Racconti ucronici, cronache di una Palermo possibile: il “Festival POP 70”
Raffaele finì di spazzolare la sua lunga chioma, indossò la camicia a rombi colorati e i pantaloni attillati color ruggine, prese il suo borsello di cuoio, dove custodiva tutto l’indispensabile per la sua vita libera e versatile, e uscì di corsa, saltellando giù per le scale dal terzo e ultimo piano del palazzo dove abitava. I suoi abiti sapevano di armadio in legno, di cassetti foderati di carta, di sapone da bucato, di terra. La sua era una vecchia casa in un quartiere popolare, con pochi mobili antichi, racimolati in giro, molti spazi vuoti, vestiti e scarpe buttati qua e là, ma aveva l’essenziale per essere vivibile. Quella sera doveva recarsi al consueto appuntamento con i suoi amici al bar, in via Maqueda. Aveva appena cenato con una bistecca, un’insalata e un bel pezzo di pane e il suo piede era veloce sulla strada che da via Danisinni attraversava il centro della città fino al luogo dell’appuntamento. Ogni sera si vedevano lì, per parlare del futuro, del lavoro, delle ragazze, della politica. Continua »
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