarono assai! Testimone dei fatti fu Antonino Mattina, mozzo del Clementina, che trasmise la storia ai suoi discendenti. Durante l’assalto il giovane palermitano sparò due colpi di revolver e si lanciò contro un malese brandendo un’ascia: nella lotta fu spinto contro la murata, scivolò sul sangue che inondava il ponte e finì in mare abbrancato al suo nemico. Riuscì a divincolarsi e, ferito, saltò a bordo della barcaccia legata a poppa. Tagliò il cavo e svenne. Quando riaprì gli occhi ebbe il tempo di vedere la murata del clipper americano Ariosto. Fu raccolto a bordo.
 Gli americani dell’Ariosto salirono a bordo del Clementina anche per un’azione punitiva, arrembarono, sconfissero i malesi e si riappropriarono del brigantino.
 La rappresaglia sarebbe stata guidata da un non meglio identificabile Gianni Forte della marina di Capaci. Chi era costui? Un ufficiale imbarcato su uno dei legni americani? Dopo quell’evento, i palermitani non abbandonarono quella rotta insanguinata. Negli anni immediatamente successivi sono registrati almeno quattro viaggi per le Indie Orientali: nel 1854, Federico Montechiaro ci portò il Sumatra, e con lo stesso bastimento, due anni dopo, ci tornarono i capitani Gaetano Di Napoli e Antonino Mattina; nel 1864 il comandante Di Liberto. E tornarono tutti per raccontarla.
    • Vito Mangiamele – Sortino 1827/1897 – Matematico siciliano
      Figlio di un umile pastore di pecore, diede prova di abilità di calcolo sorprendenti tanto da essere convocato a Parigi, il 19 giugno 1837, presso l’Accademia delle Scienze francese alla presenza del famoso François Arago. Qui stupì tutti i presenti calcolando a mente radici cubiche di numeri di sei cifre. Per l’interessamento dell’Accademia delle Scienze, ebbe l’opportunità di studiare a Parigi, dove giunse ad avere una cattedra di matematica alla Sorbona. Morì a Toulouse nel 1897.
    • Vincenzo Serrentino – Rosolini  1897/1947 – Militare siciliano e prefetto italiano di Zara
      
Dopo aver frequentato l’Accademia militare di Modena partecipò come sottotenente di fanteria alla prima guerra mondiale. Trasferito al fronte si occupò dell’addestramento delle truppe serbe.
 Per questa sua attività venne in seguito decorato dal Regno dei Serbi, Croati e Sloveni con l’Ordine di San Sava. 
Nel 1918 sbarcò in Dalmazia e qui operò fino al 1919, spostandosi in seguito a Zara dove svolse il compito di capo ufficio passaporti. 
Qui rimase sposandosi con una ragazza di Zara dalla quale ebbe tre figli e lavorando come sindacalista della Provincia di Zara. Nel 1939 assunse il comando della difesa contraerea di Zara venendo poi promosso al grado di primo seniore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. 
Dopo l’occupazione della Jugoslavia da parte delle truppe dell’Asse fece parte del Tribunale Straordinario della Dalmazia per combattere i  partigiani jugoslavi. Purtroppo Serrentino figura nell’elenco CROWCASS (Central Registry of War Criminals and Security Suspects) (1947), compilato dagli Alleati anglo-americani, delle persone ricercate dalla Jugoslavia per crimini di guerra.
 Fu Prefetto di Zara lungo tutto il periodo di occupazione militare tedesca, dal 1943 fino 1944. 
Dopo i bombardamenti alleati Zara venne quasi rasa al suolo e quindi inagibile, quasi tutti gli Zaratini sfollarono. Serrentino rimase ad aiutare la popolazione fino all’ordine dell’abbandono della città.
 Serrentino riuscì ad arrivare a Fiume con una torpediniera tedesca e successivamente a raggiungere Trieste con un gruppo di militari tedeschi in ritirata.
 Posto sotto accusa presso la giustizia penale militare poiché era «venuto meno ai principi del diritto internazionale di guerra e ai doveri dell’umanità» venne catturato dagli jugoslavi nel 1945. Processato come criminale di guerra, fu condannato a morte con esecuzione avvenuta nel 1947 a Sebenico dalle autorità jugoslave. Il processo si svolse senza che le autorità italiane o la famiglia di Serrentino venissero avvisate, così come non si seppe dell’avvenuta esecuzione della condanna.
    • Muhammad b.ʿAlī al-Māzarī – Mazara del Vallo, 1061/, 1141 – Giurista e imam arabo-siciliano
      Abū ʿAbd Allāh Muhammad b. ʿAlī b. ʿUmar al-Māzarī fu un apprezzato giureconsulto musulmano (faqih) siciliano, appartenente alla scuola giuridica malikita. Studiò fiqh a Sfax e a Sūsa. Spirito colto e poeta di buona qualità, è noto per una fatwā con la quale si autorizzavano i musulmani che vivevano sotto dominazione non musulmana (Dār al-ḥarb) a rimanerci a vivere a condizione che fosse loro garantito vivere in base alla propria legge, pur se assoggettati al pagamento di imposte e alla lealtà politica verso il signore non musulmano.
Nel caso concreto si autorizzavano i musulmani a non lasciare la terra di Sicilia, dominata a quell’epoca dai Normanni. 
Morì a Mahdia.
    • Gaspare Cannone – Alcamo 1893/1963 –  Giornalista e anarchico siciliano negli Stati Uniti
      Cannone, dopo i primi studi nella sua città aderii agli ideali socialisti ed a 20 anni partì per gli Stati Uniti d’America. Qui divenne simpatizzante degli anarchici e scrisse sui giornali del movimento, come La Questione Sociale di New York. Scrisse anche due drammi: nel 1919 Patos e nel 1920 Metamorfosi. Durante il periodo della Prima guerra mondiale lavorò in una fabbrica d’armi di New York, ottenendo il congedo militare. A causa delle sue idee fu arrestato nel marzo 1920, presumibilmente per espellerlo dagli Stati Uniti. Venne arrestato, senza capi d’accusa o mandato, da parte degli agenti del Dipartimento di Giustizia di New York. A seguito di una soffiata fu preso nella sua casa di Brooklyn e portato nell’ufficio del BOI (Bureau of Investigation) di Park Row. 
Con una conoscenza limitata della lingua inglese, picchiato e preso a calci, si rifiutò di testimoniare contro altri anarchici.
      Dopo averlo tenuto segretamente in prigione per 72 ore, gli agenti lo condussero ad Ellis Island e lo consegnarono ai funzionari dell’Ufficio Immigrazione. 
Si rifiutò di firmare una dichiarazione attestante che era un anarchico, ma qualcuno falsificò ugualmente la sua firma.
      Subì quindi un processo da cui uscì indenne, ma ebbe l’obbligo di rientrare in Italia. Dopo il suo ritorno ad Alcamo, diventò poeta, commediografo e critico letterario.
 A causa di problemi finanziari, nel 1936 cercò di espatriare clandestinamente con la famiglia a Tunisi ma fu denunciato. Fu un giornalista antifascista, collaborò anche con il giornale anarchico Umanità Nova.
    • Niccolò Longobardi – Caltagirone 1565/1654 – Missionario siciliano gesuita in Cina

      Entrò nei gesuiti nel 1582. Si imbarcò nel 1596 giungendo in Cina nel 1597 destinato alla regione di Shaoguan. Nel 1610 divenne Superiore della missione di Cina, accettandone parzialmente, il metodo missionario ma sollevando il problema dell’uso del nome di Dio in cinese. Infatti nel 1630 redasse anche un trattato sul problema del nome di Dio in Cina e quindi l’uso dei termini “Tian” e “Shangdi”, poiché portavano a degli equivoci che richiamavano il sistema religioso preesistente. Ricoprì il ruolo di superiore dei gesuiti in Cina fino al 1622. Continuò la sua attività fino alla morte, dopo aver trascorso ben 58 anni in Cina. L’imperatore Shunzhi spese tanti soldini per il suo funerale. Era anche un bravo astronomo e calcolò con esattezza una eclissi di Luna. Visto che gli piaceva studiare si impegno anche nello studio del terremoti. Con il nome cinese di Long Huamin nel 1626, dopo un violento terremoto scrisse in cinese il Trattato sui terremoti e per la prima volta in Cina diede una impronta scientifica ai fenomeni sismici.
    • Prigionieri Siciliani nei campi lavoro/concentramento/lager tedeschi – Seconda guerra mondiale
      
Basta cercare su Internet per portare alla conoscenza di tutti quello è scritto e che fu storia e avvenimenti che tutti noi dovremmo conoscere.
    Palermo, Sicilia
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