Felicità e colombi
Stamattina stendevo la biancheria fischiettando come un nano strafatto, probabilmente Pisolo, dato che dormivo in piedi, reduce da una delle tante notti insonni.
Stendevo, col vento che mi scompigliava i capelli, manco fossi sulla prua del Titanic.
Lo so, ho troppa immaginazione.
Ma ne sono felice. Credo che, senza, la vita diventerebbe grigia.
Meglio sapere sorridere anche senza motivo apparente e, soprattutto, godere delle piccole cose, anche di un po’ di vento in balcone.
Io i bicchieri li vedo quasi sempre mezzi pieni, si capisce?
Occasionalmente capita anche a me di vederli mezzi vuoti, ma sempre meglio di vuoti del tutto, soprattutto se il liquido all’interno è vino. In ogni caso, me li scolo fino all’ultima goccia.
Se posso in compagnia di un amico, che rende sempre tutto più lieve.
Insomma, stendevo
Sapevo che si sarebbe asciugato tutto in fretta.
Stendevo e fischiettavo.
Ma la felicità non è cosa facile da mantenere, sapete?
Basta un colombo con una buona mira per vanificare ore di meditazione.
Basta un colombo che molla proprio sulle mutandine fucsia di mia figlia.
Le sue preferite.
E nessuno con cui prendermela.
Nemmeno il mio compagno, che è fuori in vacanza, sospetto dalla sottoscritta, ma forse ho troppa immaginazione.
Allora, la prima riflessione: la felicità è troppo effimera. Dipende da troppe circostanze. Dipende dai colombi, dagli ormoni, dalle scarpe comode…
Meglio tendere, per me, alla serenità.
Alla soddisfazione.
La seconda riflessione: in assenza di un capro espiatorio non è facile sbollire.
Ecco a cosa servono i mariti, i compagni. È uguale.
Ma i bicchieri sono sempre mezzi pieni, per me.
Quindi, mentre toglievo le deiezioni di questo colombo che aveva certamente mangiato troppo o non si spiega la quantità, dalle mutandine di mia figlia, pensavo che avrebbe potuto andare peggio.
Di sicuro.
L’elenco delle cose peggiori è infinito, ma io, ovviamente, parlo di piccoli contrattempi, che sono quelli che ci fanno andare in bestia.
Perché, lo sappiamo tutti che la foresta amazzonica in fiamme è una tragedia immane e scuotiamo la testa, ci indigniamo…per dieci minuti. Ci incazziamo molto di più se pestiamo una cacca di cane.
Siamo così, quello che ci tocca da vicino e sconvolge la nostra routine ci irrita enormemente.
Avrebbe potuto andare peggio, dunque.
Avrei potuto avere, per esempio, problemi con la macchina mentre andavo al lavoro.
Sono andata, prendendo una macchina del carsharing.
Vi giuro che funziona, anche a Palermo. Ha del miracoloso, lo so.
Funziona, di solito. Oggi, no.
Cioè, ha funzionato anche oggi, ma ho sentito tante di quelle volte il signore dell’assistenza, che siamo diventati quasi amici, magari una sera di queste ci andiamo a scolare un bicchiere di vino mezzo vuoto.
E poi, al lavoro, tante piccole cose fuori posto. Troppe.
Oggi mi arrendo.
Oggi è una di quelle giornate che meritano di essere concluse con un’amica, con un boccale pieno di birra. O anche due.
Per fortuna, era il mio programma fin dall’inizio.
Bellissimo articolo, ironico e ricco di contenuti. Si conclude con delle birre gelate, come il bestseller Casi scottanti e birre gelate, opera egregia che ho letto, scritta dalla stessa Marina Caserta. Complimenti!
E quando gli scrittori di gialli e thriller pure truculenti, scrivono frivoli, vuol dire che sono scrittori che sanno scrivere. Sempre profonda ed emozionante, Marina Caserta. Puru quannu babbìa
Splendido articolo che mette in luce l’importanza della quotidianità e della percezione soggettiva della realtà.
🙂