Se Stephen King fosse nato a Palermo
Sarà che si sta avvicinando l’autunno, sarà che il meteo aveva predetto piogge torrenziali, sarà perché ho riletto It da poco, o per una combinazione di questi tre fattori, ma mi è venuto in mente cosa sarebbe potuto accadere se Stephen King fosse nato a Palermo e se avesse ambientato il suo capolavoro piuttosto che a Derry, nel Maine, a Palermo, in Sicilia.
Se non avete letto il libro, vi consiglio di farlo, perché è bellissimo. È un libro d’orrore, ma non solo, è un libro in cui Stephen King racconta magistralmente di amore e amicizia. Racconta il passaggio dall’infanzia all’età adulta e di come questo passaggio spesso, ma non sempre, ponga fine alla magia della vita e molto, molto di più in milleduecento pagine che scorrono veloci.
La storia inizia con un bambino con un impermeabilino giallo e degli stivaletti, che dopo una pioggia torrenziale va a fare navigare la barchetta di carta costruita col fratello maggiore. Quando la barchetta finisce in un canale di scolo, trasportata dall’acqua piovana, il piccolo George cerca di recuperarla e viene attirato dal clown Pennywise, una delle facce con cui il male vivente a Derry si mostra agli abitanti.
Ora, torniamo a noi.
Se Stefano Re (in italiano si chiamerebbe così) fosse nato a Palermo, mai avrebbe concepito l’idea di un bambino che va per strada dopo una pioggia torrenziale. Quale madre l’avrebbe permesso? Per fare navigare una barchetta, poi, ma diciamo vero? Questo sarebbe stato il vero orrore per noi: immaginare un bambino in giro col rischio di bagnarsi.
A Palermo, se piove, la vita si mette in pausa, non si esce, tranne se non costretti dalla necessità. A piedi, poi, nemmeno a pensarci. Noi, a Palermo, siamo fatti di ferro. Ci arrugginiamo, ecco il motivo.
E poi, diciamo la verità, Palermo viene sempre sorpresa dalla pioggia, come se fosse un evento atmosferico imprevedibile. E questo succede ogni anno, ogni volta che piove.
Pennywise, tutt’al più, avrebbe potuto surfare nei sottopassaggi allagati di via Regione Siciliana.
Zampillare, con in mano i suoi palloncini, fuori dai tombini ostruiti a Mondello.
Avrebbe potuto saltellare tra una macchina e l’altra in uno dei numerosi ingorghi di cui Palermo fa sfoggio soprattutto col maltempo, ma nel tombino non ci poteva stare. Decisamente no.
Pennywise avrebbe perso credibilità, avrebbe creato meno pathos.
Se Stephen King fosse stato Palermitano, It non sarebbe stato il capolavoro che è.
Ne sono convinta
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