L’artista italoamericano Lucio Pozzi al finissage di “Folla” presso la RizzutoGallery
«L’affollamento mi ha catturato nel cielo di stelle tanto quanto nella ghiaia del giardino, nelle folle di gente in piazza come anche nei conglomerati di granito o di muschio sulle pietre; l’ho trovato nelle immagini dei sarcofagi latini, nelle scene di battaglia del Rinascimento, nelle raffigurazioni dei Breughel o di Ensor, nel tutto pieno di Gustav Klimt, Mark Tobey, Jackson Pollock, nelle pagine di certi fumetti».
Sono parole dell’artista italo-americano Lucio Pozzi (Milano 1935), ancora per pochi giorni alla Galleria Rizzuto di Palermo con la mostra dal titolo Folla.
Nelle quattro sale della galleria di via Maletto n. 5 va in scena dallo scorso 8 maggio infatti uno dei riti più importanti del risveglio culturale della nostra contemporaneità a cui la crisi pandemica ha rischiato di assestare un duro colpo ma che, la tenacia dei galleristi palermitani ha saputo arginare con stile e puntuale determinazione e cioè la mostra personale dedicata al contemporaneo Pozzi che si chiuderà domenica 20 giugno alla presenza attesa, attesissima dell’artista che in oltre mezzo secolo di personalissima ricerca pittorica ha attraversato le avanguardie americane, intessendo la propria poetica artistica sulla strada di continue sperimentazioni e conquiste formali, tutte qui presenti nelle opere esposte del recente ciclo dei Color Crowd e non solo.
Sono opere di medio e grande formato, coloratissime mappe astratte costantemente intrise da interessanti rimandi alla pittura moderna e contemporanea da Chagall a Van Gogh a Warhol, caratterizzate dalla consolidata tecnica del maestro il quale, a veloci velature di pittura acrilica date in posizione orizzontale sul pavimento, contrappone il lungo lavoro di finitura ad olio nella classica posizione verticale, in quel continuo dialogo tra le due fasi che genera così la configurazione finale.
Un affollamento incredibilmente distante dal caso, quasi un caos governato dall’intuizione silenziosa dell’artista capace qui, nelle opere della mostra palermitana di restituire una singolare armonia di pace costruita da oggetti, forme e cromatismi brillanti e contrapposti che non esistono altrove oltre che nel lessico compositivo di Pozzi e che giungono a regalarci positive sensazioni di necessaria leggerezza direttamente attraverso le sue mani.
Alle quattro “carte” presenti nel piccolo snodo di passaggio tra la prima e le restanti sale, fanno da contraltare le diciannove opere a cui Pozzi si è recentemente dedicato e qui presenti in mostra a Palermo per la prima volta, sono: Echo of Saturn, Lakshmi, Extreme, Sacrifice, Graces, The bird of Sakala, Restless Sun, Patient Fall, The Torment of Janus, Protogonas Surprise, Impero, The Equidistance of Passion And Containament ( opera dalle suggestioni Van Goghiane), The presentation, Nona, Pythagoric Chart, Papageno Fish, Black Sun’s Birth.
Artista diviso tra gli atelier di Hudson (NY) e Valeggio sul Mincio, ha studiato architettura nella Roma di Zevi e Quaroni spostandosi successivamente ad Harvard, esponendo tra gli altri al MOMA di New York, al Museum of Contemporary Art of Chicago, all’Art Gallery of Ontario, al Detroit Institute of Arts, al Fogg Art Museum, al Whitney Museum of American Arts. È stato docente a alla Cooper Union, alla Yale University, alla Princeton University, al Maryland Institute of Art, all’Accademia di Brera, insegnando ancora oggi in prestigiose scuole d’arte occidentali senza mai rinunciare alla “fatica” della prassi pittorica e al rito espositivo.
Fuori da convenzionali logiche di classificazione stilistica, la pittura di Pozzi si presenta ai nostri occhi come la ricerca classica di un maestro che pone senza pudore alcuno, il risultato della propria visione artistica nella piena disponibilità della critica e delle sensibilità individuali del pubblico di quel meccanismo a volte contorto che ancora oggi è il cosiddetto “sistema dell’arte” e di cui il pubblico è motore determinante.
Sentiremo parlare di questa elegante rassegna di “oggetti pittorici a reazione poetica” per diverso tempo ancora, anche dopo la fine della mostra, per cui l’invito non può che esser quello di venire a far parte del “rito” per l’ultima settimana di fruibilità gratuita e naturalmente all’incontro con l’artista per il Finissagè.
La mostra sarà visitabile ancora questa settimana da martedì a sabato dalle 15.30/19.30, mentre domenica 20 giugno in occasione del finissage fissato per le ore 12.00, sarà presente l’artista.
Ancora una volta il privato è più avanti del pubblico, ancora una volta l’arte contemporanea è laboratorio di interessanti contaminazioni culturali.
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