La verità è che io sono sempre stata convinta che a Palermo non si potesse essere felici. Se c’era un posto certo, sicuro, antifelice, era questo, dove sono nata.
E che mi viene in mente questa canzone di Nicolò Carnesi, che non a caso è palermitano, Ho bisogno di dirti domani.
«Che cosa ho perso in questi anni?/ Sicuramente lucidità/Cos’ho rubato ai tuoi vent’anni?/ Qualche sorriso e un sacchetto di parole/Come si fa quando cerchi la felicità/Nel Lexotan?».
E penso che vedo sparire le cose, sotto gli occhi e che invece vorrei ritrovarle, non dico per sempre, ma almeno domani.
Noi, parlo della mia generazione, infelici dovevamo essere, ci mancava tutto, pure il jeans di marca del cugino del Nord, «da noi chissà quando arriva», pure il film underground, la mostra dell’artista alternativo, «un mio amico lo ha visto in America l’estate scorsa», gli spettacoli? Niente, in televisione li potevi vedere e senza manco YouTube, se la Rai si decideva, volevi visitare un museo, una cosa qualsiasi? Come minimo dovevi staccare un biglietto e, di tua spontanea volontà, «perché lo volevi sul serio», senza manco poter condividere le foto sui social. Continua »
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