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sabato 21 dic
  • Amat, la condanna senza appello dei numeri

    I numeri, come sappiamo, non hanno colore, non hanno partito politico, non appartengono nè alla maggioranza nè all’opposizione e rispondono ad una legge esatta, chiara ed incontrovertibile: quella dei numeri, appunto. Questa legge, come vedremo, condanna senza appello Amat, inchiodandola alle sue responsabilità. Nella fattispecie, ci riferiamo a quelli riportati nella tabella prodotta dalla municipalizzata in risposta ad una interrogazione della consigliera Giulia Argiroffi per il gruppo consiliare Oso del 26 agosto scorso.

    Amat bus 2020

    In sintesi, si legge che oltre un quarto dei bus è rimasto in autorimessa, con punte del 30% nell’intero periodo 18-26 agosto scorso, su un totale previsto di soli 170 bus programmati. Su quest’ultimo dato, per un raffronto, si consideri che nel 2018, in una città come Bolzano, i bus in circolazione erano quotidianamente in media 97, ma a servizio di un numero di abitanti pari ad 1/7 di quelli di Palermo.

    Ci sarebbe poco da aggiungere. Ma purtroppo, non è tutto: sembra infatti, da “rumors” che ci sono arrivati, che 50 autisti lavorino ogni giorno solo la mattina. Ciò spiegherebbe, se fosse confermato, la riduzione delle frequenze dei mezzi ogni pomeriggio.

    A cosa sarebbe dovuta questa anomalia? La spiegazione che si vocifera è tutta da verificare: sembra che un accordo sindacale del 2016 preveda che l’orario di lavoro dell’operatore di esercizio (autista) dell’Amat passi da ore 6,30 a ore 7,48; quindi se prima per fare le 39 ore settimanali servivano 6 giorni di lavoro e uno di riposo, da allora le giornate di lavoro settimanale sono diventate 5 e 2 di riposo. Sempre nello stesso accordo sindacale, si stabiliva che, se un lavoratore voleva lavorare nel giorno di riposo aggiuntivo, questa prestazione veniva retribuita come straordinario.

    Ciò spiegherebbe come mai ogni giorno circa 50 operatori di esercizio lavorano in regime di straordinario, quindi con un costo comprensivo degli oneri riflessi che ci viene riferito in € 160,00 cadauno, che moltiplicato per 50 unità, ammontano a 8.000 euro, i quali moltiplicati per 30 giorni al mese, diventano 240.000 euro mensili.

    Inoltre, l’operatore che va a lavorare nel suo giorno di riposo, ovviamente preferisce farlo nel turno di mattina. Ciò comporta fa si la mattina escano dall’autoparco circa 125 bus (già ben al di sotto del piano di esercizio programmato), ma alle ore 13:30 una parte di essi rientra in rimessa, peggiorando ulteriormente la situazione: rimangono soltanto 70 bus in circolazione (27 in meno di Bolzano).

    Si tratta di un quadro a dir poco sconfortante, ma non è ancora finita: Amat, come forse non tutti sanno, si occupa anche di controllo della sosta. E qui entra in gioco la seconda tabella, che riporta dati ufficiali, quanto incredibili, sempre forniti da Amat in risposta alla stessa interrogazione di Giulia Argiroffi che abbiamo citato sopra.

    Amat ausiliari 2020

    Non ci crederete, ma su decine di migliaia di veicoli in tutta la città, tra il 24 ed il 30 agosto erano impegnati in questa attività la bellezza di 10 ausiliari del traffico… Numero eloquente, ma ottenuto sommando quelli in servizio tra mattina e pomeriggio. Nel senso che la mattina erano in sei (orario 7:15-14:10), al pomeriggio soltanto in quattro (15:40-20:00).

    Andava meglio però a Mondello, dove si poteva contare sulla presenza di sei addetti, mattina e pomeriggio. Mediamente, più che in città, ma su un territorio enormemente più piccolo. Meno fortunata la borgata di Sferracavallo, con soli due addetti.

    (in collaborazione con Palermo in Progress)

    Palermo
  • Un commento a “Amat, la condanna senza appello dei numeri”

    1. Vergogna siamo la 5 città d’Italia per il solito problema che dura da anni, però per 90′ li vogliono €1,40 è un paradosso;occorre il potenziamento degli autobus e diminuire il costo del biglietto e le attese sono troppo lunghe e la cosa non va bene;il nostro caro primo cittadino non pensi al tram o ad altro.

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