Il megatunnel palermitano: grandi opere sì, purché inutili
Qualche settimana fa abbiamo assistito alla roboante presentazione di un progetto tanto ardito quanto ambizioso: una autostrada in grado di collegare l’autostrada Palermo-Catania alla Palermo-Mazara del Vallo, attraversando la città sottoterra o sotto l’alveo marino per potere servire, con un apposito svincolo, anche il Porto. Un’opera faraonica da 1,2 miliardi di euro, non a caso ribattezzata “megatunnel”.
A presentarla, con i rappresentanti dell’Autorità portuale di Palermo, non c’era un esponente della destra imprenditoriale, da sempre affascinata dal mito del progresso e, quindi, delle grandi opere, né un esponente della sinistra neo-liberista alla Blair, aperta al mercato ed allo sviluppo infrastrutturale ad esso legato.
Per l’occasione, al cospetto di giornali e televisioni, convocati in massa, c’era un esponente del movimento politico più contrario alle cosiddette grandi opere che l’Italia abbia mai conosciuto, piazzato recentemente al governo come viceministro alle Infrastrutture.
Ci sarebbe da meravigliarsi, e parecchio, se non fossimo ormai abituati alle sorprese della politica contemporanea, legata ai sondaggi ed ai social perché costretta, onde poter sopravvivere a sé stessa, alla ricerca spasmodica del facile consenso. Prenderemmo atto con piacere della svolta favorevole, finalmente, alle infrastrutture necessarie allo sviluppo, se non fosse che la stessa, prima che alla funzionalità ed utilità delle proposte che mette in campo, dimostra di avere proprio il consenso come unico scopo.
Infatti, se così non fosse, e se certe opere si inquadrassero nell’ambito della reale fattibilità piuttosto che nel sensazionalismo del momento, sarebbero regolarmente inserite in una qualsivoglia programmazione, all’interno di un quadro infrastrutturale coerente e calato nelle reali necessità del territorio.
L’opera in oggetto, per entrare nel merito, non rientra né nel Prg vigente né in quello in fase di redazione ed ancora inspiegabilmente lontano dall’approvazione, nonostante i continui proclami dell’amministrazione comunale palermitana; non se ne trova traccia neanche nel Psp (Piano Strategico per Palermo), nel Pgtu (Piano Generale del Traffico Urbano), né nell’elaborando Pums (Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile). Atti di pianificazione che, se fossero stati consultati, avrebbero suggerito agli arditi redattori del “megatunnel” di evitare il piazzamento degli imbocchi sud in pieno parco di Maredolce, all’interno di un bel laghetto che sarà ricreato a fregio dell’omonimo castello normanno. Per non parlare dell’imbocco nord, situato all’incrocio tra viale Strasburgo e viale Francia: strada, quest’ultima, che occorrerebbe trasformare in autostrada a quattro corsie, per la gioia degli abitanti dei palazzi e dei fedeli della chiesa prospicienti il viale.
A dimostrare l’estemporaneità e l’improvvisazione di certe idee, in campi che meriterebbero ben altri livelli di approfondimento, si pensi soltanto ad un ultimo aspetto. Pochi mesi fa, sempre a Palermo, veniva presentato un altro progetto, redatto a cura di Eurispes, ancor più faraonico, legato proprio alla portualità palermitana. Si trattava delle opere da 5 miliardi di euro per la creazione di un nuovo “porto hub”: una nuova area portuale realizzata su una piattaforma collegata con la costa all’altezza della Bandita. Tale piattaforma, larga circa 300 metri e lunga ben tre chilometri, garantirebbe 9 km di banchine ed un piazzale di circa 200 ettari. Il progetto prevede anche una nuova viabilità di accesso che, però, nulla ha a che vedere con il megatunnel di cui sopra. Il quale, casomai non solo taglierebbe fuori l’area della Bandita in cui sarebbe situato il “megaporto”, ma fornirebbe accessi qualificati ad un porto, quello già esistente, a cui verrebbe a mancare del tutto il traffico merci, dirottato nel nuovo “hub”.
Poche semplici considerazioni che aiutano a comprendere come chi avanza certe idee, nonostante le ambizioni, non si preoccupi di confrontarsi né con la pianificazione territoriale esistente, nè con le condizioni al contorno che, nella redazione di un progetto, è assolutamente necessario conoscere prima ancora di mettere mano a disegni e calcoli.
Insomma, approssimazione e superficialità al potere, in barba agli interessi dei cittadini che, magari, non forniti delle opportune conoscenze, possono farsi abbindolare da tanta fantasia.
Ulteriori approfondimenti su www.siciliainprogress.com.
(in collaborazione con Palermo in Progress)
questa galleria è un’ottima cosa, si tratta dell’ennesima versione di un’idea già indicata dal piano giarrusso del ’39: creare una viabilità alternativa per il porto. in quel vecchio piano, per fortuna mai realizzato, si parlava una strada che sfondasse il centro storico da est e arrivasse al mare. negli anni successivi si è parlato di varie gallerie, la più famosa delle quali da farsi sotto la cala. la galleria di questi giorni è più interessante, perché collega la circonvallazione con il porto, chiudendo l’anello autostradale intorno alla città e risolvando una volta per tutte il problema del traffico sul lungomare, in via giafar e nelle strade che da nord raggiungono il porto. una vera rivoluzione del costo di 1,2 miliardi, che consentirebbe una pedonalizzazione totale di tutto il lungomare. sparirebbeo i camion, le file, i semafori. immagino che voi siate per la decrescita felice, o per il rapporto costi-benefici, o per gli autobus elettrici al posto del tram. anch’io penso che trasferire il porto commerciale su termini imerese possa aiutare, ma non risolverebbe il problema del traffico. spero che invece l’autorità portuale spinga su questa nuova strada, ne trarremmo tutti dei benefici.
Insomma, Antonino, la panacea di tutti i mali. A parte il paragone con il Piano Giarrusso, alquanto ardito, dovresti leggere meglio quanto ho scritto, a partire dalle mie considerazioni sulla svolta favorevole alle grandi opere, che spazza via ogni sospetto di simpatie verso la “decrescita felice”. Dal momento che ti diletti di urbanistica, saprai che il Piano Strategico per Palermo”Capitale dell’Euromediterraneo” prevede già un’infrastruttura di attraversamento, a priorità alta: l’interramento della circonvallazione. La Tangenziale non è stata inserita nel redigendo PRG perchè troppo costosa ed impattante….
Ultima precisazione: i confronti costi-benefici, per tua informazione, sono previsti per Legge.
l’interramento della circonvallazione non c’entra niente con la galleria in questione, che ha un percorso completamente diverso e si rivolge alla viabilità portuale e all’interazione fra le autostrade e il mare. la circonvallazione è oggi un sistema a sé, collegato al porto tramite viabilità urbana, con interi quartieri percorsi da file interminabili di camion e macchine. se si mettesse in galleria soltanto la circonvallazione tralasciando il porto, il traffico su via messina marine, via giafar ecc. rimarrebbe così com’è. le due opere non sono alternative l’una all’altra, vanno fatte entrambe per risolvere il problema del traffico a palermo. il costi-benefici viene tirato fuori ogni volta che ci si oppone a qualcosa. vorrei che si facesse anche per l’inquinamento legato ai camion e al traffico automobilistico, per infelicità e lo squallore di vivere in una città che ha voltato le spalle al mare. chiediamoci quanto costa tutto ciò, e se il miliardo e passa di questa galleria non sia in fondo ben speso.
le infrastrutture da fare sono: interramento circonvallazione, galleria portuale, sistema tram, metro leggera-automatica, completamento del passante e dell’anello, parcheggi.
Siamo alle solite, solo parole
Antonino, può pensarla come vuole, per carità. Ma quello che il mio contributo voleva sottolineare è che le opere pubbliche vanno programmate all’interno di un quadro complessivo: il PRG già prevede sia un’opera di collegamento del porto alla grande viabilità, come il PS prevede l’adeguamento della circonvallazione. L’idea si scavalcare la città via mare, ancorchè tecnicamente”rivedibile” (e parecchio) viene buttata li senza considerare questi strumenti (PGTU compreso), dai quali è totalmente avulsa.