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  • Coronavirus (24/02/2020)

    Coronavirus in Italia: niente panico, ma un po’ di sana paura ci potrebbe aiutare

    La ricordate la peste de I promessi sposi e le storia di Don Ferrante? Un uomo estremamente istruito, un dotto, ma privo di senso pratico. Don Ferrante con i suoi ragionamenti aristotelici non negò l’esistenza della peste, cosa difficile, considerate le decine di morti che si contavano ogni giorno a Milano nel 1630. Tuttavia, sulla base delle sue conoscenze filosofiche, in un periodo in cui scienza e filosofia coincidevano, dimostrò che il contagio della peste non avvenisse tra uomo e uomo. Ma solo per colpa dei pianeti la peste si era sviluppata e propagata. Inutili dunque tutte quelle misure consigliate dal tribunale di sanità, come evitare il contatto con gli ammalati, o bruciare i panni degli appestati. Ovviamente don Ferrante, non avendo preso alcuna precauzione di quelle consigliate, morì di peste.

    Mi pare che qui sia successo, pur con debiti distinguo, qualcosa di simile. Qualcuno sarebbe dovuto intervenire in modo più deciso. Ci deve essere una ragione, non collegata a vicende astrali, se ad oggi siamo il terzo paese al mondo per numero di contagiati!! Evidentemente Mr. Conte e tutto il suo entourage devono avere sbagliato qualcosa nel contenimento. L’isolamento e i controlli non hanno funzionato bene. Lo dicono i fatti, lo dicono i numeri. In tanti paesi europei si vedono persone che girano con le mascherine, la Russia ha deciso misure drastiche verso chi viene dalla Cina.
    Voglio citarvi il caso del Vietnam. Con circa 1.300 km di confine in comune con la Cina, e con un sistema sanitario fragile, rischia di pagare un prezzo altissimo per questa epidemia/pandemia. Ma i vietnamiti, abituati a ben altri soprusi che non quelli di un virus, non hanno perso tempo: hanno chiuso le scuole, le università i cinema e i teatri già da tempo, usano tutti le mascherine, distribuite gratuitamente. Ogni 20 minuti sulla tv nazionale vanno in onda le informazioni su come contrastare il virus, ovviamente hanno isolato le comunità infette, e non si baciano mai per salutarsi. I risultati, fino ad ora, sembrano buoni: solo 16 casi di Coronavirus in tutto il paese, che ha più o meno lo stesso numero di abitanti dell’Italia, circa dieci volte in meno dei casi conclamati ad oggi da noi.
    Il panico non serve, anzi rinforza il virus. In una intervista su Vanity Fair Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova ha detto delle cose importanti. Dice Bassetti del Coronavirus: «La mortalità non è alta. I dati che vengono dalla Cina dicono che nell’80% dei casi i sintomi sono molto lievi, come un’influenza blanda, nel 15% dei casi danno luogo a un quadro più impegnativo e solo nel 5% dei casi la situazione diventa critica quindi si trasforma in polmonite con necessità di ventilazione assistita. Questa malattia ha una capacità di infezione non alta: ogni caso ne infetta 3,5 il morbillo per ogni caso ne può infettare fino a 20», spiega per diminuire i possibili allarmismi. Una cosa però sembra certa: i bambini sono meno colpiti. «Nella casistica di Wuhan non ci sono morti sotto i 9 anni. Gli anziani invece la categoria più esposta».
    Cose simili ha detto Roberto Burioni – virologo e microbiologo che ama spiegare, e bene, i temi medici alla gente – che potete seguire su medicalfacts.it, con uno speciale interessantissimo sul Coronavirus.

    Certo permettetemi di avanzare delle remore su un sistema sanitario nazionale che, specie al Sud, è particolarmente carente. Per strutture, programmazione e investimenti. A Codogno infermieri e medici sono in turno continuato da più di 30 ore e non si riesce a trovare personale che lo sostituisca. Siamo certi che a buona parte di queste incapacità gestionali sopperiranno con il grande cuore i nostri medici e il personale d’ospedale, abituati già da tempo a lavorare in costante emergenza. Ciò non ci esime di chiedere a chi ci governa di concentrarsi un po’ di più di quello che non ha fatto fino ad ora. Si facciano delle scelte anche drastiche se serve. Non è più il tempo della faciloneria, dice Burioni.
    In un interessante editoriale di ieri Giordano Bruno Guerri – uno storico che sa bene che il mondo ha sempre dovuto confrontarsi con pandemie ed epidemie nel corso della sua storia- ha scritto che non dobbiamo farci prendere dal panico, che è una reazione individuale che ci priva della nostra capacità di riflessione. Ma un po’ di sana paura fa bene. Non dobbiamo vergognarci di dire che abbiamo paura, che diversamente dal panico attiva meccanismi di difesa senza farci perdere la razionalità. Ed ha permesso all’uomo, nei suoi milioni di anni di storia di evolversi.

    Ovviamente il nostro sguardo è puntato al mondo ma la nostra lente di ingrandimento è su Palermo, una città che ha già tante difficoltà, con ospedali sempre pieni e non sempre all’altezza della situazione, anche in questo caso non possiamo che fare appello a chi ci amministra e al nostro buon senso.

    Palermo, Sicilia
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