Potrebbe proprio esser questo il titolo di una tesi di laurea orientata a indagare anni intensi e di transizione per le sorti dell’architettura contemporanea in città, o più semplicemente il titolo del lavoro di inchiesta di un futuro studioso che voglia osservare con “lenti scevre da pregiudizi politici” i primi decenni del terzo millennio nella quinta città d’Italia.
Data per scontata l’odierna condizione di deriva attraversata da una città che meriterebbe ben altre sorti e ben migliori politici posti alla testa di decisioni che riguardano comunque tutti, dato come punto di partenza l’oggettiva assenza di un qualsivoglia minimo dibattito intorno alle qualità del decoro urbano, delle infrastrutture e dell’architettura soprattutto relativamente allo spazio pubblico con le ovvie ricadute sulla vilipesa qualità estetica dell’intero territorio comunale, glissando sulle problematiche di immobilismo insite a Palazzo delle Aquile, la condizione degli uffici comunali, il buco nero della raccolta dei rifiuti e del bilancio, il traffico veicolare surreale e la sicurezza di ponti e strade, proviamo a concentrarci sui dati inerenti proprio la qualità estetica riportando le lancette indietro ai primi anni duemila “punteggiando” una serie di trasformazioni urbane allora comunque risolte. Continua »
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