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martedì 19 nov
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    Ponte Corleone, basta con lo scaricabarile: occorre far presto!

    In un comunicato stampa del 24 dicembre scorso, la giunta comunale informa che le misure adottate per limitare ad una sola corsia il ponte Corleone «non sono il risultato di scelte politiche» ma «attengono ai pareri tecnici» conseguenti alle indagini effettuate sulla struttura, nelle settimane scorse, da una ditta specializzata.

    Sul ponte Corleone siamo quindi al dunque, con gli ultimi provvedimenti di limitazione del traffico che confermano, per sommi capi,quanto avevo scritto sul sito Sicilia in Progress qualche tempo fa, analizzando una precedente indagine strutturale (11 febbraio 2021): il ponte Corleone è un problema non più rinviabile, dopo almeno 20 anni di totale immobilismo. La presenza della limitazione a una corsia ha già creato code lunghe chilometri, e tempi di attesa fino a tre ore, nel poco piacevole incolonnamento di autovetture e mezzi pesanti.

    Una limitazione che somiglia molto ad una cesura, e che rischia di diventarlo davvero. Se si dovesse arrivare, malauguratamente, alla chiusura della struttura, non ci sarebbero via alternative in grado di garantire la continuità del deflusso all’interno della città e non solo: l’intera estremità occidentale della Sicilia rimarrebbe tagliata fuori.

    Fin troppo comodo, di fronte a tutto ciò, scaricare la responsabilità sui tecnici, trattandosi di decisioni ormai improcrastinabili, alla luce delle numerose indagini che si sono succedute nel tempo sull’importante infrastruttura a partire, almeno, dal 2004. Nel frattempo gli amministratori palermitani, quelli che esternano oggi o i predecessori (non importa), si sono puntualmente voltati dall’altra parte.

    Se le cause di questo pasticcio possono anche identificarsi come “tecniche”, certamente le responsabilità sono politiche: succede sempre così, in casi del genere, anche se i nostri amministratori fanno finta di non saperlo.

    La cosa che, all’occhio del tecnico, risulta più allarmante è la natura precauzionale degli interventi disposti, che non risolvono di certo i problemi strutturali del ponte, figli di 50 anni di cure scarse, saltuarie, spesso inesistenti.Con particolare riferimento all’ultimo ventennio, ovvero da quando le strutture del ponte hanno cominciato a mostrare gravi segni di ammaloramento. Non essendovi stata effettuata una manutenzione regolare, soprattutto ai sistemi di allontanamento delle acque meteoriche, si è registrata sin da allora la presenza di notevoli infiltrazioni d’acqua verso gli archi che sorreggono il ponte. I carichi non indifferenti che vi sono transitati sopra, hanno fatto il resto.

    Per intervenire come si deve, occorre farlo a traffico sospeso, ma ciò non sarà possibile senza il completamento delle carreggiate laterali, in fase di progettazione. Nonostante i proclami ottimistici, difficilmente queste ultime vedranno la luce prima di qualche anno. Ma siamo sicuri di poter aspettare tanto? E se le condizioni del Ponte peggiorassero al punto di determinarne la chiusura?

    Forse sarebbe il caso di studiare, con l’urgenza che il caso richiede, una modalità di intervento che si possa attuare anche senza chiudere interamente al traffico il ponte. Esiste la possibilità, ad esempio, di ripristinare le armature ammalorate, rotte o distaccate, rinforzando dall’esterno le strutture più ammalorate; chi scrive preferisce lasciare i dettagli agli specialisti, ma ha già avuto modo di indicare questa soluzione nel suo blog Sicilia in Progress.

    Certamente non si possono illudere i cittadini, che per molto tempo ancora non vedranno operai al lavoro nei pressi del Baby Luna: meglio non esasperarli e dire loro le cose come stanno: se non si ha il coraggio di intervenire come sopra, i disagi sul Ponte Corleone dureranno ancora per anni. Gli attuali amministratori palermitani sapranno assumersi questa responsabilità?

    (in collaborazione con Palermo in Progress)

    Palermo
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