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venerdì 20 dic
  • Mostra di Bruno Caruso alla Galleria La Rocca

    La mostra tributo della Galleria La Rocca al Maestro Bruno Caruso

    Si è aperta lo scorso 4 dicembre e si protrarrà fino al 6 gennaio prossimo, la suggestiva ed elegante mostra che la galleria La Rocca di via Giuseppe La Farina n. 6 ha voluto dedicare ad uno degli artisti più rappresentativi del novecento siciliano pittorico, il Maestro Bruno Caruso.

    40 opere scelte e ordinate accuratamente da Leonardo La Rocca, grande collezionista, amico e gallerista di Caruso, e da quest’ultimo nominato “curatore unico degli archivi Bruno Caruso”.
    Nelle tre stanze all’interno delle quali si dipana tutta la bellezza dirompente della cifra decorativa carusiana, tra oli e tempere, matite, chine e guache, ben quattro opere sono inedite e qui esposte per la prima volta: I cordari del ’56, Il Concilio Vaticano II, L’istrice (tutti oli su tavola e tela) e la suggestiva opera a matita denominata Basta.

    La mostra fortemente voluta da Leonardo La Rocca per ricordare il Maestro a tre anni dalla scomparsa e aperta dunque alla città in forma gratuita nel rispetto della normativa anticovid, ancor prima d’esser un prezioso momento espositivo di pregio, rappresenta la storia di una lunga e reciproca amicizia, quella tra Caruso e La Rocca, ancora oggi per nulla attenuata. Ne danno conferma le parole dello stesso curatore ma soprattutto la ricercata sequenza delle opere esposte, tutte diverse e pregne di quella ricerca fatta di passione intellettuale che animò accompagnandola la vita del pittore, e che ha generato importanti opere di denuncia socio-culturale e di costume dalla Palermo bombardata ai manicomi, dalla guerra in Vietnam alla condizione di prefazione della natura.

    Laureato in legge a Palermo dopo aver frequentato il liceo Classico Gonzaga, Caruso si trasferisce a Roma dove comincia la sua lunghissima carriera artistica esponendo nella Galleria romana l’Obelisco diretta da Gasparo Del Corso e Irene Brin.

    L’impegno civile ne contraddistingue la strepitosa produzione di opere di cui esemplare approccio rimane, a metà tra pittura e denuncia politica, la triade dei tre cicli dedicati al mondo dei “manicomi” ancor prima della Legge Basaglia nel 1956, nel 1973 con La real Casa dei matti e negli anni Novanta con Il Mondo alla rovescia. Quanta empatia in quegli occhi sperduti che ci parlano, e quanta ricerca poetica in quelle espressioni che ci chiedono umanità e rispetto?

    «Un artista di passioni – ci confida La Rocca – passioni per i viaggi, per i marmi antichi, per l’antiquariato e soprattutto per i caravaggeschi che Bruno amava e amava collezionare». Nella sua villa sulla Appia antica aveva realizzato una piccola serra affinché potesse sentire sempre stretto il legame con la sua Palermo e quell’Orto Botanico simbolo della bellezza naturale che conquista i fruitori ininterrottamente da oltre duecento anni, e da quella villa sulla Appia Antica Caruso cominciò a studiare e realizzare i suoi “istrici” visti e raccontati alla sua maniera autografa.

    «Io sono uno di voi» diceva intendendo “palermitano” e rimandando a quel modo di vivere l’arte mai distante dal modo generoso e pieno in cui vivere la propria vita, che avvicina i destini e le passioni di Caruso a quelli di Piero Guccione e Renato Guttuso, siciliani tra i grandi protagonisti della pittura italiana nel mondo, ambasciatori della luce e delle inquietudini isolane difficilmente riscontrabili altrove.

    Ecco allora che una mostra come questa diviene lo spunto e l’occasione di crescita collettiva per guardare e per parlare di pittura a livelli alti e luminosi, e al tempo stesso ci concede quella rara possibilità di conoscere le storie che risiedono dietro ogni singola opera, realizzate nell’oltre mezzo secolo di passioni dipinte dal Maestro Caruso, e oggi animate tutte insieme per risuonare di inebriante e giocosa armonia.

    Palermo
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