Racconti ucronici, cronache di una Palermo possibile: la Conca d’oro
Aurora era un po’ spaesata in quella nuova casa che odorava di vernice e di cemento fresco. Era tutto nuovo, per lei che aveva cambiato città e casa in un solo momento. Abitualmente non era timida ma di fronte a tante novità si sentiva molto, molto piccola. Nessuno le aveva chiesto se era felice di aver lasciato la scuola e la sua vecchia città. Era un trasferimento inevitabile e lei semplicemente seguiva la sua famiglia e le decisioni degli adulti. Nell’edificio dove era andata a vivere con i suoi genitori tutto era nuovo: le porte e le finestre, le serrande di plastica di un inusuale verde smeraldo, il pavimento a ghirigori con disegni complessi, quasi ottocenteschi, che stridevano con il moderno ascensore rivestito in alluminio. L’ascensore, utilissimo per arrivare al suo quinto piano, era dotato di uno specchio al suo interno ed Aurora riusciva a stento a vedervi riflesso il suo viso quando saliva e scendeva. Continua »
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